carmine antonello villani
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lunedì 28 dicembre 2009
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la precarietà della condizione umana per i coen
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Per i fratelli Coen la vita è un mistero, trovare un senso ai mille accadimenti sembra una contraddizione in termini quando le tragedie arrivano come un fulmine a ciel sereno. “A serious man” racconta l’impossibilità di trovare le risposte ai dubbi di un ebreo che assiste impotente alla sua rovina per mano di parenti, amici e colleghi di lavoro. Tra rabbini e consigli a buon mercato un professore del Midwest cerca invano d’interpretare gli eventi che lo travolgono, eppure non c’è alcuna ragione al caotico succedersi dei fatti perché in meno che non si dica una notizia inaspettata può davvero cambiare la vita. Fotografia della provincia americana degli anni ’60, “A serious man” è una storia intrisa di cupo pessimismo: laddove la religione non viene in soccorso dei fedeli anche la speranza è destinata a svanire.
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Per i fratelli Coen la vita è un mistero, trovare un senso ai mille accadimenti sembra una contraddizione in termini quando le tragedie arrivano come un fulmine a ciel sereno. “A serious man” racconta l’impossibilità di trovare le risposte ai dubbi di un ebreo che assiste impotente alla sua rovina per mano di parenti, amici e colleghi di lavoro. Tra rabbini e consigli a buon mercato un professore del Midwest cerca invano d’interpretare gli eventi che lo travolgono, eppure non c’è alcuna ragione al caotico succedersi dei fatti perché in meno che non si dica una notizia inaspettata può davvero cambiare la vita. Fotografia della provincia americana degli anni ’60, “A serious man” è una storia intrisa di cupo pessimismo: laddove la religione non viene in soccorso dei fedeli anche la speranza è destinata a svanire. Nulla è più falso della convinzione di poter trovare una spiegazione a qualsiasi cosa, la cabala e la Torah non riescono a prevedere i fenomeni che si susseguono in maniera imprevedibile. I Coen si fanno beffa dei dogmi e delle tradizioni ebraiche quando la fede sfocia nella superstizione, mentre la comunità di una cittadina diventa un pretesto per una riflessione profonda sulla precarietà della condizione umana. E Michael Stuhlbarg, nei panni di Larry Gopnik, la rappresenta in maniera straordinaria grazie a una regia molto matura. Ed ad un finale foriero di tristi presagi.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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paride86
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lunedì 28 dicembre 2009
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mah...
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Di certo ai fratelli Coen non si può rimproverare la tecnica: regia, fotografia, suono sono perfetti. E' la sostanza che non mi è piaciuta: una sequenza di personaggi viscidi e ripugnanti e un susseguirsi di situazioni che invece di farmi ridere mi hanno infastidito sempre di più con lo scorrere del film. Probabilmente sono io che non ho capito l'umorismo della storia, infarcita di riferimenti ebraici che purtroppo, data la mia ignoranza in materia, non ho potuto cogliere appieno.
Non mi ha lasciato niente.
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(di borghij )
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marcos
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domenica 27 dicembre 2009
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film intelligente e cinico, ma anche molto noioso
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Film sottile e amaro,sicuramente lascia qualcosa,però a mio avviso nn si può fare un film fondamentalmente inutile e senza storia e riempirlo quasi esclusivamente della buona regia dei Coehn e di clichè ebraici.
Adesso i Coehn son meritatamente sulla cresta dell'onda e,come spesso accade in questi momenti(vedi Tarantino qualche anno fa),ogni cosa che fa l'artista deve essere per forza un mezzo capolavoro e se nn l apprezzi nn capisci un cazzo di cinema e questo m sembra abb idiota.Va beh,concludiamo:a mio avviso, film più da evitare che da incensare.
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il conformista
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domenica 27 dicembre 2009
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mi dispiace non lo accetto
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Mi dispiace ma dopo tutto quello che è stato fatto in questo film in termini di recitazione, scenografia e costumi e fotografia, il film non può finire così. E' proprio uno schiaffo all'iuntelligenza dello spettatore. E' una scusa perchè non saopevano come farlo finire. Potevano farlo finire mezz'ora prima, o 20 minuti prima, o un'ora dopo, tanto cosa cambiava' mi ribello a questo genere di film, sono un vero insulto all'intelligenza umana. NON FATEVI BEFFARE DALL'"intelligenzia" ebraica. UNA CAGATA PAZZESCA!!!
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stefano v
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venerdì 25 dicembre 2009
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film molto particolare
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Di sicuro non è il filmetto che si va a vedere per farsi 4 risate durante il periodo natalizio, ben fatto, profondo e inquadrature formidabili!!! Da vedere
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ikaro76
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venerdì 25 dicembre 2009
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l’(in)determinazione della condizione umana
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Che sensazione si ha all’uscita dalla sala, dopo aver visto A serious man?
