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jonnylogan
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domenica 6 luglio 2025
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le "finte" usanze borghesi
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Polański, che all’epoca delle riprese era ancora ostracizzato dal mondo a stelle e strisce, per un vecchio caso di presunta violenza a carico di una minore, riesce a confezionare un piccolo gioiello impiegato per parlare dei più svariati argomenti, partendo da un evento all’apparenza comune a tante famiglie, traslocando sul grande schermo la pièce della drammaturga Parigina Yasmina Reza: Le Dieu du carnage, migrandone la location da Parigi a Brooklyn e riuscendo a farne la sua ennesima splendida, anche se in tal caso breve, pellicola capace di fargli sfiorare il Leone d’Oro alla mostra del cinema di Venezia 2011. Partendo da una lite fra adolescenti che velocemente trasforma un tentativo di riconciliazione fra genitori, apparentemente riuscito, nello sfogo di ogni frustrazione da parte degli adulti, tutti figli di una borghesia che viene più volte trasversalmente attaccata per le esternazioni volta per volta ritenute troppo eccessive e fuori luogo.
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Polański, che all’epoca delle riprese era ancora ostracizzato dal mondo a stelle e strisce, per un vecchio caso di presunta violenza a carico di una minore, riesce a confezionare un piccolo gioiello impiegato per parlare dei più svariati argomenti, partendo da un evento all’apparenza comune a tante famiglie, traslocando sul grande schermo la pièce della drammaturga Parigina Yasmina Reza: Le Dieu du carnage, migrandone la location da Parigi a Brooklyn e riuscendo a farne la sua ennesima splendida, anche se in tal caso breve, pellicola capace di fargli sfiorare il Leone d’Oro alla mostra del cinema di Venezia 2011. Partendo da una lite fra adolescenti che velocemente trasforma un tentativo di riconciliazione fra genitori, apparentemente riuscito, nello sfogo di ogni frustrazione da parte degli adulti, tutti figli di una borghesia che viene più volte trasversalmente attaccata per le esternazioni volta per volta ritenute troppo eccessive e fuori luogo. A partire da Jodie Foster, nel ruolo di una paladina dei diritti umani, proseguendo con le rispettive vedute di ognuno degli altri litiganti: l’avvocato (Christopher Waltz) perennemente in contatto con il proprio studio, che crede nel Dio del Massacro, ovvero nel sopruso come forma relazionale e che non stravede per gli aiuti umanitari. Il rappresentante di articoli per la casa (John C.Reilly), giudicato proprio dall’avvocato come un banale qualunquista. Per finire con un’operatrice finanziaria (Kate Winslet) molto legata alla propria vita professionale e meno alle sorti della propria famiglia. Il film è assistito dalla sublime prova recitativa di tutto il cast con una menzione particolare per la coppia di attrici Jodie Foster e Kate Winslet, da riprese, tutte rigorosamente in interno, nelle quali i movimenti degli attori si traducono, a seconda di come occupano lo spazio attorno al tavolino del soggiorno, in momentanee alleanze o insanabili divergenze di vedute, che si vengono volta per volta a creare.
Film che pur essendo ambientato nella ‘Grande Mela’ è stato girato in Europa a causa del mandato di cattura che pendeva ancora sulla testa del regista. Ma film che ci sentiamo di consigliare perché rappresenta in poco più di un’ora una perfetta sintesi dei mali nei quali rischiano di ricadere le nuove generazioni per colpa delle convinzioni, spesso troppo ortodosse, nelle quali s’imbatte la società attuale.
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fabrizio friuli
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lunedì 24 gennaio 2022
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chapeau per il grande roman
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Due coppie di genitori decidono di incontrasi in seguito ad un battibecco tra i loro figli che è terminato con il ferimento di uno dei due bambini e quando i quattro personaggi si trovano nello stesso luogo , le loro differenze anche caratteriali faranno agire i quattro personaggi in modo differente e quindi viene garantito il caos nel salotto , dove le persone coinvolte si gettano fango reciprocamente, nonostante avessero iniziato civilmente il meeting che avrebbe dovuto garantire io risanamento, e non il caos.
