theclubber
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domenica 5 settembre 2010
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lento e mediocre
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Il film si apre con una lunga sequenza con la macchina da presa ferma che riprende una Ferrari compiere dei giri su un circuito. Già da qui è facile intuire che le aspettative per questo film (alte per quanto mi riguarda) finiranno per essere deluse.
Non discuto la professionalità degli attori (in primis Stephen Dorff e Elle Fanning) perché il doppiaggio me ne preclude la possibilità, ma a livello di regia e di sceneggiatura siamo a brutti livelli.
Durante tutto il film ci sono numerose sequenze in cui non succede nulla. Il protagonista seduto su un divano mentre beve birra e fuma. Sempre il protagonista ad una sessione di trucco in cui gli fanno un calco del viso e la macchina da presa che zooma lentamente su di lui, immobile e inespressivo.
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Il film si apre con una lunga sequenza con la macchina da presa ferma che riprende una Ferrari compiere dei giri su un circuito. Già da qui è facile intuire che le aspettative per questo film (alte per quanto mi riguarda) finiranno per essere deluse.
Non discuto la professionalità degli attori (in primis Stephen Dorff e Elle Fanning) perché il doppiaggio me ne preclude la possibilità, ma a livello di regia e di sceneggiatura siamo a brutti livelli.
Durante tutto il film ci sono numerose sequenze in cui non succede nulla. Il protagonista seduto su un divano mentre beve birra e fuma. Sempre il protagonista ad una sessione di trucco in cui gli fanno un calco del viso e la macchina da presa che zooma lentamente su di lui, immobile e inespressivo. La giovane Elle Fanning che pattina. Due lap-dancer che intrattengono Johnny Marco per lunghi e interminabili minuti.
E alla fine cosa succede? Nulla... Il film termina con una scena assolutamente senza senso.
Se un qualsiasi sceneggiatore fosse andato da un produttore a proporre questa roba, sicuramente sarebbe stato cacciato fuori a pedate. Ma evidentemente il cognome Coppola aiuta. Ma d'altronde fra i produttori compare proprio papà Francis (e il fratello Roman). E chi ha scritto le musiche? Il marito!
Non ci siamo. Peccato perché sicuramente l'idea di base era interessante almeno tanto quanto poteva sembrare il trailer.
Inutile sottolineare anche l'assoluta banalità delle scene girate a Milano.
E se vi dicessi che a fine proiezione le luci nella sala non si sono accese? Si era addormentato anche il proiezionista?!
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(di la minni)
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lunetta
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domenica 12 settembre 2010
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noia e frustrazione
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Un film decisamente mediocre. Il protagonista ricorda molto quello di lost in traslation, l’attore di Holliwood, ricco e annoiato (uno stereotipo che gli USA adorano), che passa la sua vita tra pasticche, alcool, amplessi al volo, corse con la sua Ferrari, fino a quando arriva la sua figlioletta di 11 anni, (altro stereotipo di ragazzina matura e pulita) che, più o meno inconsapevolmente, cerca di migliorare (non che ci voglia molto) la sua inutile vita.
Mi piacciono molto i films fatti molto di immagini, con meno dialoghi, ma le immagini devono avere la forza e l’emozione delle parole non dette!
Ci sono invece scene lunghissime e noiose, come i balletti erotici delle 2 ragazze nella stanza d’hotel del protagonista, della durata di 5 minuti l’una!! Ma era proprio necessario che lo spettatore guardasse tutta l’esibizione? Poi c’è la scena della maschera di gesso che viene costruita sul viso dell’attore, durata forse 10 minuti: praticamente abbiamo assistito ad ogni passaggio, fino al momento dell’asciugatura della maschera, e lì ho avuto paura che ci facessero stare per tutti i 40 minuti che richiedeva l’asciugatura a guardare il volto coperto dal gesso.
