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flavia58
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mercoledì 2 novembre 2011
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andamento lento che piacere !
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Molto è stato già detto dai precedenti commenti. Solo qualche puntualizzazione : sono dalla parte di chi lo considera un gioiello. E' tutto di ottima levatura : la fotografia è splendida ma mai ammiccante e non sopravanza nè la trama, nè la sceneggiatura, tantomeno l'andamento, lento come sempre in Sorrentino. Ma la sua lentezza non è mai sfinente, piuttosto dona allo spettatore l'occasione per riflettere su ogni singola frase : personalmente ritengo i dialoghi una calibrata caduta di perle che, una dopo l'altra, chiariscono e sottolineano,in armonica successione,sentimenti e dati caratteriali dei singoli personaggi. Ho visto il film in lingua e così ho raccomandato di fare a chi mi ha chiesto un parere ( e qui apro una parentesi su le tante volte che -a mio avviso- il doppiaggio, specie ultimamente, leva parecchio al godimento della pellicola).
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Molto è stato già detto dai precedenti commenti. Solo qualche puntualizzazione : sono dalla parte di chi lo considera un gioiello. E' tutto di ottima levatura : la fotografia è splendida ma mai ammiccante e non sopravanza nè la trama, nè la sceneggiatura, tantomeno l'andamento, lento come sempre in Sorrentino. Ma la sua lentezza non è mai sfinente, piuttosto dona allo spettatore l'occasione per riflettere su ogni singola frase : personalmente ritengo i dialoghi una calibrata caduta di perle che, una dopo l'altra, chiariscono e sottolineano,in armonica successione,sentimenti e dati caratteriali dei singoli personaggi. Ho visto il film in lingua e così ho raccomandato di fare a chi mi ha chiesto un parere ( e qui apro una parentesi su le tante volte che -a mio avviso- il doppiaggio, specie ultimamente, leva parecchio al godimento della pellicola). Qualcuno ha detto che è un film per cinquantenni : al contrario ritengo che per ogni età vi sia un messaggio. Ai giovani arriva in special modo il segnale di quanto possa nuocere farsi strumentalizzare dai tanti messaggi mortiferi o comunque negativi o distruttivi,insinuati da alcune delle icone che di volta in volta la grande macchina discografica ha prodotto e produce. Molti anziani ritroveranno forse la loro cronaca, riappacificando l'animo con un messaggio di giustizia compiuta verso i tanti orrori del nazismo ( e del fascismo) nei confronti dei "non ariani".Ma è una giustizia pur sempre meno violenta di quella subita, più che altro un contrappasso. Interessante per tutte le età invece la rivisitazione e l'analisi del rapporto genitore-figlio, proposto come positivamente risolvibile anche post-mortem del genitore : luce di speranza per tutti coloro che, di fronte alla scomparsa della controparte, spesso risolvono i conflitti irrisolti con anni di analisi ! E' una pellicola gentile e poetica, magistralmente interpretata, ironica, pietosa ed impietosa nel contempo,profonda e liberatoria, mai ruffiana, come non è ruffiano l'happy end. Il personaggio di Sean Penn è stato sovrapposto a tante figure, ma a me è parso ricalcare piuttosto il vecchio Ozzy Osborne...ma forse non è poi così fondamentale : è un simbolo, una maschera, ed anche nell'utilizzo dello strumento "maschera" Sorrentino ha dato dimostrazione di saper trattare il tutto con sensibilità e profondità, senza annoiare, pur con le sue famose pause : in lui "il tacet è in partitura", se vi ricordate la famosa chiosa di "Amici miei".
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[+] flavia, brava!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
(di weach )
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nicola1
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mercoledì 2 novembre 2011
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il mio parere
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Non mi ha entusiasmato. Il film vale la pena di vederlo solo per l’interpretazione di Sean Penn e per la colonna sonora davvero ottima. Sorrentino si conferma (come Bertolucci) un regista a cui piace parlarsi addosso. Solo che adesso ha i mezzi finanziari. E si vede. Non bastano carrellate veloci, movimenti di camera improvvisi e senza un senso narrativo (sembra quasi un videoclip) per fare bello un film. Quanto alla trama niente di nuovo, il rapporto con padre, con il passato, l’olocausto. Se lo stesso film fosse stato fatto in America sarebbe stato snobbato. Personaggi poco approfonditi (compreso Cheyenne) a scapito della forma (che fine ha fatto il proprietario del suv e la sua minaccia incombente?) Meglio Crialese.