Carnage è un lungometraggio provvisto di un numero ristretto di attori, ma i quattro personaggi sono stati impersonati da quattro attori innegabilmente talentuosi, i primi due attori sono Kate Winslet e Christoph Waltz , due attori che hanno vinto i premi Oscar, gli altri due personaggi sono stati impersonati da altri due attori talentuosi come i primi attori citati , i loro nomi sono Jodi Foster e John C.
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Due coppie di genitori decidono di incontrasi in seguito ad un battibecco tra i loro figli che è terminato con il ferimento di uno dei due bambini e quando i quattro personaggi si trovano nello stesso luogo , le loro differenze anche caratteriali faranno agire i quattro personaggi in modo differente e quindi viene garantito il caos nel salotto , dove le persone coinvolte si gettano fango reciprocamente, nonostante avessero iniziato civilmente il meeting che avrebbe dovuto garantire io risanamento, e non il caos.
Carnage è un lungometraggio provvisto di un numero ristretto di attori, ma i quattro personaggi sono stati impersonati da quattro attori innegabilmente talentuosi, i primi due attori sono Kate Winslet e Christoph Waltz , due attori che hanno vinto i premi Oscar, gli altri due personaggi sono stati impersonati da altri due attori talentuosi come i primi attori citati , i loro nomi sono Jodi Foster e John C. Reilly , ed è possibile stabilire che la bravura dei quattro attori ha permesso lo scoppio del caos come se la vicenda fosse vera , inoltre, sarebbe una grande idea realizzare dei lungometraggi provvisti di uno stile teatrale come Carnage o come Perfetti Sconosciuti, ed entrambi i lungometraggi, sebbene siano differenti tra loro , entrambi risultano essere degli ottimi film con dialoghi ben scritti ed una sceneggiatura di alto livello , e nel caso di Carnage , la regia del grande Roman Polanski ha permesso la presenza di una sceneggiatura ottima ed anche la presenza di dialoghi ben scritti. Un altra dote del film è sicuramente il fatto che i bambini abbiano agito come hanno agito anche in base a come sono i loro stessi genitori, perché fin dall'inizio si nota la natura delle figure protagoniste, partendo dal personaggio impersonato dall' attore Chistoph Waltz , che appare come il soggetto maggiormente disinteressato alla vicenda , infatti ha trascorso molto più tempo maneggiando il suo cellulare piuttosto che discutere con gli altri, fin quando sua moglie non getta il suo cellulare in un bicchiere pieno , e poi , sia lui che sua moglie appaiono come delle persone dai modi pomposi , mentre gli altri due coniugi, pur apparendo più umili , non sono meglio di loro, infatti, il personaggio impersonato da John C. Reilly ha trattato crudelmente un piccolo criceto , appartenete al figlio. In conclusione, Carnage è un film degno di essere visto ed apprezzato, per lo stile teatrale e per la magnificenza dei quattro attori che hanno egregiamente impersonato i quattro personaggi, Chapeau al grande Roman Polanski.
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paolp78
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sabato 20 novembre 2021
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sembra di starsene a teatro
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La pellicola è tratta da una commedia pensata e scritta per il teatro; ciò nonostante il talentuoso Roman Polański riesce a confezionarne una versione cinematografica davvero strepitosa, in cui viene proprio esaltata la misura teatrale dell’opera, tanto che sembra quasi di starsene seduti in platea, di fronte al palcoscenico.
Molto bravo Polański nel creare le giuste atmosfere in cui immergere la sceneggiatura composta di dialoghi incalzanti e capaci di catturare l’attenzione, benché alla fine ci si accorge di quanto siano vacui e privi di sostanza.
Divertente il meccanismo che porta continuamente a rinviare il momento in cui le due coppie di genitori si lasciano ponendo fine al loro incontro; evento che doveva verificarsi già all’inizio della pellicola, ma che invece non ha mai luogo, per un motivo o per l’altro.
