Anno | 2011 |
Genere | Documentario |
Produzione | Germania, Argentina, Paesi Bassi, Cile, Russia |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Victor Kassakovsky |
MYmonetro | 2,41 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 1 settembre 2011
I luoghi del mondo più distanti tra loro vengono descritti con grande acume dal documentarista Victor Kassakovsky. Il film ha ottenuto 1 candidatura agli European Film Awards,
CONSIGLIATO NÌ
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Un uomo pesca in Argentina, un altro viaggia in macchina a Shanghai. In una regione della Russia c'è chi vive vicino ad un lago che sembra un cielo e in Cile accade quasi la stessa cosa. Luoghi che si trovano agli antipodi vengono messi a confronto per come ospitano la vita umana e animale.
Non sono molte le nazioni sul pianeta ai cui antipodi non c'è mare ma un altro luogo abitato. A partire da questa considerazione Victor Kossakovsky gira un film che espande l'idea di visitare contemporaneamente due punti opposti sul globo mettendone in risalto opposizioni e similitudini. Si parte dal paesaggio naturale e si finisce sull'uomo. Le grandi praterie e le città affollate, i luoghi desolati e quelli rigogliosi, momenti di vita e di morte.
Con la volontà di unire momenti eterogenei in un grande affresco che farebbe la felicilità di uno scrittore come Guillermo Arriaga e la scelta di non raccontare nessuna storia ma suggerire, attraverso la pura forza delle immagini, in che maniera la Terra si tenga in equilibrio e sia ben più vasta di quella porzione solitamente ritratta nei film, Vivan las antipodas! tra dolly, capovolgimenti di macchina (e di fronte) e lunghi piani sequenza cerca un senso tra le pieghe della natura.
Facile ipotizzare che gli spettatori che già sono abituati a trovarne uno vi leggeranno un'affermazione di intelligenza superiore, chi invece è abituato a vedere nella diversità del pianeta una dichiarazione di caos opererà un'altra lettura. Ma Kossakovsky sembra consapevole ed aperto a qualsiasi interpretazione, raramente forza la mano o utilizza il montaggio per suggerire letture che vadano più in là della mera opposizione logica.
Riprese digitali che colgono fino all'ultimo dettaglio e una fascinazione tutta particolare per il piccolissimo (una farfalla che cade in una piccola pozza) e il grandissimo (una balena spiaggiata che l'uomo non riesce a rimuovere) sono la cifra stilistica principale di un film naturalista oltre ogni dire (l'unica metropoli ripresa è Shanghai e non ci fa una bella figura). Ma dove Vivan las antipodas! cade è proprio nella pretesa che più di un'ora e mezza di accostamenti tra paesaggi, senza alcun intento di lettura o nessuna arguzia di montaggio (se non qualche colonna sonora più azzeccata di altre) possa generare senso.
Confrontare alcuni luoghi che si trovano sulla Terra l’uno agli antipodi dell’altro: questa la suggestiva idea di partenza del film, che però non mantiene le promesse. Perché il regista russo non riesce a trasformare in cinema tutti i 100 minuti del suo film, regalandoci solo ad intermittenza idee ed emozioni. Qualche paesaggio affascinante c’è (ad esempio [...] Vai alla recensione »