Titolo originale | Octubre |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Perù |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Daniel Vega |
Tag | Da vedere 2010 |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 3,20 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 26 aprile 2010
L'arrivo inaspettato di un bambino in una culla sconvolge la routine raggelata del gestore di un banco dei pegni Al Box Office Usa October ha incassato 21,5 mila dollari .
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CONSIGLIATO SÌ
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A Lima il figlio di un noto gestore di banco dei pegni prosegue l'attività paterna non disdegnando di concedere anche dei prestiti o fare da banca. L'attività non sembra rendere molto, a giudicare dalle sue condizioni di vita, ma è gestita con fredda serietà e professionalità. Le giornate scorrono tutte uguali tra clienti e visite alle prostitute, fino a che non si ritrova in casa una culla con un bambino, forse suo, al quale dovrà badare.
Il mese di Ottobre è quello del Signore dei miracoli e porterà sconvolgimenti degni di nota nelle vite di tre persone che ruotano intorno al banco dei pegni.
Il tono è a dir poco raggelato e il film potrebbe essere totalmente privo di emozioni non fosse per un umorismo molto sottile. Quello di cui invece l'opera trabocca sono le notazioni sulla realtà peruviana, specie quella economica.
La centralità del denaro nella vita del gestore del banco dei pegni è totale e supera il concetto stesso di avarizia. L'umanità che si rivolge a lui non lo fa perchè arrivata all'ultima spiaggia ma come fosse una consuetudine, con la stessa facilità e scontata regolarità con la quale si accendono di continuo le candele alla madonna.
Con una fissità, un pudore dei sentimenti e un'attenzione alla composizione delle inquadrature, come fossero quadri destinati a rimanere fissati nel tempo, che ricorda la gelida ironia di Kaurismaki, Daniel Vega dirige una storia di mutamento interiore e sconvolgimento che ha poco di sentimentale e molto di politico.
Ma la fissità non è caratteristica delle sole inquadrature, si rispecchia anche nella recitazione, moderatissima e in sottrazione per tutti gli attori (specie l'abilissimo protagonista, capace di variazioni microscopiche del volto che rispecchiano movimenti macroscopici dell'animo), nella vita dei personaggi (sempre uguale fino all'arrivo della culla/MacGuffin), nella società peruviana (che sembra rimasta agli anni '70) e infine nelle aspettative per il futuro che verrà dopo i titoli di coda.
Un miracolo ci sarà ma nemmeno esso sembra in grado di cambiare l'immutabile.