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Non mi ha entusiasmato. Il film vale la pena di vederlo solo per l’interpretazione di Sean Penn e per la colonna sonora davvero ottima. Sorrentino si conferma (come Bertolucci) un regista a cui piace parlarsi addosso. Solo che adesso ha i mezzi finanziari. E si vede. Non bastano carrellate veloci, movimenti di camera improvvisi e senza un senso narrativo (sembra quasi un videoclip) per fare bello un film. Quanto alla trama niente di nuovo, il rapporto con padre, con il passato, l’olocausto. Se lo stesso film fosse stato fatto in America sarebbe stato snobbato. Personaggi poco approfonditi (compreso Cheyenne) a scapito della forma (che fine ha fatto il proprietario del suv e la sua minaccia incombente?) Meglio Crialese. Infine una precisazione sulla battuta sul fumo: saro’ “politically correct” ma non mi e’ andata proprio giu’, in quel momento volevo alzarmi e lasciare la sala. Su quello la penso esattamente all’opposto. Ma questo e’ un mio parere.
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bella earl!
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martedì 1 novembre 2011
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il piccolo capolavoro firmato sorrentino.
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- Qualcosa mi ha disturbato, non so bene cosa, ma qualcosa mi ha disturbato -
Cheyenne è una star in declino che vive un'esistenza monotona in compagnia di una brava e bella moglie, una ragazzina invaghita di lui e del suo vecchio gruppo e la mamma di lei, in attesa del ritorno del figlio perduto Toby. Tutta la sua vita subisce uno scossone alla notizia dell'improvvisa dipartita del padre per vecchiaia che, a detta di Cheyenne, è "una malattia che non esiste". Quando la star scopre che da trent'anni ormai il padre stava seguendo le tracce lasciate dal suo carnefice di Auschwitz, decide di seguirne le orme, e compiere ciò che il padre avrebbe voluto fare.
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- Qualcosa mi ha disturbato, non so bene cosa, ma qualcosa mi ha disturbato -
Cheyenne è una star in declino che vive un'esistenza monotona in compagnia di una brava e bella moglie, una ragazzina invaghita di lui e del suo vecchio gruppo e la mamma di lei, in attesa del ritorno del figlio perduto Toby. Tutta la sua vita subisce uno scossone alla notizia dell'improvvisa dipartita del padre per vecchiaia che, a detta di Cheyenne, è "una malattia che non esiste". Quando la star scopre che da trent'anni ormai il padre stava seguendo le tracce lasciate dal suo carnefice di Auschwitz, decide di seguirne le orme, e compiere ciò che il padre avrebbe voluto fare.
Questo Road-Movie targato Paolo Sorrentino è un piccolo capolavoro nato dall'armoniosa intesa espressa dallo stile registico dell'italiano con la bellezza visiva del cinema americano. La sceneggiatura e solida e offre una buona base per tutta la storia e, nonostante il ritmo lento e cadenzato, tiene incollati alla poltrona fino alla fine. Nel cast risaltano il premio Oscar Sean Penn, impeccabile, non cade nella caricatura, e ingiustamente a bocca asciutta a Venezia e il premio Oscar Frances McDormand nella parte della moglie. Bello fino alla fine.
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fabio2
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martedì 1 novembre 2011
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cordone ombelicale
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Fa piacere finalmente vedere un regista italiano che non dirige film e attori scontati. Tra road-movie e ricerca di se stessi, Sorrentino ci riporta ai grandi spazi degli USA (magnifica la fotografia)partendo dalla verde e solitaria Irlanda. Sean Penn, rockstar mai cresciuta, solo alla fine decide di diventare uomo maturo, resosi conto che lui è diventato il capo stipite dopo la perdita del padre, decidendo di tagliare il cordone ombelicale dei suoi anni rock. Il cameo di David Byrne ha fatto ricordare a qualcuno (compreso me) gli anni che furono. Da vedere
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manuffa
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martedì 1 novembre 2011
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meravigliosooooo!
