Titolo originale | Happy Few |
Titolo internazionale | Happy Few |
Anno | 2010 |
Genere | Sentimentale |
Produzione | Francia |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Antony Cordier |
Attori | Marina Foïs, Élodie Bouchez, Roschdy Zem, Nicolas Duvauchelle, Jean-François Stévenin Alexia Stresi, Geneviève Mnich, Philippe Paimblanc, Blanche Gardin, Ilona Caly, Naomi Ferreira, Ferdinand Ledoux. |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 5 febbraio 2020
Un film che si interroga su come funzionino le storie d'amore tra due adulti e indaga sulle fragilità dei loro sentimenti.
CONSIGLIATO SÌ
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Rachel crea gioielli mentre aspetta che accada qualcosa. Moglie di Franck e madre di una bambina si invaghisce di Vincent, sposato con Teri e padre di due figli. Travolti dalla passione ma decisi a restare nel rispettivo matrimonio, Rachel e Vincent organizzano una cena per incontrare e innamorare Franck e Teri. Dopo il vino, le chiacchiere e il ping pong le coppie si scambiano e si condividono fino a confondersi. È l'inizio di un eccitante ménage à quatre che condurrà gli amanti a sperimentarsi e a sperimentare i propri desideri, i propri sentimenti, i propri limiti.
Dopo il triangolo adolescenziale, Douches Froides, con cui debuttò a Cannes nel 2005, Antony Cordier aggiunge un vertice al poligono e ipotizza una nuova geometria dell'amore. Una figura con quattro lati e altrettanti angoli acuti da cui è bandita qualsiasi ottusità. Rachel e Franck, Teri e Vincent sono appagati ma comunque in attesa che qualcosa o qualcuno li risvegli dalla consuetudine. Indagati e centrati nella stessa inquietudine esistenziale, i quattro protagonisti provano a conciliare il loro impulso a conservare la relazione legittima col desiderio di spendersi in un altro sentimento. Il regista francese riconferma e rilancia il suo cinema delle attrazioni, colpendo al cuore la monogamia e la stabilità all'ordine sentimentale costituito. Teorici virtuosi del mèlo e autori appassionati di filmografie permeabili all'irruzione e alla provocazione dell'eccesso e della dismisura, gli autori francesi sono dominati da sempre dal desiderio di dare voce e immagine agli scacchi affettivi e ai conflitti non riconciliabili. Aderente a questa impronta, Cordier guarda al cinema come luogo privilegiato di ricerca e sperimentazione, producendo un intreccio sentimentale che mette in discussione la fedeltà al coniuge e allo stesso tempo lo contempla nel nuovo ménage. Decantato il racconto da ogni necessità romanzesca, Cordier filma gli attori nella loro fenomenologia emotiva e comportamentale, li osserva nelle variabili delle loro reazioni ed esitazioni, nell'abbandono dei loro corpi in una dimensione di sollecitazione sensoriale. Da parte loro i protagonisti, tutti ugualmente efficaci, aderiscono alla fisicità dei suoni, dei rumori, dei colori della natura, dove si ritirano per dare sfogo alla chimica delle attrazioni nella libertà indisturbata di una casa lontana dal consenso sociale e trasformata nel teatro di un gioco irresistibile, di uno scambio di segreti e di piaceri. Eppure la licenza di infedeltà concessa "a pochi fortunati" non sarà infine meno dolorosa di una fedeltà obbligata.
Une naissance à Tours voici trente-sept ans dans un milieu ouvrier, une entrée à l'école de la Femis par la petite porte du montage, deux courts métrages réalisés en 2000, dont un primé à Clermont-Ferrand, puis deux longs métrages. Le premier (Douches froides, 2005) a été présenté à la Quinzaine des réalisateurs à Cannes puis a remporté le César du meilleur premier film ; le deuxième (Happy Few, 2010) [...] Vai alla recensione »