A Serious Man |
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Un film di Joel Coen, Ethan Coen.
Con Michael Stuhlbarg, Richard Kind, Fred Melamed, Sari Lennick, Adam Arkin.
continua»
Commedia,
durata 105 min.
- USA, Gran Bretagna, Francia 2009.
- Medusa
uscita venerdì 4 dicembre 2009.
MYMONETRO
A Serious Man
valutazione media:
3,98
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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coen disperatidi olgadikFeedback: 9778 | altri commenti e recensioni di olgadik |
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martedì 8 dicembre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ma cosa è accaduto ai fratello Coen? Critici illustri hanno decretato che tutto è al suo posto, come al solito: la satira, l’ironia, il tragicomico e la cifra complessiva dei due autori. Io che non sono un critico e tanto meno illustre, posso permettermi quindi un’opinione divergente. Ho trovato A serisous man un film tragico e direi disperato, percorso da una vena di cupo pessimismo. Questo non esclude qualche battuta di genio o la caratterizzazione comica di personaggi minori che sembrano figurine di un moderno cartoon capitate lì per sbaglio. Ma nella sostanza il significato dell’opera è che l’uomo è solo, che gli Ebrei lo sono in particolare, che la religione può opprimere senza risolvere nessuno di quei problemi neanche sul piano teorico, che Dio è lontano e che ben presto qualche catastrofe spazzerà via l’America se non il mondo, ebrei di Minneapolis compresi e soprattutto. Ciò si ricava chiaramente dalla metafora finale del film, costituita da una terribile tromba d’aria in arrivo che sta per portarsi via tutti i protagonisti, bandiera americana per prima. Perciò l’ineluttabile maledizione divina implicita nel prologo, ambientato in tutt’altro luogo e tempo, sembra percorrere i secoli per abbattersi sul personaggio principale. Al centro del racconto c’è infatti un uomo probo, onesto e non violento, destinato quindi nelle nostre società occidentali ad essere un perdente. Tutti o quasi si prendono gioco di lui, a cominciare dai figli adolescenti a finire ai tre rabbini, sempre più in alto nella scala gerarchica che il protagonista consulta. Se si aspettava qualche consiglio umano da costoro il nostro deve ricredersi: niente altro che cinismo o un “chissà” dai tre sapientoni. Il fatto è che sul malcapitato si stanno abbattendo situazione problematiche di ogni tipo, che lo interessano da vicinissimo o di striscio ma comunque negative. La semplicità con cui ciascuno dovrebbe accogliere ciò che gli capita, come suggerisce un detto nel prologo, si infrangerà del tutto all’annuncio del cancro che l’ha colpito, datogli dal medico. Subito dopo si colloca la sequenza finale , di cui ho detto sopra, con una inequivocabile forza simbolica. Sugli attori scelti con cura maniacale, attenta ai tic e quasi alle pieghe del viso e al numero dei peli sul volto, specialmente nella galleria di personaggi minori, tutti connotati alla perfezione, niente da dire. Non avrei però mai pensato che un film dei Coen potesse essere così angoscioso, poiché al fondo si sente come un brontolio sordo di tempesta (al di là dei sorrisi parsi qua e là) che ha il lugubre e tetro andamento dei canti e della cerimonia del bar-mitzvah del figlio del protagonista.
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