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Un film decisamente mediocre. Il protagonista ricorda molto quello di lost in traslation, l’attore di Holliwood, ricco e annoiato (uno stereotipo che gli USA adorano), che passa la sua vita tra pasticche, alcool, amplessi al volo, corse con la sua Ferrari, fino a quando arriva la sua figlioletta di 11 anni, (altro stereotipo di ragazzina matura e pulita) che, più o meno inconsapevolmente, cerca di migliorare (non che ci voglia molto) la sua inutile vita.
Mi piacciono molto i films fatti molto di immagini, con meno dialoghi, ma le immagini devono avere la forza e l’emozione delle parole non dette!
Ci sono invece scene lunghissime e noiose, come i balletti erotici delle 2 ragazze nella stanza d’hotel del protagonista, della durata di 5 minuti l’una!! Ma era proprio necessario che lo spettatore guardasse tutta l’esibizione? Poi c’è la scena della maschera di gesso che viene costruita sul viso dell’attore, durata forse 10 minuti: praticamente abbiamo assistito ad ogni passaggio, fino al momento dell’asciugatura della maschera, e lì ho avuto paura che ci facessero stare per tutti i 40 minuti che richiedeva l’asciugatura a guardare il volto coperto dal gesso. Anche se il significato era abbastanza ovvio, è stata davvero una scena noiosa.
Che dire della esibizione sul ghiaccio della dolcissima figlia? Lunghissimaaa; mi è sembrato di rivivere i saggi di danza dei figli degli amici a cui non avresti voluto mai essere invitata!
D’accordissimo con giugy3000: Italia presa a pesci in faccia. Per i 10 minuti di film ambientati in Italia, mi sono vergognata e avrei voluto lasciare la sala. Nel 2010 gli USA ci vedono ancora come cafoni trogloditi: il manager che riceve l’attore assomiglia ai personaggi dei cartoni (i Simpson): il boss italiano panzone, con giacca in velluto nero e revers rossi, cravatta a fiori rosa e celeste, e bonazza meridionale accanto. E stiamo parlando di Milano, la capitale della moda!!! Senza parlare del telegatto e delle penosissime Ventura e Marini, o di Frassica, visto come il presentatore goffo e rozzo (ci mancava solo che facesse un rutto o qualcosa di peggio durante la sua presentazione!)
Meno male che non era un film in 3D: noia a 3 dimensioni.
Un aspetto positivo? A un certo punto il film è finito
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(di la minni)
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giugy3000
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venerdì 3 settembre 2010
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una coppola irriconoscibile
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Solitamente quando uno spettatore si siede in sala a visionare una pellicola non gli viene richiesta una conoscenza della filmografia del regista in questione, anche se la cosa non guasterebbe, certo. Davanti a SOMEWHERE però non ci si può pronunciare senza prima aver esaminato attentamente anche le precedenti tre opere Coppoliane che la critica ha più volte chiamato "la trilogia dell'adolescenza inquieta o della solitudine".Nel quarto lavoro della figlia di Francis Ford Coppola ancora una volta al centro vi è un personaggio di alta estrazione sociale che a prima vista pare avere attorno a sè il meglio del meglio della vita, ma che in fondo si scoprirà "vuoto come essere umano, quasi inesistente".