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La vista completamente rapita dalle splendide immagini, il cuore annega nella meravigliosa recitazione di Sean Penn, nella storia, nella musica della colonna sonora: un film che appaga, diverte, commuove, stupisce e lascia il segno anche dopo che le luci si sono riaccese.
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iannis
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martedì 1 novembre 2011
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un film che parla più di futuro che di passato
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E' vero che può apparire lento, ma la maestrale interpretazione di Sean Penne compensa ampiamente. E soprattutto è un film che incoraggia e insegna ad andare avanti, a superare i blocchi, i rimpianti, le nostalgie che rischiano di farci vivere una vita da zombie, non vissuta, lo si vede benissimo nel finale. Un film ottimista.
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epidemic
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martedì 1 novembre 2011
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prodotto di buon cinema
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Beh..la poesia c'è, gli aforismi pure, il personaggio anche e la storia un collante che apre strade su più punti.
lavoro che pensavo di più facile visione e invece scopro di alta fattura, per intenditori di cinema...e da qui un pò la mia sorpresa nel vedere tanti giudizi positivi unanimi.
Un film che sicuramente necessita di tempo per esprimere un giudizio equo...
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poetto
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martedì 1 novembre 2011
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forse il doppiaggio?
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Assolutamente promossa la scenografia. Un viaggio attraverso gli Stati Uniti country, grandi spazi, colori tanti e impressionanti, e quella natura.... un tuffo in un paesaggio affascinante e reale, a volte triste nel suo isolamento....quell'isolamento tipico del centro del paese quando in mezzo al nulla compaiono improvvisamente grandi costruzioni basse che fiancheggiano la strada e dove si trova immancabilmente la pompa di benzina, il bar ristorante...... insomma la vera america così lontana dalle grandi metropoli....
Bellissima l'interpretazione di tutti gli attori.... ma..... la voce fuori campo di "Cheyenne".... no, quella proprio non mi è piaciuta.
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Assolutamente promossa la scenografia. Un viaggio attraverso gli Stati Uniti country, grandi spazi, colori tanti e impressionanti, e quella natura.... un tuffo in un paesaggio affascinante e reale, a volte triste nel suo isolamento....quell'isolamento tipico del centro del paese quando in mezzo al nulla compaiono improvvisamente grandi costruzioni basse che fiancheggiano la strada e dove si trova immancabilmente la pompa di benzina, il bar ristorante...... insomma la vera america così lontana dalle grandi metropoli....
Bellissima l'interpretazione di tutti gli attori.... ma..... la voce fuori campo di "Cheyenne".... no, quella proprio non mi è piaciuta.... così monotona, volutamente monotona, ma priva di cadenza....di qualsiasi accento.... no, non mi è piaciuta per niente. .... ma sarà un problema di doppiaggio? Magari vedendo il film in lingua originale l'effetto è differente.
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weach
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martedì 1 novembre 2011
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home is where i want to be
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Home is where i want to be
( la mia casa è dove voglio essere dal testo della canzone dei Talking Haed che da sapore all''opera di Poalo Sorrentino.)
this must be the Place
di Paolo Sorrentino-anno di produzione 2011
Una canzone dei Talking Haed dice più meno cosi? ;" E Dio prima creò il sogno mentre a stento seguì la realtà".
L'"apnea "esasperata di Cheyenne è quella di un giovane vecchio che fatica a dirige il suo passo, sospeso fra una realtà che lo sfiora e l'eco di una fiaba ammuffita che ancora lo avvolge : dentro c'e'un punck , la droga , la trasgressione, un occhiale da divo che lo nasconde dalla sua vera essenza un' oscurità ricercata che obnubila il pensiero; la lentezza espositiva trova un punto di osservazione denso nel trucco da colown che in qualche modo assorbe tutta una generazione fatta di follie , eccessi, esasperazioni , musica ripetitiva ed ossessiva.
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Home is where i want to be
( la mia casa è dove voglio essere dal testo della canzone dei Talking Haed che da sapore all''opera di Poalo Sorrentino.)
this must be the Place
di Paolo Sorrentino-anno di produzione 2011
Una canzone dei Talking Haed dice più meno cosi? ;" E Dio prima creò il sogno mentre a stento seguì la realtà".