Probabilmente un senso di spaesamento. E disarmati ci si chiede se il film ci sia piaciuto o ci abbia solo incredibilmente irritato.
E non è già questo un successo per un film?
In fondo è quello che diceva Breton per l’opera d’arte surrealista. Quello che trasmette travalica l’aspetto meramente estetico. Ma come molte opere surrealiste oltre a colpirci sono capolavori, così è anche per questo film dei geniali Coen.
Il film appare disarticolato, frammentario, ma invece un tema unitario pervade ogni singola scena, dal prologo apparentemente estraneo al corpo del film, all’epilogo.
Ed è il principio di indeterminazione, che dal mondo microscopico dell’atomo è esteso ad ogni atto dell’esistenza umana, al di là del tempo e dello spazio.
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Che sensazione si ha all’uscita dalla sala, dopo aver visto A serious man?
Probabilmente un senso di spaesamento. E disarmati ci si chiede se il film ci sia piaciuto o ci abbia solo incredibilmente irritato.
E non è già questo un successo per un film?
In fondo è quello che diceva Breton per l’opera d’arte surrealista. Quello che trasmette travalica l’aspetto meramente estetico. Ma come molte opere surrealiste oltre a colpirci sono capolavori, così è anche per questo film dei geniali Coen.
Il film appare disarticolato, frammentario, ma invece un tema unitario pervade ogni singola scena, dal prologo apparentemente estraneo al corpo del film, all’epilogo.
Ed è il principio di indeterminazione, che dal mondo microscopico dell’atomo è esteso ad ogni atto dell’esistenza umana, al di là del tempo e dello spazio.
Certo tutto il film è anche pervaso dalla cultura ebraica.
Pensiamo all’importanza del numero. Nella Cabbala, nella Torah. Ogni lettera corrisponde ad un numero, come nell’episodio del dentista.
mi viene in mente, nonostante l’enorme distanza di toni Pi greco–Il teorema del delirio di Aranosky.
Tutta la struttura di A serious man crollerebbe se il protagonista appartenesse ad una religione/cultura cattolica, per esempio.
Si respira invece il doppio binario della cultura ebraica, l’aspetto strettamente fideistico e quello forse ancor più determinante razionale-matematico.
Ma Larry ne esce sempre sconfitto. Alla ricerca com’è di una spiegazione, di un controllo sugli eventi, attraverso una o l’altra delle strade, si arrende, soggetto com’è ad una eterodeterminazione,alla quale non si può nemmeno dare il nome di dio, di natura, di necessità.
E allora “accetta il mistero”...
Ma torniamo all’indeterminazione…
Indeterminato è l’episodio del prologo. L’anziano ebreo è davvero un dibuk? Nel momento in cui penetra il coltello nel cuore il sangue non esce subito. Ed ecco allora che “ci sembra” che sia un dibuk. Poi comincia ad uscire sangue. Ma continua a parlare.Poi esce di casa e la porta si chiude, al di fuori della nostra osservazione.esempio perfetto del Paradosso di Schroedinger come il gatto, il vecchio è-e-non-è un dibuk.
Indeterminato è il risultato delle analisi cliniche del protagonista. il fatto che il fratello sia o meno per davvero uno stupratore. il racconto del secondo rabbino.il fatto che lo studente sia o meno un corruttore e Larry un corrotto. la spiegazione sul confine dei prati con il vicino fascista. indeterminato è l’epilogo.
Un film nella scia della cultura yiddish,che fa venire in mente La versione di Barney, ma che soprattutto ben si inserisce nella filmografia dei Coen, in cui il tema dell’insesatezza, dell'assurdità dell'esisetenza umana,dell’assenza per il singolo di strumenti per la vera comprensione del mondo, della fragilità delle certezze e del libero arbitrio, si dipana da Blood Simple a Fargo a L’uomo che non c’era a Non è un paese per vecchi, raggiungendo la perfezione allegorica proprio in A serious man in apparenza il film meno coordinato, meno compatto.
E poi alcune gemme di sceneggiatura, come la scena delle antenne, o il sogno/incubo dell’attraversamento del confine, oppure le parole del rabbino capo al ragazzo, che cita i membri dei Jefferson Airplane e le parole “when the truth is found to be lies” della soundtrack sottofondo delle scene clou del film “Somebody to love”.
Per cui ecco A serious man, un piccolo capolavoro, che non piacerà a tutti. Per fortuna.
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cinephiles
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giovedì 24 dicembre 2009
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che cos'è il genio?