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Solitamente quando uno spettatore si siede in sala a visionare una pellicola non gli viene richiesta una conoscenza della filmografia del regista in questione, anche se la cosa non guasterebbe, certo. Davanti a SOMEWHERE però non ci si può pronunciare senza prima aver esaminato attentamente anche le precedenti tre opere Coppoliane che la critica ha più volte chiamato "la trilogia dell'adolescenza inquieta o della solitudine".Nel quarto lavoro della figlia di Francis Ford Coppola ancora una volta al centro vi è un personaggio di alta estrazione sociale che a prima vista pare avere attorno a sè il meglio del meglio della vita, ma che in fondo si scoprirà "vuoto come essere umano, quasi inesistente".Johnny, il protagonista, ha occasione di passare più del normale weekend di passaggio con la figlia giornate di "svago" fra la sua vita impreziosita da un hotel lussuossimo, scappatelle con donnette da quattro soldi, alcool, fumo e la sua adoratissima Ferrari nera. Dopodichè, con tutti questi elementi a coronamento della trilogia della solitudine, uno che la Coppola l'ha sempre adorata e stimata uno inizia a costruirsi delle aspettative ben forti. Tutte smantellate però, una ad una. Stephen Dorff non sa spudoratamente recitare e lo mette in bella mostra, Elle Fanning ci fa rimpiangere la ben più dotata sorellina Dakota ne "la guerra dei mondi", la colonna sonora dei Phoenix è pietosa e senza sentimento, ricca di torpore come tutte le scene di questo film. Solitamente tendo ad arrabbiarmi quando qualcuno definisce un film non proprio riuscito con il solito, banale aggettivo "noioso", ma in questo caso niente mi pare più appropriato per definire un'opera dove in teoria, se il proposito era far parlare solo le immagini e poco gli attori, almeno quelle avrebbero dovuto essere perfette o perlomeno variare in una loro coerenza. L'Italia viene presa a pesci in faccia per dieci minuti buoni e la vista della Marini e della Ventura raccapriccia, anche se fatto a fine di satira farsesca.
Non vi è nulla da fare, anche sforzandosi uno a fine film non vi trova elementi validi e soprattutto, cosa della massima importanza, che si facciano ricordare o suscitino qualcosa.La Coppola ci propone un film da Festival di Venezia con un impianto di regia mastodontico per poi proporci il solito tutto fumo e niente arrosto, un blockbuster dimenticato da vedere in momenti di sadismo sul divano davanti ad un piatto di pop-corn.
Sequenze troppo, troppo lunghe e ripetute e soprattutto pochi elementi chiave che approfondiscano questa bellissima tematica di partenza della figlia undicenne più matura del padre famoso trentenne.Solo la bella Ferarri, che accompagna i due attori in tutto il film, con il suo rombo ci ridesta e ci riporta sulla scena di quella che poteva essere un ottima sceneggiatura da bis da oscar, ma che invece procede a tentoni anche su elementi in cui la Coppola aveva sempre primeggiato(scelta degli attori, musiche,costumi).
Non ci resta che rivedere e rivedere "Lost in traslation" ancora una volta e goderselo mille volte di più, per non perdere la stima in cotanta bravura di un figlia d'arte appena trentasettenne.
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giorgio zannelli
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martedì 14 settembre 2010
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come saranno gli altri, se questo ha anche vinto?
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Un film povero di contenuti realmente affrontati, smozzicato (altro che minimalista), inconcludente che non scende nelle problematiche che si mantengono solo vagamente accennate. Una regista che interpreta il vuoto e l'esteriorità dell'ambiente affidandosi a una ridondante "apparizione" frammentata di tette e gambe ecc. La problematica della solitudine è appena sfiorata ed essendo priva di consistenza (espressa in due sole frasi dei protagonisti), scivola via tra il susseguirsi di passaggi e scene inutili. Poverissima la caratterizzazione dei personaggi. Scene tronche che non comunicano quanto appena si percepisce. Il microfono di registrazione che appare in un paio di scene, se vuole rappresentare (come altre piccole cose del genere) un segnale, non ha altre scelte consimili che ne supportino la validità od il messaggio.
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Un film povero di contenuti realmente affrontati, smozzicato (altro che minimalista), inconcludente che non scende nelle problematiche che si mantengono solo vagamente accennate. Una regista che interpreta il vuoto e l'esteriorità dell'ambiente affidandosi a una ridondante "apparizione" frammentata di tette e gambe ecc. La problematica della solitudine è appena sfiorata ed essendo priva di consistenza (espressa in due sole frasi dei protagonisti), scivola via tra il susseguirsi di passaggi e scene inutili. Poverissima la caratterizzazione dei personaggi. Scene tronche che non comunicano quanto appena si percepisce. Il microfono di registrazione che appare in un paio di scene, se vuole rappresentare (come altre piccole cose del genere) un segnale, non ha altre scelte consimili che ne supportino la validità od il messaggio. Mancando un vero profilo "intimista", la rappresentazione psicologica dei personaggi così delocalizzata e scialba, svanisce in una conduzione descrittiva lenta e completamente priva di un lessico accettabile e comunicativo. Un film che non ha carattere e d ialoga con lo spettatore. Bravo comunque l'attore e la bimba. Poco più che penosa ed insignificante la scena della premiazione del telegatto con la solita Marini e la Ventura.
