Titolo originale | Rizhao Chongqing |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Cina |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Xiaoshuai Wang |
Attori | Fan Bingbing, Qin Hao, Xueqi Wang, Ziyi Wang . |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 17 maggio 2010
Lin è un capitano di mare. Quando apprende della morte del primo figlio, il 25enne Bo, interroga i suoi amici, la sua ragazza e il suo assassino per capire chi era suo figlio e scoprire quanto ha pesato la sua assenza
CONSIGLIATO SÌ
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Rientrato a Chongquing dopo 6 mesi al largo e ben 14 anni lontano dalla prima moglie, il marinaio Lin apprende che il figlio Bo, venticinquenne, è stato ucciso dalla polizia, dopo aver preso in ostaggio una giovane dottoressa in un negozio di alimentari. La volontà di capire cosa è successo veramente s'identifica, in Lin, nell'unica modalità che gli rimane per conoscere qualcosa di Bo.
Dopo i sogni di Shanghai e le biciclette di Pechino, Wang Xiaoshuai si trasferisce nella nebbia della megalopoli di Chongquing. Lo spettatore accede ad essa tramite Lin, salendo lungo una filovia che poggia sul vuoto e che è solo il primo dei tanti simboli di cui il film fa un uso esplicito, per non dire facile. Partendo da un fatto di cronaca, il regista organizza un lungo e malinconico mistery, nella quale procedono parallele la ricostruzione del giorno fatale, che ha per protagonista il ragazzo, e la detection dell'anima che porterà il protagonista, al termine dell'inchiesta, a trovare in se stesso il vero colpevole.
Non un raggio di sole o di novità, ma una buona fattura e un ottimo cast di attori giovani. Pur su un paesaggio narrativo diverso, usando la stessa delicatezza, Wang Xiaoshuai torna ad esplorare i temi dell'ultimo "In Love we trust" e in particolare l'attrito tra le scelte e i comportamenti degli adulti e i loro effetti sui figli, senza mai dimenticare di tornare a guardare anche e soprattutto nella direzione uguale e contraria.
In materia di attriti e discordanze, quindi, l'interesse maggiore del film sta nel confronto posto in scena tra il ritmo del padre, in lento, continuo e perseverante movimento, e il mondo dei giovani cinesi di oggi, che si dimena di notte al ritmo della musica dei club ma in realtà è fermo, perso. C'è una vena moralista che pulsa, ma il personaggio di Lin è animato da una curiosità sincera, mettere a fuoco l'immagine del figlio è per lui fondamentale, e il regista, in fondo, sembra guardare ai suoi ragazzi con le medesime buone intenzioni.
Il blues del titolo, però, al quale forse accenna la struttura ripetitva degli incontri di Lin con le persone che erano vicine al figlio, rischia piuttosto di rimandare, nei fatti, all'alternarsi di stanca e di veglia dello spettatore in sala.