L'"apnea "esasperata di Cheyenne è quella di un giovane vecchio che fatica a dirige il suo passo, sospeso fra una realtà che lo sfiora e l'eco di una fiaba ammuffita che ancora lo avvolge : dentro c'e'un punck , la droga , la trasgressione, un occhiale da divo che lo nasconde dalla sua vera essenza un' oscurità ricercata che obnubila il pensiero; la lentezza espositiva trova un punto di osservazione denso nel trucco da colown che in qualche modo assorbe tutta una generazione fatta di follie , eccessi, esasperazioni , musica ripetitiva ed ossessiva. Imbattibile Sean Penn che gioca mirabilmente nel ruolo di Cheyenne!!!!!!!!!.La storia di Cheyenne non ha analogie con "Il Divo", diverso l'argomento , differente il contesto e gli input; se proprio vogliamo collegarli possiamo solo dire che è un film di Paolo Sorrentino :basta.
Poi mi devo correggere , dopo una più attenta osservazione appaiono numerosi i punti di contatto: lo stile di Sorrentino richiama se stesso in quella tendenza ad isolare i personaggi dal contesto favorendone l'' introspezione ,riflessione , generando un mondo sospeso fra il surreale ed un passato che interagisce con il presente , una realtà apparentemente indeterminata che comunque alimenta ancora il pensiero in fieri ;strumentali sono l'uso dei primi piani che parlano spesso più della parola come del resto i silenzi che vengono disegnati e le inquadrature che si soffermano sugli occhi che osservano.Imbattibile Sean Penn che gioca mirabilmente nel ruolo di Cheyenne!!!!!!!!!.Dopo la proiezione mi ha rapito da una vibrazione intensa che si è incollata all'anima; in quell' attimo, cercando di non perdere quel movimento energetico,sono cominciate le domande ed il film è entrato in "analisi ".
Il senso del film ?Non tutto deve avere un senso; si può anche essere semplicemente osservatori di accadimenti che ci scorrono addosso.
Non tutto deve avere indirizzo, proposito,messaggio, magari può essere un semplice esercizio di stasi volta ad assimilare una profondità che si è persa.
La dilatazione dello spazio e del tempo nell'opera di Sorrentino confluisce in un luogo indeterminato dove tutto può evolvere verso una crescita.
Apprezzabile la sinergia che si riesce a costruire fra suoni ed immagini.
Questo film è contesto dove si ramifica idee e propositi; dove una metamorfosi dovrebbe procedere; mentre si snoda la pellicola"restano tanti lumicini"come delle bolle di idee ,pensieri abbozzati che potrebbero fruttificare ;queste bolle di idee, abbozzi, quando fruttificano possono divenire un bagliore di luce cristallina ed il sogno divenire vivida realtà.
Ma quando il sogno diviene vivida realtà?Solo nell'attimo in cui il contenitore fatuo svanisce ed i cimeli del passato, coccolati da Cheyenne con dedizione ipnotizzante , come per incanto, perdono forma e sostanza; in quell'attimo ,il tempo di un battito d'ali di una farfalla,il clown vede riaffiorare la sua completezza sopita mentre si strucca; l'apparenza evapora e la sostanza riaffiora come un bagliore di luce cristallina.
Restano tanti "lumicini", apparentemente generici o trattati con troppo pudore; ma non è così, si scivola sul molto per apprezzarne i primi sapori, per poi gettarsi dentro una cascata turbinosa ,la vita!!!
In apparenza"frigido" questo this must be the Place , è invece severissimo nella denuncia contro la società occidentale che palesa il suo degrado , putridume, avidità maniacale: lascio a voi i moltissimi richiami lanciati un poco ovunque nella pellicola.
Il clown senza trucco è ora un uomo ? Forse,ma potrebbe nuovamente smarrire la via e cadere ancora nell'incantesimo:la regia sembra concedere una lettura di evoluzione: la metamorfosi dovrebbe procedere. Alla fine parliamone bene , molto bene di questa ultima opera di Paolo Sorrentino,una fucina di esperimenti,un intelligente brodo primordiale dove si ramificano idee e propositi.
Vale sicuramente quattro stelle d'oro , tutto da vedere !!!!!
Buona visione
weach illuminati
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