eugen
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mercoledì 24 maggio 2023
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grandezza spirito ebraico
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"A Serious Man"(Joel e Ethan Coen, registi e sceneggiatori, come sempre, 2009)e'un film che parte da un apologo yiddish scritto per l'occasione dagli stessi autori, nei quali un uomo invitato a casa dal marito, e'ritenuto morto dalla moglie, ma elgi si presenta a casa e la donna lo uccide(sempre che non sia un "non morto", un dybbuk, ossia spirito maligno)e l'apologo si chiude cosi', nel dubbio. E dubbio e'anche quello di Larry Gopnik. prof, di fisica, alle prese con uno studnete di origni coreane che, avendo ricevuto dal prof. un voto "non buono", gli lascia una busta con dei soldi, con la mogie che vuole chiedergli un get, ossia una sospensione rituale del matrimonio per sposarsi con un altro uomo, un vedovo, con accuse gravi di molestie sessuali rivolte a suo fratello, con il figlio adolescente con problemi di marijuana non pagata e cos' via, Si rivolgera'a vari rabbini avra'a che fare con un avvocato, dovra'superare il trauma della morte dell'eventuale futuro compagno della moglie, perto in un incidente stradale(di cui paghera'le spese funerarie), con varie altre circostanze spiacevoli, ma in qualche modo iruscira a"cavarsela", sempre che quest'espressione sia adatta a descrivere la situazione.
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"A Serious Man"(Joel e Ethan Coen, registi e sceneggiatori, come sempre, 2009)e'un film che parte da un apologo yiddish scritto per l'occasione dagli stessi autori, nei quali un uomo invitato a casa dal marito, e'ritenuto morto dalla moglie, ma elgi si presenta a casa e la donna lo uccide(sempre che non sia un "non morto", un dybbuk, ossia spirito maligno)e l'apologo si chiude cosi', nel dubbio. E dubbio e'anche quello di Larry Gopnik. prof, di fisica, alle prese con uno studnete di origni coreane che, avendo ricevuto dal prof. un voto "non buono", gli lascia una busta con dei soldi, con la mogie che vuole chiedergli un get, ossia una sospensione rituale del matrimonio per sposarsi con un altro uomo, un vedovo, con accuse gravi di molestie sessuali rivolte a suo fratello, con il figlio adolescente con problemi di marijuana non pagata e cos' via, Si rivolgera'a vari rabbini avra'a che fare con un avvocato, dovra'superare il trauma della morte dell'eventuale futuro compagno della moglie, perto in un incidente stradale(di cui paghera'le spese funerarie), con varie altre circostanze spiacevoli, ma in qualche modo iruscira a"cavarsela", sempre che quest'espressione sia adatta a descrivere la situazione. I Coen Brothers ci dnano un magnifico esmepio di cultura ebraica, tra humor e dramma, senza attingere a fnti letterarie(neppure Ephraim Kishon e certo non Woody Allen), dove il dubbio viene ad essere decisatmente legittimato, viste anche le risposte, abbastanza evasive dei vari rabbini, dove e'sostanzialmnte la perosna "in campo"(nel campo della vita)a dover fare le sue scelte, ma soprattutto le sue valutazioni, anche prescidndendo da quello che sa, anche riguardo alla cultura ebraica, che pure rimane fondamentale. Decisamente un film da guastare in ogni suo passaggio, rendendosi conto del fatto che nulla e'dato sic et simpiciter. Mchael Sthuhlbarg e'protagonista di grande efficacia, come anche Richard Kind, che rende il problematico fratello Arthur, Sari Lennick, Jessica Mc Marius e Fred Melamed. Forte presenza nella colonna sonora, dei Jefferson Airplane, in un contesto che comunque privilegia decisamente il rock. Eugen
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elgatoloco
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giovedì 2 aprile 2020
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straordinario film yiddish
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"A Serious Man"(2009, Joel e Euhan Coen), straordinario racconto yiddish, degli stessi autori-registi, delizioso in ogni sua parte, Come Giobbe, il tranquillo "serious man"prof di fisica, Ebreo statunintese, alle prese con problemi di ogni tipo: sta separandosi dalla moglie, il cui eventuale futuro marito muore in un icidente d'auto, il figlio inizialmente quasi sulla "cattiva strada", la figlia ruba soldi al padre per rifarsi il naso, uno studente lo denuncia per corruzione, avendolo corrotto egli stesso, altro ancora si abbatte su di lui... Si rivolge a dei rabbini, ma, giustamente, la"risposta"è fatta da domande, solo con qualche indicazione morale quale l'invito ad aituare gli altri, ma, come Giobbe(solo in maniera molto più mdesta, appunto, "in piccolo") , anche il prof.
