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deadman
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lunedì 14 novembre 2011
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un a cagata pazzesca
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un film penoso, mi chiedo dove lasciano il cervello gli spettatori quando entrano al cinema. un personaggio fasullo senza nessun fondamento, un idiota alla rain man, porta avanti una storia assurda, concepita a tavolino totalmente fuori dalla realtà. un finto road-movie girato da un regista con velleità artistiche che fanno rimpiangere i film di vanzina. spiace vedere sean penn prestarsi a questo inutile spreco di tempo. se il personaggio principale è ispirato, come il pseudo-regista sostiene a r. smith il cantante dei cure, beh viene da domandarsi in quale abisso di ignoranza sorrentino sprofondi in tema di rock-alternativo, se non sai niente non ti cimentare in qualcosa che non appartiene a te, fai un film sui cantanti neomelodici napoletani, lascia stare il resto.
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un film penoso, mi chiedo dove lasciano il cervello gli spettatori quando entrano al cinema. un personaggio fasullo senza nessun fondamento, un idiota alla rain man, porta avanti una storia assurda, concepita a tavolino totalmente fuori dalla realtà. un finto road-movie girato da un regista con velleità artistiche che fanno rimpiangere i film di vanzina. spiace vedere sean penn prestarsi a questo inutile spreco di tempo. se il personaggio principale è ispirato, come il pseudo-regista sostiene a r. smith il cantante dei cure, beh viene da domandarsi in quale abisso di ignoranza sorrentino sprofondi in tema di rock-alternativo, se non sai niente non ti cimentare in qualcosa che non appartiene a te, fai un film sui cantanti neomelodici napoletani, lascia stare il resto. a parte la noia in cui tutto il film è immerso e i suoi dialoghi aberranti il vero abisso di stupidità si ottiene nel finale, sebbene qualcuno ci sia arrivato, quando il psico-regista italiota esprime tutta la sua intelligenza nel dimostrare che basta tagliarsi i capelli e vestirsi normale per ritrovare la pace con se stessi e chiudere i conti col passato. mi vergogno di essere italiano.
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framotorrad
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lunedì 14 novembre 2011
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storia interessante ma la svolta non arriva mai
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Sean Penn continua a confermarsi un attore molto versatile e con grandi capacità, purtroppo però lungo il cammino tra le varie vicissitudini niente lascia davvero il segno ed è come se si aspettasse il momento della svolta del film che in realtà non avviene se non all'inizio quando il protagonista dall'apatia più totale decide di intraprendere questo viaggio.. insomma è come se tutto rimanesse un po sospeso sulla superficie senza mai entrare troppo in profondità.
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elespe
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lunedì 14 novembre 2011
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alla ricerca della felicità
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grande interpretazione da parte di Sean Penn che , come sempre, mette in risalto le sue grandi doti di attore! Film bello, emozionante e ricco di significato ma che forse cade in qualche punto nello scontato.
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hulk1
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domenica 13 novembre 2011
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tu sei un artista
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'Quello he fai è fanatstico , tu sei un vero artista'. 'Anche tu lo eri' 'No io scrivevo canzoncine per ragazzini depressi che andavanio di moda' il film è tutto qui.
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mike mcdermott
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domenica 13 novembre 2011
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sorrentino come i coen?
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Si questo film mi sa tanto di ispirazione "coeniana", a cominciare da i Personaggi di Cheyenne e Jane che nel loro rapporto mi sembrano Marge e suo marito in Fargo, alla storia surreale ma divertente e con quel tocco di humor nero inconfodibile sopratutto nelle battute di Cheyenne, ma anche gli altri personaggi sembrano stereotipati e riprodotti con il clichè.
Film che trovo molto lento e prolisso, il regista gioca troppo con i particolari rallentando troppo i ritmi, giova indubbiamente dell'interpretazione di Penn ma non risolve i problemi di una storia che non riesce a decollare.
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fabolando
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sabato 12 novembre 2011
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non è l'ennesimo road-movie
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Poetico, affascinante, divertente, profondo! Un poco lento nella prima parte ma è solo un dettaglio.
E' vero, l'interpretazione di S.Penn dà un notevole valore aggiunto al film, ma tant'è...
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camarillo
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sabato 12 novembre 2011
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pubblico
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Intervengo non per discutere del film (che a me è piaciuto molto), ma di noi. Non è, ovviamente, un delitto di lesa maestà esprimere opinioni negative nei confronti del lavoro di Sorrentino; ho notato, però, come molti dei commenti negativi siano accomunati dalla delusione relativa all'opacità del contenuto, peggio ancora del messaggio, del film. Ora, io credo che, ogni volta che un regista NON ci fornisce il messaggio che ci aspettiamo, ci fà un grande dono. Anzi, due: ci consente di viaggiare per il film in autonomia, senza guidarci come bambini; e ci permette di rilevare, da questo viaggio, strade che vivono affiancate a quella percorsa dal film, che possono procedere parallele a quella o distanziarsene anche molto.