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La pellicola è tratta da una commedia pensata e scritta per il teatro; ciò nonostante il talentuoso Roman Polański riesce a confezionarne una versione cinematografica davvero strepitosa, in cui viene proprio esaltata la misura teatrale dell’opera, tanto che sembra quasi di starsene seduti in platea, di fronte al palcoscenico.
Molto bravo Polański nel creare le giuste atmosfere in cui immergere la sceneggiatura composta di dialoghi incalzanti e capaci di catturare l’attenzione, benché alla fine ci si accorge di quanto siano vacui e privi di sostanza.
Divertente il meccanismo che porta continuamente a rinviare il momento in cui le due coppie di genitori si lasciano ponendo fine al loro incontro; evento che doveva verificarsi già all’inizio della pellicola, ma che invece non ha mai luogo, per un motivo o per l’altro.
Oltre che nella direzione di Polański, la pellicola trova il suo punto di forza nelle performance dei quattro protagonisti, che sono anche gli unici interpreti a comparire nel film eccezion fatta per i bambini che si vedono nei titoli di testa ed in quelli di coda. Le migliori mi sono parse le due donne, Jodie Foster e Kate Winslet; entrambe attrici pluripremiate e di indiscusso talento, offrono una performance di grande mestiere e di solida arte recitativa. Comunque bravi anche i due interpreti maschili: un cinico ed al contempo serafico Christoph Waltz, capace di dare sui nervi come pochi, ed un amabile e divertente John C. Reilly, attore spesso sottovalutato, che quasi mai in carriera è stato utilizzato in modo adeguato al proprio talento.
Il rischio per pellicole di questo tipo è quello di divenire barbose a lungo andare, maPolański è una vecchia volpe che non può in questo genere di errori, ed infatti evita il tranello contenendo saggiamente la durata dell’opera che resta pertanto molto gustosa e piacevole.
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luca scialo
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giovedì 28 gennaio 2021
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due coppie di genitori misurano se stessi
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Roman Polanski ha caratterizzato tutta la sua filmografia sull'esperimento e sulla originalità. Solitamente riuscendo a soddisfare le proprie ambizioni. Nella fattispecie inscena una sceneggiatura scritta a 4 mani, servendosi di un cast eccellente. Due coppie di genitori si trovano a discutere dell'aggressione che uno dei loro figli ha fatto all'altro litigando al parco. All'inizio vanno d'accordo ma poi la discussione entra nel vivo ed iniziano a litigare. Il film si concentra in un unico luogo, un modesto appartamento, e su un unico girato. E ciò esalta la bravura del fantastico quartetto: Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz e John C. Reilly. Col passar del tempo finiranno per confrontarsi anche con se stessi e col proprio partner.
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Roman Polanski ha caratterizzato tutta la sua filmografia sull'esperimento e sulla originalità. Solitamente riuscendo a soddisfare le proprie ambizioni. Nella fattispecie inscena una sceneggiatura scritta a 4 mani, servendosi di un cast eccellente. Due coppie di genitori si trovano a discutere dell'aggressione che uno dei loro figli ha fatto all'altro litigando al parco. All'inizio vanno d'accordo ma poi la discussione entra nel vivo ed iniziano a litigare. Il film si concentra in un unico luogo, un modesto appartamento, e su un unico girato. E ciò esalta la bravura del fantastico quartetto: Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz e John C. Reilly. Col passar del tempo finiranno per confrontarsi anche con se stessi e col proprio partner. Trasponendo 4 personalità e categorie sociali diverse. Le cui differenze finiranno per venire prepotentemente fuori.
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carloalberto
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lunedì 21 settembre 2020
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tragicommedia del piccolo borghese
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Quattro grandi attori in un dramma claustrofobico tutto borghese, ironico e a tratti irresistibilmente esilarante, come un’altra piece teatrale francese, trasposta in un film di successo, La cena dei cretini di Veber e tragico nelle conclusioni come La venere in pelliccia dello stesso Polanski.