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"A Serious Man"(2009, Joel e Euhan Coen), straordinario racconto yiddish, degli stessi autori-registi, delizioso in ogni sua parte, Come Giobbe, il tranquillo "serious man"prof di fisica, Ebreo statunintese, alle prese con problemi di ogni tipo: sta separandosi dalla moglie, il cui eventuale futuro marito muore in un icidente d'auto, il figlio inizialmente quasi sulla "cattiva strada", la figlia ruba soldi al padre per rifarsi il naso, uno studente lo denuncia per corruzione, avendolo corrotto egli stesso, altro ancora si abbatte su di lui... Si rivolge a dei rabbini, ma, giustamente, la"risposta"è fatta da domande, solo con qualche indicazione morale quale l'invito ad aituare gli altri, ma, come Giobbe(solo in maniera molto più mdesta, appunto, "in piccolo") , anche il prof.Larry Gopnik, dovrà darsi rispste da solo e molto, comunque, rimane in dubbio, giustamente. ;Ma è da vedere attentamente il prologo, tutto in yiddish anche linguisticamente, dove un non più vivo sembra entrare nella casa di due sposi, ma non sapremo mai come... e chissà se lo è per davvero... Joel e Ethan Coen, con sublime homor ma con particolare attenzione alla tradizione ebraica tradizionale alla Torah e alla grande tradizione rabbinica, guardano però generazionalmente(portato cultrale di tutta una generazione, per non dire di due) anche ai"Jefferson Airplane"e alla loro leader Grace Slick, la cui"Somebody to Love"percorre l'intero film, in vari passaggi, quello dal prologo(avant-propos, se si vuole)al film vero e proprio, quello di metà film e il finale... Straordinari interpreti Michael Stuhlbarg, l'uomo serio, Richard Kind, il fratello, Fred Melamed, il rivale in amore poi messo fuorci gioco dal caso/destino(biblicamente la"sorte"non è mai solo questo, però, come ben noto e noto assolutamente in primis ai nostri autori),Sari Lennick, la moglie e tutti/e gli/le altri/e Uno humor(ben più che comicità e per saperlo non si necessita la conoscenza del relativo saggio di Freud, di quello di Bergson o di Pirandello) sublime, che non fa rimpiangere neppure il grande Woody Allen, che peraltro ormai si muove anche ben diversamente, possiamo tranquillamente affermare. Un film nel quale l'indubbio divertimento sfida comunque gli spettatori a riflettere su quanto hanno visto e sentito: un qualcosa che nel cinema attuale non è sempre"moneta corrente". El Gato
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marcloud
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sabato 19 ottobre 2019
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favola in yiddish
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Coen dopo Coen, non si perde mai il piacere di farsi raccontare una storia da loro. Il protagonista è un uomo vinto dalle vicessitudini della vita che inutilmente cerca conforto nelle parole dei rabbini. Una favola che racconta una tragedia con in sottofondo i Jefferson Airplane. Cosa si puó chiedere di più?
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greatsteven
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lunedì 8 gennaio 2018
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i drammi di un uomo parco e inoffensivo.
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A SERIOUS MAN (USA/UK/FR, 2009) di JOEL & ETHAN COEN. Con MICHAEL STUHLBARG, RICHARD KIND, AARON WOLF, FRED MELAMED, SARI LENNICK, JESSICA MCMANUS, AMY LANDECKER
Minneapolis, 1967. Larry Gopnik è un mite professore di fisica in una tranquilla università del Midwest. Non si può certo dire che la sua vita sia un paradiso: la moglie Judith decide di lasciarlo per Sy Ableman, uomo a giudizio di lei più concreto e affidabile del consorte, e lo spedisce a vivere in un motel dopo la morte per incidente stradale di Sy; il fratello Arthur, disoccupato e col vizio del gioco d’azzardo, gli fa sempre avere la polizia a gironzolare intorno a casa; i due figli (soprattutto Danny, con bar mitzvah in vista), alle prese coi problemi dell’adolescenza, gli rendono l’esistenza ancora più cavillosa; sul lavoro le cose non vanno meglio: Larry è bersagliato da lettere anonime e minacciose che rischiano di mettere a repentaglio una sua possibile promozione ed è ossessionato da uno studente sudcoreano che pretenderebbe voti migliori; a completare il quadro delle sfortune ci si mette un’avvenente e disinvolta vicina di casa che prende il sole nuda e fuma marijuana.
