Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Aurora Guerrero |
Attori | Fenessa Pineda, Venecia Troncoso, Joaquin Garrido, Laura Patalano, Dulce Maria Solis Marisela Uscanga, Melissa Uscanga, Omar Leyva, Armando Cosio, Tonita Castro, Paul Alayo, Virginia Montero, Samy Zaragoza, Johnny Rios, Annie McKnight, Violet Fernandez, Ezequiel Jimenez. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 dicembre 2012
Due vicine di casa scoprono di provare qualcosa l'una per l'altra.. Al Box Office Usa Mosquita Y Mari ha incassato 8,6 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Yolanda è una quindicenne messicana che vive con i genitori a Los Angeles. Il suo quartiere è ad altissimo tasso di connazionali e anche a scuola è quasi impossibile vedere un americano, persino tra gli insegnanti. Yolanda è una dolce ragazzina studiosa e diligente: i suoi voti sono sempre i più alti e non ha distrazioni. Questo prima dell'arrivo di una nuova vicina, la coetanea Mari, appena trasferitasi nel quartiere con la madre e la sorella minore. Yolanda se la ritrova compagna di banco e si offre di aiutarla a mettersi in pari con lo studio. Ma la ragazza è molto diversa da lei: ribelle e con i modi da dura, pensa che l'università sia una perdita di tempo e ogni tanto ruba al supermercato. Dopo uno scontro iniziale, tra le due adolescenti nasce una forte amicizia.
A metà tra racconto di formazione e indagine sociologica, il film diretto da Aurora Guerrero volge lo sguardo ai sogni, alle difficoltà quotidiane, alle paure e alle speranze della folta comunità messicana immigrata negli Stati Uniti. Specchio dei tanti connazionali che sono riusciti a ottenere il permesso di soggiorno nella patria dell'American Dream a forza di un duro lavoro non qualificato, le famiglie delle due giovani protagoniste conducono una vita di stenti e sacrifici, investendo quel poco che hanno sull'educazione dei figli. Figli che a scuola parlano un perfetto inglese, mentre a casa usano solo lo spagnolo e con gli amici si scatenano a suon di ska sudamericano. Immigrati di seconda generazione su cui i genitori ripongono tutte le loro speranze di riscatto sociale. Ben si comprende, allora, come questi ragazzi siano investiti di molte più responsabilità rispetto ai coetanei, spesso viziati, connazionali.
Yolanda asseconda i genitori e li rendi orgogliosi attaccando i propri compiti dai voti alti sul frigorifero di casa. Non sa ancora se da grande farà il medico o l'avvocato, ma è certa che frequenterà il college e tutte le sue energie sono tese al raggiungimento di questo prestigioso obiettivo. Niente distrazioni con i ragazzi, che neppure le interessano. E al minimo segno di cedimento nello studio i genitori, che pure la trattano con grande dolcezza, sono lì pronti a ricordarle la povertà da cui sono fuggiti. Per la sua nuova amica Mari le cose sono più complicate: a casa non c'è un papà che porta i soldi e la mamma non ce la fa a pagare l'affitto da sola. Mari deve darle una mano con lavoretti come il volantinaggio, ma questo comporta rinunce, a volte spiacevoli compromessi e poca voglia di studiare. Il legame, sempre più forte, che le due ragazze stringeranno le condurrà a imparare l'una dall'altra, mantenendo inalterate le reciproche differenze: Yolanda saprà essere più leggera e si godrà un po' di più la sua età, Mari comprenderà il valore dello studio e l'importanza di investire sul futuro.
Quella diretta dalla Guerrero è soprattutto la storia di una bella amicizia, che a un certo punto si ammanta di passione e gelosie, rivelando i primi battiti del cuore e portando un sano scompiglio nelle vite di queste due ragazze e delle loro famiglie. Una storia raccontata con delicatezza, lievità e una sensibilità squisitamente femminile, che approfondisce con grazia e candore le psicologie delle protagoniste, rese con efficacia da due ottime e giovanissime interpreti. Una storia diretta da una regista che, in tempi di crisi e mancanza di prospettive per i giovani, riesce a guardare al futuro con ottimismo e speranza, forse perché portatrice sana di quello sguardo vergine tipico di chi è consapevole della condizione da cui proviene, ma ha davanti a sé tutto un mondo affascinante da scoprire.