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Non basta chiamarsi Coen per confezionare sempre ottimi film.Se codesto film fosse stato l'opera prima di un regista emergente non credo proprio che egli avrebbe riscosso consensi unanimi di critica.Probabilmente attraverso questo film i fratelli Coen hanno voluto raccontare ,riferendosi anche al mondo ebraico stereotipato,dell'impossibilità di prevedere e di dare spiegazioni rassicuranti agli eventi che in modo del tutto probabilistico si susseguono nella vita delle persone;riferimenti alla cabala,alla fisica quantistica,ad un pessimismo latente che avvolge la pellicola ed in particolare il protagonista del film che incarna l'uomo medio americano,il quale corroso dalla noia di una vita abulica comunque cerca sempre di reagire nonostante una serie grottesca di eventi sfortunati lo colpiscano ripetutamente fino ad isolarlo da un contesto speranzoso e di rassicurante prevedibilità.I dialoghi ogni tanto strappano qualche risata condita di humor nero ma per il resto,pur dotandosi di una sagace ed esperta regia,il film,dal ritmo molto molto lento, non decolla e in sala col trascorrere del tempo veniamo un pò tutti avvolti da un clima di pessimismo soporifero..manifestatosi coi primi sbadigli e con i primi polsi roteanti delle braccia con lo scopo di indicarci l'ora...ad indicarci ke forse era meglio fare un'altra cosa quella sera..Probabilmente i fratelli Coen facendo questo film hanno sentito il bisogno di comunicare un qualcosa di personale latente in loro stessi per colmare un'esigenza personale piuttosto che soddisfare una necessità dello spettatore priva appunto di ogni logica.
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anna ferrari
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lunedì 4 gennaio 2010
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come il silenzio dello psicanalista
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Ho sentito due opposte interpretazioni sul significato dell'episodio di corruzione da parte dello studente coreano al professore uomo serio: per uno spettatore, è un compromesso come occasione di rinascita, per un altro è compromesso come premessa di punizione e di morte.Forse è vero che questo indeterminato film non dice talmente nulla da lasciar dire, volendo, tutto allo spettatore.Allora io continuo a dire: è buffo pensare a quanta gente si arrabbia o si rassegna constatando che il film finisce (film -vita) con l'annuncio di una fine, quando la morte sarebbe una certezza per tutti. Vien da chiedersi perchè si arrabbia. Non fa arrabbiare, piuttosto, il modo in cui si muore? E il modo in cui si vive? ASpesso fa anche addormentare.
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fabruss
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venerdì 15 gennaio 2010
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sopravvalutati
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non ho ancora visto questo film, ma secondo me i coen non sono quei fenomeni di cui si parla. quasi tutti i film sono mediocri, lontani da significati universali e con una ironia che andrà bene negli usa, ma dice poco per noi. per me l'unico vero capolavoro, peraltro del solo joel, è "l'uomo che non c'era", non è male "non è un paese per vecchi", il resto è noia; questo non so ancora se andare a vederlo.
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the84damy
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mercoledì 10 marzo 2010
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noia??????
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Ma come una noia............. boh io l'ho trovato di un divertente e di un geniale che non riesco a trovarlo proprio noioso
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(di fiora95@live.it)
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no_data
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mercoledì 28 febbraio 2024
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pure io penso questo sia sopravvalutato.
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Condivido lei. Ho visto da poco il film alla tv e sono rimasto sorpreso dalla ipervalutazione del Mereghetti, in genere attendibile. Quattro stelle avrei dato al "Big Lebovski", vivace , ironico quanto mai, mentre piange di rabbia il protagonista di questo film senza convincere lo spettatore. Un film disperato quindi? Anche troppo aderente alla religione ebraica di cui vengono descritti tutti i riti. Anacronistico mi pare, visto che ora in Medio Oriente si macellano...
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