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A SERIOUS MAN (USA/UK/FR, 2009) di JOEL & ETHAN COEN. Con MICHAEL STUHLBARG, RICHARD KIND, AARON WOLF, FRED MELAMED, SARI LENNICK, JESSICA MCMANUS, AMY LANDECKER
Minneapolis, 1967. Larry Gopnik è un mite professore di fisica in una tranquilla università del Midwest. Non si può certo dire che la sua vita sia un paradiso: la moglie Judith decide di lasciarlo per Sy Ableman, uomo a giudizio di lei più concreto e affidabile del consorte, e lo spedisce a vivere in un motel dopo la morte per incidente stradale di Sy; il fratello Arthur, disoccupato e col vizio del gioco d’azzardo, gli fa sempre avere la polizia a gironzolare intorno a casa; i due figli (soprattutto Danny, con bar mitzvah in vista), alle prese coi problemi dell’adolescenza, gli rendono l’esistenza ancora più cavillosa; sul lavoro le cose non vanno meglio: Larry è bersagliato da lettere anonime e minacciose che rischiano di mettere a repentaglio una sua possibile promozione ed è ossessionato da uno studente sudcoreano che pretenderebbe voti migliori; a completare il quadro delle sfortune ci si mette un’avvenente e disinvolta vicina di casa che prende il sole nuda e fuma marijuana. 14° film dei Coen che ogni volta centrano il bersaglio e riescano a stupire reinventandosi storie dalla miracolosa originalità. È il primo caso in cui mettono a nudo la loro identità ebraica, potendosi permettere un prologo ambientato nell’800, piuttosto tetro, in uno shletl polacco, che nulla a che fare con la trama del film ma è soltanto un’introduzione al mondo islamico, tutto parlato in yiddish, dove figura il dybbuk, il fantasma del defunto che ricompare all’improvviso. Il protagonista descrive la parabola di un Giobbe laico: nessuna cosa gli va per il verso giusto, ma proprio perché lui non agisce per rimediare, o almeno non con la dovuta forza di volontà, lo si può ritenere un uomo che ristagna nell’accidia, nell’autocommiserazione, nella rassegnazione. I suoi problemi lo investono come un fulmine a ciel sereno e gli fanno perdere la dignità (professionale, coniugale, genitoriale), precipitandolo in un vortice del quale non riesce a trovare il bandolo della matassa. Il che lo rende uno dei perdenti più simpatici ed empatici della galleria dei due fratelli registi, che hanno saputo inventare un personaggio che non farebbe del male a una mosca, ma che si vede investito suo malgrado da una caterva di disgrazie pur non cercandole, o forse proprio per questo: ricerca una vita troppo tranquilla e invece i grattacapi affiorano a iosa. Ma ad un ripiego riesce ad arrivare: consulta tre rabbini, di cui l’ultimo non viene intrattenuto da lui, ma dal figlio Danny dopo il suo bar mitzvah e, siccome Danny ha la mania delle radioline con auricolari, ne riceve una dal rabbino Marshak che gli consiglia che, quando s’è persa ogni speranza, l’unica cosa che resta da fare è ascoltare i Jefferson Airplane nella loro versione di “Somebody to Love”. E probabilmente è proprio ciò di cui Larry ha bisogno: qualcuno da amare con trasporto e sincerità e che lo ricambi adorandolo con altrettanto affetto. Tutti gli interpreti della pellicola sono ebrei, compreso Stuhlbarg, teatrante celebre a New York ma molto meno al cinema. Attori da applauso: un protagonista già citato la cui fede viene di continuo messa alla prova con la tenacia che solo un destino beffardo può avere; un R. Kind che fa piangendo e contorcendosi il debole zio Arthur, oppresso dalla sua stessa inettitudine; un ottimo F. Melamed che veste i panni di Sy con garbo ed eleganza (eccettuati due incubi da dimenticare di Larry!); una S. Lennick che s’impegna a fare la moglie delusa e maldisposta che comunque chiede al marito un divorzio rituale per potersi risposare nella fede con Sy; i giovani A. Wolff e J. McManus fanno