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[+] non una buona prova di s. coppola.
(di valvestino)
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laulilla
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lunedì 13 settembre 2010
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anche i ricchi piangono, ma non fanno molta pena
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Da qualche parte (somewhere), forse, il nostro eroe, Johnny, potrà trovare la pace dei sensi, agitati e turbati oltremisura dalle ballerine di lap dance che si esibiscono ammiccanti solo per lui o dalle donne che gli si infilano nel letto senza troppi complimenti o da quelle che lo insidiano stazionando in permanenza davanti alla porta della camera d'albergo che lo ospita, o che lo tentano scoprendosi il seno non appena lo vedono apparire al balcone. Chi sarà mai questo signore così ambito e concupito? E', innanzitutto, il protagonista di Somewhere, il film di Sofia Coppola che ha trionfato a Venezia. Egli è un uomo senza qualità, per sua stessa ammissione, non riconoscendosi alcun merito di studio o di talento personale per il successo raggiunto come divo del cinema, prigioniero nella dorata gabbia del crudele ingranaggio dello Star System che lo rinchiude, Questo sistema lo ha sottratto agli affetti familiari, ma gli ha offerto, nell'ordine: 1)una Ferrari che gli piace, ma che non gli serve; 2)un telegatto che farebbe orrore a qualsiasi essere pensante e raziocinante, soprattutto per l'orripilante cornice entro la quale gli viene assegnato, con tanto di promessa (o minaccia?) di essere ricevuto dal sindaco di Milano in compagnia di un panciuto e azzimato signore con smoking dai rossi revers; 3)alberghi di prestigio che spaziano dallo storico Chateau Marmont di Los Angeles, al pacchiano hotel milanese con piscina annessa esclusivamente alla suite che egli occupa.
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Da qualche parte (somewhere), forse, il nostro eroe, Johnny, potrà trovare la pace dei sensi, agitati e turbati oltremisura dalle ballerine di lap dance che si esibiscono ammiccanti solo per lui o dalle donne che gli si infilano nel letto senza troppi complimenti o da quelle che lo insidiano stazionando in permanenza davanti alla porta della camera d'albergo che lo ospita, o che lo tentano scoprendosi il seno non appena lo vedono apparire al balcone. Chi sarà mai questo signore così ambito e concupito? E', innanzitutto, il protagonista di Somewhere, il film di Sofia Coppola che ha trionfato a Venezia. Egli è un uomo senza qualità, per sua stessa ammissione, non riconoscendosi alcun merito di studio o di talento personale per il successo raggiunto come divo del cinema, prigioniero nella dorata gabbia del crudele ingranaggio dello Star System che lo rinchiude, Questo sistema lo ha sottratto agli affetti familiari, ma gli ha offerto, nell'ordine: 1)una Ferrari che gli piace, ma che non gli serve; 2)un telegatto che farebbe orrore a qualsiasi essere pensante e raziocinante, soprattutto per l'orripilante cornice entro la quale gli viene assegnato, con tanto di promessa (o minaccia?) di essere ricevuto dal sindaco di Milano in compagnia di un panciuto e azzimato signore con smoking dai rossi revers; 3)alberghi di prestigio che spaziano dallo storico Chateau Marmont di Los Angeles, al pacchiano hotel milanese con piscina annessa esclusivamente alla suite che egli occupa.