Una doppia coppia speculare a confronto, un doppio duello all’ultimo sangue, un western da salotto dove al posto delle pallottole volano parole, con dinamiche interne, menage basati su equilibri instabili e conflitti repressi, pronti ad esplodere alla prima occasione, ed alleanze trasversali tra mariti e tra mogli che durano lo spazio di una battuta, per scomporsi nuovamente in un gioco al massacro di tutti contro tutti.
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Quattro grandi attori in un dramma claustrofobico tutto borghese, ironico e a tratti irresistibilmente esilarante, come un’altra piece teatrale francese, trasposta in un film di successo, La cena dei cretini di Veber e tragico nelle conclusioni come La venere in pelliccia dello stesso Polanski.
Una doppia coppia speculare a confronto, un doppio duello all’ultimo sangue, un western da salotto dove al posto delle pallottole volano parole, con dinamiche interne, menage basati su equilibri instabili e conflitti repressi, pronti ad esplodere alla prima occasione, ed alleanze trasversali tra mariti e tra mogli che durano lo spazio di una battuta, per scomporsi nuovamente in un gioco al massacro di tutti contro tutti.
Quattro differenti caratteri del ceto medio incarnati da quattro tipi di persona comune, il Cinico, l’Intellettuale umanista, il Qualunquista, la Benpensante, ovvero aspetti diversi di un medesimo profilo psicologico, il raziocinio calcolante, l’idealismo, l’emotività, l’ipocrisia, elementi che si trovano generalmente mescolati in dosi diverse in ogni piccolo borghese, che può reagire, a seconda dell’umore del momento o dell’indole o del grado di acculturamento, sia di fronte alle quotidiane difficoltà della vita, sia su temi universali, come la pace nel mondo o il genocidio nel Darfur, in modo diverso, ma in ogni caso con esito egualmente ininfluente e sterile.
E’ chiaro che, per quanto possano agitarsi o assumere posizione, sia come genitori che come cittadini del mondo globalizzato, non hanno alcuna possibilità di incidere sulla realtà familiare o sulla Storia modificandone il corso degli eventi. L’indifferenza del cinico sembra essere l’atteggiamento più proficuo, ma è soltanto una difesa, una capitolazione preventiva per non soffrire combattendo una battaglia che si reputa già persa in partenza.
Ma la vita è altrove, sembra dirci Polanski con l’ultima scena girata al parco. Finalmente un po’ d’aria fresca e pulita irrompe squarciando le quattro mura del piccolo opprimente salottino buono, coi libri d’arte in bella mostra e l’immancabile scotch d’annata da offrire all’ospite di riguardo. Lo spettatore viene sollevato da terra e trasportato via aerea. Mediante l’inquadratura finale dall’alto si ha la sensazione di essere finalmente liberi dall’atmosfera asfittica e nauseabonda, a causa del profumo spruzzato per coprire il puzzo del vomito, metafora della patina superficiale di civiltà che a mala pena ricopre la bestia che è in ognuno di noi e che è pronta a saltar fuori, dopo mezzo bicchiere di whisky, per azzannare alla gola il prossimo. Dentro le mura, tumulati, restano esausti e svuotati i quattro personaggi, come marionette disarticolate, moribondi in attesa della fine.
Il criceto in primo piano e sullo sfondo i due ragazzi ignari che parlottano tra di loro, a rappresentare rispettivamente la natura, che fortunatamente sopravvive nonostante l’uomo, e la vitalità ancora incorrotta delle nuove generazioni, offrono una speranza di possibile futuro riscatto.