con piglio divertito e amarezza adolescenziale i figli di Larry (la figlia gli ruba i soldi dal portafoglio per farsi sottoporre a un intervento di rinoplastica); e infine una provocante A. Landecker assolve il ruolo Mrs. Samsky, la dirimpettaia, con travolgente autoironia. Un’idea geniale degli autori è quella di affidare ad ogni attore una fisionomia caratteristica, quasi caricaturale, enfatizzandola con frequenti primi piani, inquadrature sghembe o non totalmente a fuoco. La fede di Gopnik non gli fa però mai dubitare di essere un uomo serio, come si evince dal titolo, nonostante le traversie che sembrano scivolargli addosso non per come le elude, ma proprio per come se ne preoccupa. Il traballamento tra il beffardo e il nichilismo, come è stato osservato da alcuni critici ammiratori del cinema USA, richiama Crimini e misfatti di Woody Allen, e il paragone ci sta: in entrambi la mancanza di senso morale della vita porta a ridicolizzare le figure sacre o comunque importanti. Altro paragone con Allen, questa volta con Radio Days, è l’ambiente in cui i Coen sono cresciuti, e di cui in A Serious Man riportano pressoché tutto: adolescenza, topos famigliare, scolastico, religioso della comunità ebraica americana di Minneapolis che ha dato loro i natali e li ha visti crescere. Presentato in concorso a vari festival (Toronto e Roma soprattutto) e premiato con alcuni riconoscimenti minori dell’industria cinematografica d’oltreoceano.
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aabbaa
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mercoledì 4 maggio 2016
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ben fatto
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alessia.mary.j
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giovedì 23 aprile 2015
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facciomil salmone..
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.. andando controcorrente e dicendo che ho trovato questo film una noia pazzesca. Mi ha letteralmente ucciso, e fortunatamente sentire cose come "ridateci i soldi" e "ritiratelo immediatamente" a fine proiezione da parte di una intera sala mi ha fatto capire che non sono stata l'unica.
L'ho trovato lentissimo, non mi ha trasmesso nulla, se non una grande rabbia per aver speso 8,70€.
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floyd80
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giovedì 9 aprile 2015
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il tocco dei coen
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Buona pellicola che viaggia sui canoni della commedia by Coen. Alcune scene sono fantastiche altre invece lasciano indifferenti. Non uno dei migliori Coen ma comunque come sempre sopra la media.
La scena finale vale tutto il film.
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garancebp
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venerdì 22 agosto 2014
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heisenberg e gli airplane per i "seri" coen
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L’uomo serio dei fratelli Coen si chiama Larry Gopnik, ebreo, professore universitario di fisica in corsa per il posto di ruolo, marito di una donna che lo lascia all’improvviso per un altro brav’uomo, padre di due figli dediti a spinelli e shampoo, fratello di un uomo malato e giocatore, cliente di costosi avvocati a causa di liti di confine. La seria pazienza di Giobbe che si richiede al povero Larry è messa a dura prova dall’impressionante caterva di guai che tentano di minarlo e più volte lo portano sull’orlo di un crollo, e proprio nella resa di questa caleidoscopica serie di vicissitudini i Coen realizzano un mix perfetto di ataviche questioni ebraiche e nevrotiche ansie borghesi del Mid West americano degli anni ’60.