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Che cos'è il genio? si chiedevano gli squinternati personaggi di "Amici miei" di Monicelli. C'era da aspettarselo, l'uscita dell'ultima fatica dei Coen ha lasciato sbalorditi e un pò irritati molti di coloro che si aspettavano di ridere a crepapelle come in Burn after reading. In realtà c'è poco da ridere, o meglio, ci sarebbe da sganasciarsi dalle risate se noi tutti osservassimo la vita e i suoi sgambetti con quel bonario cinismo, con quella indispensabile autoironia (e autocritica) con cui i fratelli Coen amano raccontarcela. Personalmente ho goduto dal prologo all'epilogo in una sala semivuota che aveva perso la concorrenza di Christmas Carol. Ho goduto nel farmi, ancora una volta, sorprendere da due autentici talenti del cinema, e non capita poi tanto spesso di non avere idea di come sarà lo svolgimento di un film.
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Che cos'è il genio? si chiedevano gli squinternati personaggi di "Amici miei" di Monicelli. C'era da aspettarselo, l'uscita dell'ultima fatica dei Coen ha lasciato sbalorditi e un pò irritati molti di coloro che si aspettavano di ridere a crepapelle come in Burn after reading. In realtà c'è poco da ridere, o meglio, ci sarebbe da sganasciarsi dalle risate se noi tutti osservassimo la vita e i suoi sgambetti con quel bonario cinismo, con quella indispensabile autoironia (e autocritica) con cui i fratelli Coen amano raccontarcela. Personalmente ho goduto dal prologo all'epilogo in una sala semivuota che aveva perso la concorrenza di Christmas Carol. Ho goduto nel farmi, ancora una volta, sorprendere da due autentici talenti del cinema, e non capita poi tanto spesso di non avere idea di come sarà lo svolgimento di un film...pensateci bene!
interpretato meravigliosamente, la macchina da presa, così sottomessa ai personaggi tanto da farne sentire il peso e darci l'idea che da un momento all'altro qualcosa possa cadere dal cielo e spiaccicare i protagonisti di questa improbale ma probabilissima famiglia.
Promosso con Lode
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ikaro76
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giovedì 24 dicembre 2009
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l’ (in)determinazione della condizione umana
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Che sensazione si ha all’uscita dalla sala, dopo aver visto A serious man?
Probabilmente un senso di spaesamento. E disarmati ci si chiede se il film ci sia piaciuto o ci abbia solo incredibilmente irritato.
E non è già questo un successo per un film?
In fondo è quello che diceva Breton per l’opera d’arte surrealista. Quello che trasmette travalica l’aspetto meramente estetico. Ma come molte opere surrealiste oltre a colpirci sono capolavori, così è anche per questo film dei geniali Coen.
Il film appare disarticolato, frammentario, ma invece un tema unitario pervade ogni singola scena, dal prologo apparentemente estraneo al corpo del film, all’epilogo.
Ed è il principio di indeterminazione, che dal mondo microscopico dell’atomo è esteso ad ogni atto dell’esistenza umana, al di là del tempo e dello spazio.
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Che sensazione si ha all’uscita dalla sala, dopo aver visto A serious man?
Probabilmente un senso di spaesamento. E disarmati ci si chiede se il film ci sia piaciuto o ci abbia solo incredibilmente irritato.
E non è già questo un successo per un film?
In fondo è quello che diceva Breton per l’opera d’arte surrealista. Quello che trasmette travalica l’aspetto meramente estetico. Ma come molte opere surrealiste oltre a colpirci sono capolavori, così è anche per questo film dei geniali Coen.
Il film appare disarticolato, frammentario, ma invece un tema unitario pervade ogni singola scena, dal prologo apparentemente estraneo al corpo del film, all’epilogo.
Ed è il principio di indeterminazione, che dal mondo microscopico dell’atomo è esteso ad ogni atto dell’esistenza umana, al di là del tempo e dello spazio.
Certo tutto il film è anche pervaso dalla cultura ebraica.
Pensiamo all’importanza del numero. Nella Cabbala, nella Torah. Ogni lettera corrisponde ad un numero, come nell’episodio del dentista.
mi viene in mente, nonostante l’enorme distanza di toni Pi greco–Il teorema del delirio di Aranosky.
Tutta la struttura di A serious man crollerebbe se il protagonista appartenesse ad una religione/cultura cattolica, per esempio.
Si respira invece il doppio binario della cultura ebraica, l’aspetto strettamente fideistico e quello forse ancor più determinante razionale-matematico.
Ma Larry ne esce sempre sconfitto. Alla ricerca com’è di una spiegazione, di un controllo sugli eventi, attraverso una o l’altra delle strade, si arrende, soggetto com’è ad una eterodeterminazione,alla quale non si può nemmeno dare il nome di dio, di natura, di necessità.