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rmarci 05
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venerdì 9 agosto 2019
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assolutamente geniale
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Dopo un colpo di coda notevole con L’uomo nell’ombra (Orso d’Argento a Berlino) Roman Polanski, coerente con la sua poetica, si ispira all’opera teatrale Il dio del massacro di Yasmina Reza, traendone un film meravigliosamente dissacrante e beffardo, in cui mette a nudo la società americana criticandone il finto buonismo ed i futili ideali perbenisti su cui si poggia, oltre che mostrandone tutte le enormi contraddizioni e le debolezze con una schiettezza ammirevole e spiazzante. La critica sociale però, oltre ad estendersi a tutta la società contemporanea, si traduce in una profonda riflessione sulla natura violenta dell’uomo nonché sulla sua incapacità di comunicare attraverso il dialogo, elementi perfettamente raccontati da Polanski, grande autore del cinema internazionale che si è sempre occupato di sviscerare, con umorismo sardonico quanto sottilmente crudele, gli istinti più oscuri ed imprevedibili dell’essere umano.
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Dopo un colpo di coda notevole con L’uomo nell’ombra (Orso d’Argento a Berlino) Roman Polanski, coerente con la sua poetica, si ispira all’opera teatrale Il dio del massacro di Yasmina Reza, traendone un film meravigliosamente dissacrante e beffardo, in cui mette a nudo la società americana criticandone il finto buonismo ed i futili ideali perbenisti su cui si poggia, oltre che mostrandone tutte le enormi contraddizioni e le debolezze con una schiettezza ammirevole e spiazzante. La critica sociale però, oltre ad estendersi a tutta la società contemporanea, si traduce in una profonda riflessione sulla natura violenta dell’uomo nonché sulla sua incapacità di comunicare attraverso il dialogo, elementi perfettamente raccontati da Polanski, grande autore del cinema internazionale che si è sempre occupato di sviscerare, con umorismo sardonico quanto sottilmente crudele, gli istinti più oscuri ed imprevedibili dell’essere umano. La complessità tematica non soppianta, comunque, la perfezione formale dei virtuosismi di cinepresa, che catturano perfettamente le innumerevoli sfumature di un quartetto di interpreti decisamente straordinario, superiore ad ogni elogio. In conclusione, un film assolutamente geniale, tra i migliori di Roman Polanski.
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rmarci 05
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lunedì 17 giugno 2019
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magnificamente spiazzante, beffardo, dissacrante
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Grazie ad una sceneggiatura perfetta, a delle straordinarie quanto stratificate interpretazioni di tutti gli attori e ad una macchina da presa costantemente in movimento, Polanski costruisce un’opera in cui teatro e cinema trovano il loro ideale punto di incontro. Imperniando la storia sui rapporti tra quattro persone (tutte adulte) che hanno delle visioni totalmente opposte della vita, il regista le costringe brutalmente in un luogo che, nonostante i numerosi tentativi di mediazione, è troppo claustrofobico per conciliare i caratteri di ognuno. Intriso di umorismo raffinato, graffiante e maligno, è un film dissacrante e spesso beffardo che spiazza lo spettatore facendolo attendere, divertendolo, angosciandolo e, soprattutto, mettendolo di fronte ad una scelta: è meglio vivere una vita da miserabile e disinteressato ai valori fondamentali ritenuti buonisti e falsi, oppure cercare un tentativo di evoluzione cercando di conciliare gli opposti per favorire la pace, con dedizione e moralità? Nonostante il primo aspetto prevarichi leggermente sul secondo, Polanski si astiene dal giudizio e lascia libera l’interpretazione allo spettatore, che viene sorpreso in particolare per l’ammirevole schiettezza con cui il regista mostra la falsità, l’intolleranza dell’adulto e la sua incapacità di affrontare i problemi, nonché la sua scarsa disponibilità al confronto pacifico.