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Intervengo non per discutere del film (che a me è piaciuto molto), ma di noi. Non è, ovviamente, un delitto di lesa maestà esprimere opinioni negative nei confronti del lavoro di Sorrentino; ho notato, però, come molti dei commenti negativi siano accomunati dalla delusione relativa all'opacità del contenuto, peggio ancora del messaggio, del film. Ora, io credo che, ogni volta che un regista NON ci fornisce il messaggio che ci aspettiamo, ci fà un grande dono. Anzi, due: ci consente di viaggiare per il film in autonomia, senza guidarci come bambini; e ci permette di rilevare, da questo viaggio, strade che vivono affiancate a quella percorsa dal film, che possono procedere parallele a quella o distanziarsene anche molto. Ogni volta che ci poniamo passivi di fronte ad un film; ogni volta che ne usciamo consolati, perché ci abbiamo visto esattamente ciò che ci aspettavamo; ogni volta che, per questo, il film ci piace; ogni volta che smarriamo la libertà dell'occhio e della mente; ogni volta, cioè, che il nostro essere pubblico assume caratteri di passività e di infantilismo, ci meritiamo Spielberg e non Lynch (tanto per semplificare).
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graziellamazzoni
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venerdì 11 novembre 2011
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più cervello che cuore
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Paolo Sorrentino ha diretto un film che è più d'ascoltare che da vedere. Le musiche, bellissime, quasi una storia del rock. Le scene si susseguono un pò lente, passando da una triste e ferma periferia di Dublino a un'America senza grattacieli ma con grandi spazi infiniti. Sean Penn recita la parte di una rock star cinquantenne, Cheyenne, che vive in una lussuosa villa grazie ai guadagni di un successo che appartiene al passato con la moglie che, come tutte le mogli del mondo, è un pò amante e un pò mamma. Cheyenne ha un trucco esagerato, una latente depressione e infantili paure. E' un bambino mascherato, divorato dagli eventi e dal tempo che passa inesorabile e veloce. Un bambino truccato da adulto con un rapporto irrisolto col padre.
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Paolo Sorrentino ha diretto un film che è più d'ascoltare che da vedere. Le musiche, bellissime, quasi una storia del rock. Le scene si susseguono un pò lente, passando da una triste e ferma periferia di Dublino a un'America senza grattacieli ma con grandi spazi infiniti. Sean Penn recita la parte di una rock star cinquantenne, Cheyenne, che vive in una lussuosa villa grazie ai guadagni di un successo che appartiene al passato con la moglie che, come tutte le mogli del mondo, è un pò amante e un pò mamma. Cheyenne ha un trucco esagerato, una latente depressione e infantili paure. E' un bambino mascherato, divorato dagli eventi e dal tempo che passa inesorabile e veloce. Un bambino truccato da adulto con un rapporto irrisolto col padre. Sarà proprio la morte di quest'ultimo, vittima di un'umiliazione durante l'olocausto, a fargli decidere di cercare un vecchio nazista inutilmente braccato dal padre per tutta la vita. Cheyenne lo cerca, lo stana ma non si trova di fronte degli occhi spietati e crudeli di un criminale, ma gli occhi di un uomo vittima e carnefice (anche lui di se stesso?) Tra la punizione e l'umiliazione Cheyenne sceglierà quest'ultima: una scena bellissima dove il candore della neve accoglie un corpo consumato e invecchiato che riporta a certi dannati della pittura fiamminga. Il film è bello, commuovente, triste ma alla fine ti rimane l'idea del collage: s'intravedono i contorni dei singoli pezzi che combaciano in una velata visione d'insieme, in una costruzione sapiente e intelligente, volutamente d' "autore". Insomma più cervello che cuore.
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stefano b
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venerdì 11 novembre 2011
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visto da una prospettiva differente .....
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La trama di this must be the place, è nota. Cheyenne, rockstar mai cresciuta, in un viaggio alla ricerca di se stesso nell’America dei grandi spazi e delle grandi scene stereotipate.
Mi è molto piaciuto questo film , che ho visto un po’ per caso e senza leggere trama ne critiche. Ho impiegato qualche giorno a metabolizzarlo, a cercare di risolvere un racconto, in se estremamente semplice e dissociato. Ma poi non ho capito che il film non andava visto dall’angolazione di Cheyenne, ma da un altro punto di vista.
Così, ho finalmente apprezzato il film per quello che realmente è: non il racconto di un rocker in viaggio, non è la storia di Cheyenne, ma invece una profonda parodia dell’America, o meglio dei resti di quell’America degli anni ’60, che abbiamo tutti amato in Kerouac e Antonioni.
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La trama di this must be the place, è nota. Cheyenne, rockstar mai cresciuta, in un viaggio alla ricerca di se stesso nell’America dei grandi spazi e delle grandi scene stereotipate.