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L’uomo serio dei fratelli Coen si chiama Larry Gopnik, ebreo, professore universitario di fisica in corsa per il posto di ruolo, marito di una donna che lo lascia all’improvviso per un altro brav’uomo, padre di due figli dediti a spinelli e shampoo, fratello di un uomo malato e giocatore, cliente di costosi avvocati a causa di liti di confine. La seria pazienza di Giobbe che si richiede al povero Larry è messa a dura prova dall’impressionante caterva di guai che tentano di minarlo e più volte lo portano sull’orlo di un crollo, e proprio nella resa di questa caleidoscopica serie di vicissitudini i Coen realizzano un mix perfetto di ataviche questioni ebraiche e nevrotiche ansie borghesi del Mid West americano degli anni ’60. “Accogli con semplicità tutto quel che ti accade”, recita la saggezza ebraica in apertura del film, ma può una mente rassegnarsi a ricevere senza tentare di scovare un perché in quello che Hashem, Dio, gli butta addosso, senza cercare di mettere ordine nel caos della sua storia? In una sequenza chiave, finemente intellettuale e visivamente efficace, i Coen ci mostrano un sogno, o meglio un incubo, di Larry: il professore si vede nell’atto di spiegare, davanti a una grossa lavagna tutta imbrattata di calcoli, il principio di indeterminazione di Heisenberg, che “dimostra che non possiamo mai sapere davvero cosa accade”, per poi invece rivendicare per bocca di Sy Ableman, l’uomo che “si è scopato sua moglie di brutto”, l’esistenza di un senso “sottile e astuto, ma che alla fine della fiera è convincente”, che immagina, forse soltanto spera, possa trovarsi in Hashem, il quale viene a configurarsi nelle fattezze e nei pensieri terreni del rabbino più saggio, Marshak. Altri due rabbini precedentemente consultati avevano fallito con Larry: il primo consigliava di preservare uno stupore fanciullesco negli occhi con cui si guarda il mondo, la meravigliosa opera di Hashem; il secondo di dedicarsi gli altri e fare il proprio dovere. Eppure tutto ciò non basta, Larry lo sa. Ma quando anche lo spettatore freme ormai per ricevere il segreto, il grande Marhak si rifiuta di parlare con Larry. Parla soltanto più tardi a suo figlio Danny, che ha appena celebrato il Bar mitzvah, e lo fa per recitare i versi e i nomi dei membri dei Jefferson Airplane, ascoltati dal lettore musicale confiscato tempo addietro al ragazzo. Quando alla fine le cose sembrano essere tornate al loro ordine e la famiglia è ricomposta e il posto di ruolo è praticamente in tasca, ecco l’ultimo tiro mancino di Hashem-Coen: la telefonata concitata di un medico, un uragano in arrivo. E ora? Proprio non si riesce a portare a termine qualcosa in vita, neanche a finire di pagare l’erba degli spinelli, proprio non c’è nulla da fare? Forse una cosa ancora sì, forse la “risposta” è in quei versi che hanno scandito il film tra un lamento ebraico e l’altro, forse è davvero saggio il rabbino Marshak: Quando la verità si scopre essere falsità e tutta la speranza dentro di te se ne va… Don’t you need somebody to love?
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fabal
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martedì 19 agosto 2014
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i denti del nichilista
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C'è una bella differenza tra il fare "d'autore" e quello "di maniera". Il primo fa della forma uno stile, il secondo un vizio. I Coen continuano a sfornare un cinema brillante, che fin dalle prime battute non lascia dubbi di paternità. Regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio: tutto è curato da Joel ed Ethan, e tutto è indubbiamente "d'autore". Lo stile è inconfondibile, ma la regia resta asciutta. Niente piani sequenza pomposi, niente manie di protagonismo dietro la cinepresa. E' questo l'andamento di A serious man, opera impegnativa ma brillante, sempre in bilico tra il tragico e il comico.
Larry Gopnik è l'ennesima vittima di una sceneggiatura al limite del nichilismo, sostenuta da un montaggio che tramite i flashback offre spunti di riflessioni a gogò, da quelli religiosi a quelli astrofisici.
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C'è una bella differenza tra il fare "d'autore" e quello "di maniera". Il primo fa della forma uno stile, il secondo un vizio. I Coen continuano a sfornare un cinema brillante, che fin dalle prime battute non lascia dubbi di paternità. Regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio: tutto è curato da Joel ed Ethan, e tutto è indubbiamente "d'autore". Lo stile è inconfondibile, ma la regia resta asciutta. Niente piani sequenza pomposi, niente manie di protagonismo dietro la cinepresa. E' questo l'andamento di A serious man, opera impegnativa ma brillante, sempre in bilico tra il tragico e il comico.
Larry Gopnik è l'ennesima vittima di una sceneggiatura al limite del nichilismo, sostenuta da un montaggio che tramite i flashback offre spunti di riflessioni a gogò, da quelli religiosi a quelli astrofisici. Squisita la digressione circa i denti del "non ebreo", coltissima metafora sul mistero messianico, a cui nemmeno i più quotati rabbini sono in grado di dare spiegazioni. Figurarsi dunque se gli si chiede quale sia il senso della vita o delle disgrazie che martellano il povero Larry Gopnik. Interpretato dal bravo Michael Stulhbarg, il protagonista di A serious man ricorda il Woody Allen di primo e secondo canto, quello per cui ogni sfiga è accompagnata dall'accettazione sarcastica della vita.