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Grazie ad una sceneggiatura perfetta, a delle straordinarie quanto stratificate interpretazioni di tutti gli attori e ad una macchina da presa costantemente in movimento, Polanski costruisce un’opera in cui teatro e cinema trovano il loro ideale punto di incontro. Imperniando la storia sui rapporti tra quattro persone (tutte adulte) che hanno delle visioni totalmente opposte della vita, il regista le costringe brutalmente in un luogo che, nonostante i numerosi tentativi di mediazione, è troppo claustrofobico per conciliare i caratteri di ognuno. Intriso di umorismo raffinato, graffiante e maligno, è un film dissacrante e spesso beffardo che spiazza lo spettatore facendolo attendere, divertendolo, angosciandolo e, soprattutto, mettendolo di fronte ad una scelta: è meglio vivere una vita da miserabile e disinteressato ai valori fondamentali ritenuti buonisti e falsi, oppure cercare un tentativo di evoluzione cercando di conciliare gli opposti per favorire la pace, con dedizione e moralità? Nonostante il primo aspetto prevarichi leggermente sul secondo, Polanski si astiene dal giudizio e lascia libera l’interpretazione allo spettatore, che viene sorpreso in particolare per l’ammirevole schiettezza con cui il regista mostra la falsità, l’intolleranza dell’adulto e la sua incapacità di affrontare i problemi, nonché la sua scarsa disponibilità al confronto pacifico. Nel finale, inoltre, emerge un’altra morale, di straordinaria importanza: a volte la soluzione di un problema tra due persone viene spontanea e proveniente da entrambe con sincerità, ma è inutile cercarla se non si è convinti né tantomeno disposti a farlo.
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fabio
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martedì 14 agosto 2018
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da vedere e rivedere
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Con la consueta eleganza Polanski trasporta la celebre opera teatrale e ne viene fuori uno dei lavori migliori del regista.
Le certezze dell'uomo occidentale vengono progressivamente demolite; alla fine restano solo dubbi e macerie amche se il maestro chiude con un tono di speranza.
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contrammiraglio
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lunedì 9 gennaio 2017
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che gente!
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Il miglior film del buon Roman da qualche (svariati) anno a questa parte; imperdibile.
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andrejuve
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mercoledì 9 marzo 2016
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un ritratto della natura bestiale dell'uomo
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“Carnage” è un film del 2011 diretto da Roman Polanski. All’interno di un parco pubblico due giovani ragazzi litigano in maniera veemente e uno di loro colpisce in pieno volto con un bastone l’altro ragazzo, causandogli la perdita di due denti e la rottura del labbro. Presso l’abitazione dei genitori della vittima si incontrano entrambe le coppie di genitori coinvolte all’interno di questa spiacevole vicenda al fine di concludere amichevolmente la questione ed organizzare un incontro tra i rispettivi figli, affinché colui che ha scagliato violentemente il bastone chieda scusa per il gesto commesso. I genitori dell’ “aggressore” sono Alan Cowan, un importante avvocato completamente dedito e ossessionato dalla sua professione, e Nancy Cowan, un’operatrice finanziaria, mentre i genitori della vittima sono Michael Longstreet, un rappresentante di svariati prodotti commerciali, e Penelope Longstreet, un’aspirante scrittrice attivamente impegnata per difendere i diritti civili del popolo africano.