La figlioletta, di cui inaspettatamente dovrà occuparsi per qualche giorno, potrebbe presentargli un modello di vita alternativo per grazia, innocenza e pulizia morale e, quindi, diventare l'occasione per una sua rinascita, ammesso che inaspettatamente egli ritrovi la volontà e la forza per uscire dal torpore mediatico che gli ottunde una chiara e limpida coscienza dello stato di ebetudine ben retribuita in cui si trova. Che dire? Certamente Johnny, nonostante i soldi, piange, non è felice e si annoia tanto. Non mi risulta, però, che qualcuno di coloro che hanno visto il film abbia provato per lui compassione o una qualche forma di simpatia, etimologicamente intesa. Che delusione, Sofia Coppola, così convincente nella storia raccontata in Lost in translation! Anche quella era una storia d'attore, ma quale umano spessore nel bellissimo personaggio interpretato da Bill Murray! Capita anche ai migliori registi di sbagliare un film; non tutti i film sbagliati, però, vincono il Leone d'oro a Venezia.
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guldalex
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martedì 21 settembre 2010
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più che minimalismo,il nulla..
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se il film vuole essere anticonformista-antiholliwoodiano è soltanto un conformismo alla rovescia molto mal riuscito:l'idea è buona - il modus vivendi di un divo è tutto sommato vuota... - ma sviluppata proprio con il minimo sindacale:inquadrature fisse pasoliniane senza niente dentro;l'immobilità del film non viene controbilanciata da nessun tipo di tensione psicologica o altro capace di non far sprofondare lo spettatore in una noia mortale;gli scorci di quotidianità sono mediocri e senza autenticità...in film del genere senza una Isabelle Huppert il fallimento è dietro l'angolo e si rischia un risultato estremamente banale e mediocre ..
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matthew
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domenica 12 settembre 2010
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evitatelo
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Il film è veramente noioso, non solo perchè il personaggio è reso noioso perchè è proprio la sua vita ad esserlo; in realtà la storia non è mai decollata ed il film è finito senza aver saputo trasmettere niente, o meglio, lo spunto su cui si basa la storia è interessante ma non ci voleva questa grande regista per descrivere il cambiamento nell'approcciarsi alla vita di questo belloccio ricco e vizioso, perchè era talmente squallida da non poter essere peggiore. La fine del film è stata imbarazzante e le inquadrature sono spesso scomode; alcune scene sono inopportune e stucchevoli, soffermandosi per interi minuti su fasi non trascendentali ai fini della storia (vedi la scena del pattinaggio o della maschera, o il girare in pista con la Ferrari).
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Il film è veramente noioso, non solo perchè il personaggio è reso noioso perchè è proprio la sua vita ad esserlo; in realtà la storia non è mai decollata ed il film è finito senza aver saputo trasmettere niente, o meglio, lo spunto su cui si basa la storia è interessante ma non ci voleva questa grande regista per descrivere il cambiamento nell'approcciarsi alla vita di questo belloccio ricco e vizioso, perchè era talmente squallida da non poter essere peggiore. La fine del film è stata imbarazzante e le inquadrature sono spesso scomode; alcune scene sono inopportune e stucchevoli, soffermandosi per interi minuti su fasi non trascendentali ai fini della storia (vedi la scena del pattinaggio o della maschera, o il girare in pista con la Ferrari). Poi si tocca veramente il fondo con la parentesi italiana del Telegatto con annesse la Ventura e la Marini. "Lost in Translation" l'ho giudicato personalmente come un errore e questa seconda chance si è rivelata un altro errore che mi ha fatto rimpiangere i sei euro di biglietto.
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nietzschea
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giovedì 16 settembre 2010
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quando il fascino non c'è....
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"Somewhere" -ma sicuramente not here- un film di una lentezza incredibile, apprezzabile solo se interpretato in maniera dadaista: arte del non arte, in cui mancano completamente le caratteristiche del cinema moderno.
L'apertura con elementi che riportano alla letteratura degli anni '20 di F.S. Fitzgerald in cui la dissoluzione morale e psicologica dell'individuo si perde nella illusione dell'avere (una bella macchina, tante belle donne) a detrimento dell'essere.