Inutile perdere il sonno per cercare il nesso tra la sequenza iniziale sul dybbuk e la conclusione: la catastrofe, annunciata da un finale neanche troppo aperto, è nell'aria fin dalle prima battute. Anche il personaggio di Sy è un falso deus ex machina, e le sue apparizioni oniriche non sono concessioni al profetismo.
A serious Man sembra una riproposizione di L'uomo che non c'era senza delitti né scene violente. Ma mentre il barbiere innescava attivamente la spirale di sventure con un piano da strapazzo, Gopnik si limita a subire la realtà. E' un uomo che non c'è, o forse c'è nella sua passività. Il protagonista afferma il proprio essere very serious subendo il sadismo della regia, così come l'uomo qualunque subisce gli eventi interrogandosi altrettanto seriamente se via sia o meno un burattinaio intelligente.
Meno d'impatto rispetto ai noir più famosi dei Coen, A serious man mantiene il tono della commedia amara da principio alla fine, piacevole e colta, sebbene con qualche punto morto. Inevitabile che qualche spettatore non avvezzo alla poetica dei Coen ne faccia notare l'inconsistenza di fondo.
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stefano capasso
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lunedì 18 agosto 2014
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come si trova il senso delle cose?
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Larry è un uomo onesto, segue le leggi morali della comunità ebraica a cui appartiene, è una persona semplice che insegna a scuola la fisica con calcoli complicatissimi. Il mondo intorno a lui sembra seguire altre regole invece, e da un momento all'altro la sua vita comincia a cambiare. La moglie gli annuncia l’intenzione di divorziare per risposarsi con un uomo più spirituale, il suo lavoro viene messo in crisi da un tentativo di corruzione di uno studente bocciato e su questo intreccio si innestano poco a poco tanti piccoli e grandi drammi. Larry si interroga sul senso di queste sventure, si chiede se Dio sta inviandogli segnali, se deve cercare risposte o farsi delle domande; consulta a tal proposito tutti i rabbini dal più giocane al rabbino capo, senza ricavarne nulla.
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Larry è un uomo onesto, segue le leggi morali della comunità ebraica a cui appartiene, è una persona semplice che insegna a scuola la fisica con calcoli complicatissimi. Il mondo intorno a lui sembra seguire altre regole invece, e da un momento all'altro la sua vita comincia a cambiare. La moglie gli annuncia l’intenzione di divorziare per risposarsi con un uomo più spirituale, il suo lavoro viene messo in crisi da un tentativo di corruzione di uno studente bocciato e su questo intreccio si innestano poco a poco tanti piccoli e grandi drammi. Larry si interroga sul senso di queste sventure, si chiede se Dio sta inviandogli segnali, se deve cercare risposte o farsi delle domande; consulta a tal proposito tutti i rabbini dal più giocane al rabbino capo, senza ricavarne nulla. Le cose continuano in un susseguirsi di eventi negativi, fin quando dopo il bar mitzvah del figlio le cose sembrano cominciano ad andare meglio, tanto che decide di concedersi un piccolo strappo alla sua etica, accettando di promuovere lo studente che gli aveva lasciato del denaro. E mentre fuori arriva il tornado, riceve la chiamata dal suo medico che lo invita a passare nel suo studio, con una certa urgenza, per parlare del risultato delle lastre che aveva fatto all'inizio della storia.
Bel film dei fratelli Cohen che danza tra la ricerca del senso nelle cose. Come si trovano i significati agli eventi della vita, con il supporto di una visione spirituale o con un concreto senso deterministico? Il percorso di una individuo è già scritto o è scritto dall'individuo con le sue scelte? Vale ogni risposta scegliendo il relativo punto di vista.
Su questa falsariga il film si sviluppa tra amara comicità e eventi drammatici, creando situazioni che possono cambiare radicalmente prospettiva da un momento all'altro testimoniando l’assoluta incertezza della vita, incertezza alla quale morale etica e religione non possono dare risposte convincenti.
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