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“Carnage” è un film del 2011 diretto da Roman Polanski. All’interno di un parco pubblico due giovani ragazzi litigano in maniera veemente e uno di loro colpisce in pieno volto con un bastone l’altro ragazzo, causandogli la perdita di due denti e la rottura del labbro. Presso l’abitazione dei genitori della vittima si incontrano entrambe le coppie di genitori coinvolte all’interno di questa spiacevole vicenda al fine di concludere amichevolmente la questione ed organizzare un incontro tra i rispettivi figli, affinché colui che ha scagliato violentemente il bastone chieda scusa per il gesto commesso. I genitori dell’ “aggressore” sono Alan Cowan, un importante avvocato completamente dedito e ossessionato dalla sua professione, e Nancy Cowan, un’operatrice finanziaria, mentre i genitori della vittima sono Michael Longstreet, un rappresentante di svariati prodotti commerciali, e Penelope Longstreet, un’aspirante scrittrice attivamente impegnata per difendere i diritti civili del popolo africano. Inizialmente il rapporto tra i quattro appare amichevole e cordiale ma, col passare dei minuti, il livello di tensione sale sino ad arrivare all’inevitabile scontro tra le due coppie, le quali cercano di difendere i rispettivi figli accusandosi reciprocamente. Inoltre emergono le incomprensioni e gli attriti all’interno delle rispettive relazioni coniugali, in quanto vengono esternati i disagi e le insofferenze di ognuno, dimenticandosi il motivo per il quale si sono incontrati originariamente. La pellicola incentra la sua attenzione nei confronti della natura umana, con particolare riferimento al rapporto tra l’essere umano e la civiltà. Tale binomio ha sempre costituito il risultato di imposizioni e forzature, in quanto per sua vocazione l’uomo è un essere bestiale, violento e incapace di convivere pacificamente con i suoi simili. All’interno dell’abitazione in cui si delinea la narrazione del film sembra ricrearsi una sorta di “stato di natura” di Lockiana memoria, in cui le guerre e le crudeltà hanno sempre costituito il filo conduttore dell’esistenza umana. In questo contesto privo di regole e di limitazioni è inesorabile lo scontro verbale e fisico, in quanto la tendenza dell’uomo è quella di predominare sugli altri suoi simili applicando la violenza più disumana e becera. I quattro protagonisti della vicenda riescono ad esternare la loro spontaneità e genuinità, mostrando senza alcuna remora il lato più nascosto della loro personalità. L’istintività spesso coincide con la prepotenza e l’arroganza unite all’egoismo, rappresentato dalla figura di Alan, il quale rispecchia pienamente la presunzione, l’individualismo e il disinteresse dell’uomo nei confronti delle persone che lo circondano, nel caso specifico nei confronti anche della moglie e del figlio. Si crea una sorta di apatia e di distacco nei confronti di coloro ai quali dovrebbe essere dimostrato amore e affetto, ma che purtroppo molto spesso rappresentano un fastidio o un ostacolo di cui liberarsi al più presto. L’unico vero obiettivo da perseguire è quello del guadagno economico e del raggiungimento delle proprie ambizioni personali. Le continue parole screditanti e offensive che si scambiano i quattro protagonisti confermano la predisposizione dell’uomo verso l’inciviltà. Nonostante gli sforzi per tentare di garantire il quieto vivere attraverso la creazione di regole morali ed etiche non scritte, gli uomini tendono ad odiarsi reciprocamente senza alcun tipo di scrupolo. I comportamenti cordiali ed accondiscendenti spesso sono frutto di un atteggiamento falso ed ipocrita che sfocia in una retorica banale, scadente e poco credibile. Penelope eleva sé stessa a paladina dei diritti civili, provando un senso di sdegno nei confronti di quella che lei considera la mediocrità dell’uomo, ma di cui lei fa pienamente parte. Non può insegnare la moralità, l’educazione e la correttezza colei che per prima si rileva irrispettosa e altezzosa. Il falso moralismo costituisce la forma più pericolosa di ipocrisia e di meschinità umana. La sua ostentata superiorità cela in realtà la sua debolezza e la sua infelicità nei confronti di una vita insoddisfacente e tremendamente statica. Anche la vita coniugale non rappresenta altro che il manifesto della sfiancante monotonia quotidiana che deprime l’uomo, rendendolo nevrotico, isterico e irascibile, proprio come gli apparentemente tranquilli Nancy e Michael, stanchi di