E allora “accetta il mistero”...
Ma torniamo all’indeterminazione…
Indeterminato è l’episodio del prologo. L’anziano ebreo è davvero un dibuk? Nel momento in cui penetra il coltello nel cuore il sangue non esce subito. Ed ecco allora che “ci sembra” che sia un dibuk. Poi comincia ad uscire sangue. Ma continua a parlare.Poi esce di casa e la porta si chiude, al di fuori della nostra osservazione.esempio perfetto del Paradosso di Schroedinger come il gatto, il vecchio è-e-non-è un dibuk.
Indeterminato è il risultato delle analisi cliniche del protagonista. il fatto che il fratello sia o meno per davvero uno stupratore. il racconto del secondo rabbino.il fatto che lo studente sia o meno un corruttore e Larry un corrotto. la spiegazione sul confine dei prati con il vicino fascista. indeterminato è l’epilogo.
Un film nella scia della cultura yiddish,che fa venire in mente La versione di Barney, ma che soprattutto ben si inserisce nella filmografia dei Coen, in cui il tema dell’insesatezza, dell'assurdità dell'esisetenza umana,dell’assenza per il singolo di strumenti per la vera comprensione del mondo, della fragilità delle certezze e del libero arbitrio, si dipana da Blood Simple a Fargo a L’uomo che non c’era a Non è un paese per vecchi, raggiungendo la perfezione allegorica proprio in A serious man in apparenza il film meno coordinato, meno compatto.
E poi alcune gemme di sceneggiatura, come la scena delle antenne, o il sogno/incubo dell’attraversamento del confine, oppure le parole del rabbino capo al ragazzo, che cita i membri dei Jefferson Airplane e le parole “when the truth is found to be lies” della soundtrack sottofondo delle scene clou del film “Somebody to love”.
Per cui ecco A serious man, un piccolo capolavoro, che non piacerà a tutti. Per fortuna.
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whisperingwind
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lunedì 21 dicembre 2009
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la non-giustizia universale
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è incredibile come in questo film qualsiasi certezza sia del tutto annietata, tutto sia puro caos.
la giustizia bacia a caso le sue vittime senza un disegno preciso.
larry è un uomo serio ( anche se nel film è Sy quello definito " uomo serio")a cui accadono una serie di disgrazie.
i personaggi del NON intraprendono una crescita interiore ma rimangono statici e il "motore primo" del film quello che muove le pedine sembra proprio essere il destino.
Larry cerca di capire perchè l'ingiustizia lo stia colpendo cosi duramente attraverso la consultazione di tre rabbini ma il vuoto e il caos che ne trae è addirittura superiore ( vedi parabola del dentista totalmente non sense e anch'essa senza un finale)
Sy un egoista a cui sembra andare tutto bene a scapito del protagonista, improvvisamente muore.
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è incredibile come in questo film qualsiasi certezza sia del tutto annietata, tutto sia puro caos.
la giustizia bacia a caso le sue vittime senza un disegno preciso.
larry è un uomo serio ( anche se nel film è Sy quello definito " uomo serio")a cui accadono una serie di disgrazie.
i personaggi del NON intraprendono una crescita interiore ma rimangono statici e il "motore primo" del film quello che muove le pedine sembra proprio essere il destino.
Larry cerca di capire perchè l'ingiustizia lo stia colpendo cosi duramente attraverso la consultazione di tre rabbini ma il vuoto e il caos che ne trae è addirittura superiore ( vedi parabola del dentista totalmente non sense e anch'essa senza un finale)
Sy un egoista a cui sembra andare tutto bene a scapito del protagonista, improvvisamente muore.
Da allora le cose sembrano andare meglio per Larry, lo spettatore pensa: "giustizia è stata fatta finalmente!" ma invece, non è così!
Larry riceve una telefonata dal medico riguardo ai risultati delle sue lastre nel frattempo la scuola del figlio sta per essere investita da un tornado. il finale lascia l'amaro in bocca allo spettatore avvezzo ad un "ending" adeguato e suggerisce una sola certezza: non esiste nessua certezza, il destino è cieco, puoi credere in qualsiasi religione, puoi cercare le risposte nella matematica e nella fisica, puoi essere un uomo serio oppure no ma tutto questo non importa a nessuno perche le cose continueranno a capitare a caso.
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mcornacch
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domenica 20 dicembre 2009
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buonanotte
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Visto i precedenti film credevo di assistere a un vero capolavoro, invece 3/4 della sala si è addormentata. qualcuno si è addirittura alzato.
Non mi aspettavo davvero questo FLOP.
Film che mette a dura prova la resistenza dei spettatori.
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