Assolutamente prive di senso artistico (ma forse con un senso politico e commerciale) le scene girate in Italia al cosi detto Telegatti.
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franz_32
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domenica 12 settembre 2010
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la noia del nulla
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Non avevo mai visto il pubblico alzarsi ed andarsene nel corso del film come per questa pellicola.
Certo la lentezza del film è incredibile. Per leggere di seguito tutti i dialoghi del film basterebbero 3 minuti.
Il personaggio principale è un famoso attore che vive nella ricchezza, senza valori ed incapace di esprimere un qualsiasi concetto.
La Sofia Coppola in verità non si sforza poi molto per renderlo egregiamente: ha una ferrari, vive in stanze di alberghi di lusso, non dice mai una parola.
La storia è essenziale. Il nostro eroe, per un imprevisto, rimane esposto per qualche momento in più del solito, alla compagnia della giovane figlia e ne rimane turbato; a quel punto non che esprima o dica qualcosa di particolare, ma c'è un momento in cui, aggrotterà le ciglia in modo delicato ma significativo.
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Non avevo mai visto il pubblico alzarsi ed andarsene nel corso del film come per questa pellicola.
Certo la lentezza del film è incredibile. Per leggere di seguito tutti i dialoghi del film basterebbero 3 minuti.
Il personaggio principale è un famoso attore che vive nella ricchezza, senza valori ed incapace di esprimere un qualsiasi concetto.
La Sofia Coppola in verità non si sforza poi molto per renderlo egregiamente: ha una ferrari, vive in stanze di alberghi di lusso, non dice mai una parola.
La storia è essenziale. Il nostro eroe, per un imprevisto, rimane esposto per qualche momento in più del solito, alla compagnia della giovane figlia e ne rimane turbato; a quel punto non che esprima o dica qualcosa di particolare, ma c'è un momento in cui, aggrotterà le ciglia in modo delicato ma significativo.
I momenti emozionanti del film solo 2. Il primo quando si spegne la ferrari costringendolo a dire 2 parole per chiamare il soccorso stradale. Il secondo quando decide di lasciare per strada la ferrari, perchè è finalmente finito il film.
Che poi non è propriamente un film, non si può neanche dire che sia brutto, perchè non è proprio nulla.
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indag29
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domenica 19 settembre 2010
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assolutamente un film vergognoso
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Come la critica abbia consigliato di vedere questo film resta un mistero, sempre che il buon Francis Ford Coppola non abbia provveduto a prezzolare gli stessi critici.
Film da cancellare nella storia dei Coppola, pessima e scontata sceneggiatura, colonna sonora inesistente, dialoghi inesistenti, film assolutamente lento, peggio dei film francesi, primo tempo da suicidio collettivo, secondo tempo in cui ci si aspetta una ripresa invece si ricade nella noia assoluta per arrivare all'incomprensibile finale.
La signorina neo regista Coppola farebbe bene a cambiar strada, l'intera sala cinematografica sbadigliava, qualcuno russava e tutti ci si guardava increduli sul come questo film fosse giunto nelle sale cinematografiche.
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Come la critica abbia consigliato di vedere questo film resta un mistero, sempre che il buon Francis Ford Coppola non abbia provveduto a prezzolare gli stessi critici.
Film da cancellare nella storia dei Coppola, pessima e scontata sceneggiatura, colonna sonora inesistente, dialoghi inesistenti, film assolutamente lento, peggio dei film francesi, primo tempo da suicidio collettivo, secondo tempo in cui ci si aspetta una ripresa invece si ricade nella noia assoluta per arrivare all'incomprensibile finale.
La signorina neo regista Coppola farebbe bene a cambiar strada, l'intera sala cinematografica sbadigliava, qualcuno russava e tutti ci si guardava increduli sul come questo film fosse giunto nelle sale cinematografiche. Conclusione: il miglior tempo è stato l'intervallo. Vergognatevi di consigliare questa pellicola, è solo un furto alla tasca degli appassionati della cinematografia e pericoloso per la psiche altrui!!
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