sopportare i comportamenti dei rispettivi partner. L’incapacità e la mancata volontà di affrontare le problematiche apertamente e sinceramente conduce ad una reciproca accettazione priva di alcuna convinzione e frutto della paura di mutare e cambiare la propria esistenza, adagiandosi su quella reale che, pur se infelice, risulta priva di rischi. La casa in cui si svolge la vicenda rappresenta una trasposizione di un piccolo mondo in miniatura all’interno del quale ognuno può finalmente esprimersi liberamente, attraverso la violenza verbale e fisica, senza alcun timore di subire conseguenze di nessun tipo. Solo violando le consuetudini sociali e gli standard di comportamento l’essere umano può emergere in tutta la sua spontaneità, manifestando tutto il suo senso di rigetto nei confronti del buonismo e della socializzazione. Alla fine l’uomo è eccitato all’idea di scontrarsi e di battagliare con i suoi simili, perché la natura umana è malvagia, crudele, cinica e spietata. Prima o poi la malvagità che è insita in ognuno di noi esplode in tutta la sua spaventosa essenza. La solidarietà, la correttezza e i sentimentalismi non appartengono all’animo umano, ma costituiscono semplicemente il risultato di sforzi paradossalmente disumani. La società civile costituisce l’anormalità rispetto alla natura incivile, la quale rispecchia invece la normalità. L’altruismo nella maggior parte dei casi è sinonimo di costrizione, di opportunismo e di necessità, attuato al solo fine di non vivere isolati e di essere socialmente accettati. Il ritratto descritto all’interno di questa storia conferma che l’uomo è un essere incivile, egoista e violento, e coloro che dovrebbero costituire l’esempio di civiltà, onestà e rettitudine risultano invece più immaturi dei bambini i quali, grazie alla loro bontà mischiata all’ingenuità, sono gli unici ancora capaci di provare sentimenti sinceri di affetto, di amore e di amicizia, superando qualsiasi ostacolo creato dalle sciocche e illogiche rivalità che si creano tra gli esseri umani. Viene quindi focalizzata l’attenzione nei confronti dell’immaturità delle persone che dovrebbero rappresentare un esempio a livello educativo e sociale, con particolare riferimento alla figura del genitore, ma che in realtà si rivelano tremendamente infantili. Questa constatazione è inquietante perché non garantisce di acquisire delle certezze e arresta il processo di civilizzazione. Inoltre viene sottolineato l’eccessivo attaccamento dell’uomo ai beni materiali, le uniche entità inanimate con le quali non è necessario confrontarsi, e le quali accettano senza alcuna opposizione di essere utilizzati e sfruttati. Nell’era del consumismo l’uomo è più legato a tutto ciò che risulta inanimato. Si assiste cosi all’ironica quanto sconcertante disperazione di Alan alla visione del suo cellulare distrutto, di Nancy alla vista della sua borsa lanciata a terra, di Penelope quando deve ripulire i suoi libri d’arte impregnati di vomito e di Michael nel momento in cui gli viene impedito di poter fumare i suoi sigari. Il film effettua quindi un’analisi antropologica e filosofica nei confronti della natura umana, giungendo ad un conclusione tanto inquietante e pessimista quanto cinica e realista, affievolita dalla speranza legata all’ultimo barlume di umanità rappresentato dai bambini. Un grande film che, attraverso una sceneggiatura intelligente, scorrevole e coinvolgente, riesce a trasporre sullo schermo una commedia divertente e bizzarra, ma allo stesso tempo sarcastica, drammatica e riflessiva. La maestria del regista consiste anche nell’ambientare l’intera vicenda praticamente all’interno di un unico ambiente chiuso riuscendo a non annoiare uno spettatore che riesce invece ad essere coinvolto sino all’ultima sequenza. Questo espediente ricorda molto, pur se con toni e con finalità differenti, la pellicola “Il delitto perfetto” di Alfred Hitchcock, oppure l’arguta commedia “Cena tra amici”, tratta anch’essa, come il film analizzato, da un’opera teatrale. L’introspezione psicologica e la caratterizzazione dei personaggi è particolarmente efficiente, grazie soprattutto alle magistrali ed esilaranti interpretazioni di Christoph Waltz, nei panni di Alan Cowan, di Kate Winslet, in quelli di Nancy Cowan, di Jodie Foster, nella parte di Penelope Longstreet, e di Jon C. Reilly nel ruolo di Michael Longstreet. Un film assolutamente da vedere perché originale, brillante ed efficace.
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