Mi è molto piaciuto questo film , che ho visto un po’ per caso e senza leggere trama ne critiche. Ho impiegato qualche giorno a metabolizzarlo, a cercare di risolvere un racconto, in se estremamente semplice e dissociato. Ma poi non ho capito che il film non andava visto dall’angolazione di Cheyenne, ma da un altro punto di vista.
Così, ho finalmente apprezzato il film per quello che realmente è: non il racconto di un rocker in viaggio, non è la storia di Cheyenne, ma invece una profonda parodia dell’America, o meglio dei resti di quell’America degli anni ’60, che abbiamo tutti amato in Kerouac e Antonioni.
Solo che qui, al posto della maestosità dei paesaggi si è sostituita la desolazione dei Motel abbandonati, dei parcheggi distrutti. La strada americana, il simbolo dell’avventura, della voglia e delle opportunità offerte a ognuno, è ora una strada che collega piccoli paesi stanchi e disperati, persone ancorate al passato che non hanno più speranza nel sogno americano.
Sembra che Sorrentino abbiamo voluto riprendere il discorso di JKF sulla New Frontier ..(”
the frontier of the 1960's, the frontier of unknown opportunities and perils, the frontier of unfilled hopes and unfilled threats. ... Beyond that frontier are uncharted areas of science and space, unsolved problems of peace and war, unconquered problems of ignorance and prejudice, unanswered questions of poverty and surplus) ”) per dimostrare come gran parte di ciò si è infranto contro un muro di nulla, di ignoranza, di desolazione e di mancanza di passione , un popolo di personaggi nelle loro situazioni: la ragazza che non si vuole fidanzare, la madre che aspetta il figlio scappato.. un popolo di anime terrorizzate.
Non può mancare, in questo film sul sogno americano ormai andato, oltre all’immobilismo, il senso del denaro, che invade e spiega ogni situazione: La sfruttamento da parte di sua moglie, l’amico, il padrone del costoso Pick up, il ragazzo che vuol farsi produrre il disco, l’inventore del trolley…una critica feroce al modello Usa, a una società in declino che viene battuta sul suo stesso campo dai nuovi padroni, i cinesi. Non a caso, nel film non c’è alcuna citazione della Cina, esorcizzata e nascosta sotto la sabbia, da una cultura ancorata e bloccata nel passato.
Come Cheyenne, che è rimasto in un riquadro immobile di un mondo fotografato. Cheyenne rappresenta non solo l’America che non c’è più, ma ognuno di noi, quando restiamo ingessati nel nostro personaggio, quando sorridiamo scioccamente e dovremmo piangere, quando non vogliamo accettare le situazione e non sappiamo guardarci dentro. Invece solo l’accettare il rischio, il metterci a nudo e affrontare i cambiamento, l’aprirsi al mondo e alle opportunità, ci farà vivere.
Ma Cheyenne, ed è questo il messaggio vero del film, ce la fa. Rischia, si perde, si lancia nelle situazioni improbabili, brucia i legami (il pick up), esorcizza le paure (il nazista) e alla fine esce, positivo vincitore. Un bel messaggio un incitamento ad andare avanti, a rimettersi in gioco.
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luciacinefila
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venerdì 11 novembre 2011
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senza sean penn......sarebbe stato insignificante.
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Sono stata convinta da una amica che divide con me la passione per il cinema a recarmi a vedere questa pellicola nonostante il mio scarso entusiasmo per i registi di casa nostra.Ancora una volta purtroppo mi ritrovo a sottolineare come il cinema italiano stia naufrando nel mare del nulla.....Senza l'interpretazione magistrale di Sean Penn il film non sarebbe stato degno di rilievo e sicuramente il suo personaggio vale il costo del biglietto.Dispiace comunque dover sottolineare che nonostante gli entusiasmi suscitati in una parte della critica il film rimane mediocre da un punto di vista della sceneggiatura della regia ed anche della fotografia, quest'ultima in particolare non mi ha entusiasmato affatto ritenendo che le immagini che dovrebbero caratterizzare il film siano in realtà ovvie e scontate.
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Sono stata convinta da una amica che divide con me la passione per il cinema a recarmi a vedere questa pellicola nonostante il mio scarso entusiasmo per i registi di casa nostra.Ancora una volta purtroppo mi ritrovo a sottolineare come il cinema italiano stia naufrando nel mare del nulla.....Senza l'interpretazione magistrale di Sean Penn il film non sarebbe stato degno di rilievo e sicuramente il suo personaggio vale il costo del biglietto.Dispiace comunque dover sottolineare che nonostante gli entusiasmi suscitati in una parte della critica il film rimane mediocre da un punto di vista della sceneggiatura della regia ed anche della fotografia, quest'ultima in particolare non mi ha entusiasmato affatto ritenendo che le immagini che dovrebbero caratterizzare il film siano in realtà ovvie e scontate.
Ne consiglio la visione a coloro che stimano SEan Penn uno dei migliori interpreti dei giorni nostri assieme a pochi altri eletti.
Celebri rimarranno alcune frasi pronunciate dal protagonista....vi lascio la curiosità....e buona visione!
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