olgadik
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martedì 8 dicembre 2009
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coen disperati
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Ma cosa è accaduto ai fratello Coen? Critici illustri hanno decretato che tutto è al suo posto, come al solito: la satira, l’ironia, il tragicomico e la cifra complessiva dei due autori. Io che non sono un critico e tanto meno illustre, posso permettermi quindi un’opinione divergente. Ho trovato A serisous man un film tragico e direi disperato, percorso da una vena di cupo pessimismo. Questo non esclude qualche battuta di genio o la caratterizzazione comica di personaggi minori che sembrano figurine di un moderno cartoon capitate lì per sbaglio. Ma nella sostanza il significato dell’opera è che l’uomo è solo, che gli Ebrei lo sono in particolare, che la religione può opprimere senza risolvere nessuno di quei problemi neanche sul piano teorico, che Dio è lontano e che ben presto qualche catastrofe spazzerà via l’America se non il mondo, ebrei di Minneapolis compresi e soprattutto.
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Ma cosa è accaduto ai fratello Coen? Critici illustri hanno decretato che tutto è al suo posto, come al solito: la satira, l’ironia, il tragicomico e la cifra complessiva dei due autori. Io che non sono un critico e tanto meno illustre, posso permettermi quindi un’opinione divergente. Ho trovato A serisous man un film tragico e direi disperato, percorso da una vena di cupo pessimismo. Questo non esclude qualche battuta di genio o la caratterizzazione comica di personaggi minori che sembrano figurine di un moderno cartoon capitate lì per sbaglio. Ma nella sostanza il significato dell’opera è che l’uomo è solo, che gli Ebrei lo sono in particolare, che la religione può opprimere senza risolvere nessuno di quei problemi neanche sul piano teorico, che Dio è lontano e che ben presto qualche catastrofe spazzerà via l’America se non il mondo, ebrei di Minneapolis compresi e soprattutto. Ciò si ricava chiaramente dalla metafora finale del film, costituita da una terribile tromba d’aria in arrivo che sta per portarsi via tutti i protagonisti, bandiera americana per prima. Perciò l’ineluttabile maledizione divina implicita nel prologo, ambientato in tutt’altro luogo e tempo, sembra percorrere i secoli per abbattersi sul personaggio principale. Al centro del racconto c’è infatti un uomo probo, onesto e non violento, destinato quindi nelle nostre società occidentali ad essere un perdente. Tutti o quasi si prendono gioco di lui, a cominciare dai figli adolescenti a finire ai tre rabbini, sempre più in alto nella scala gerarchica che il protagonista consulta. Se si aspettava qualche consiglio umano da costoro il nostro deve ricredersi: niente altro che cinismo o un “chissà” dai tre sapientoni. Il fatto è che sul malcapitato si stanno abbattendo situazione problematiche di ogni tipo, che lo interessano da vicinissimo o di striscio ma comunque negative. La semplicità con cui ciascuno dovrebbe accogliere ciò che gli capita, come suggerisce un detto nel prologo, si infrangerà del tutto all’annuncio del cancro che l’ha colpito, datogli dal medico. Subito dopo si colloca la sequenza finale , di cui ho detto sopra, con una inequivocabile forza simbolica. Sugli attori scelti con cura maniacale, attenta ai tic e quasi alle pieghe del viso e al numero dei peli sul volto, specialmente nella galleria di personaggi minori, tutti connotati alla perfezione, niente da dire. Non avrei però mai pensato che un film dei Coen potesse essere così angoscioso, poiché al fondo si sente come un brontolio sordo di tempesta (al di là dei sorrisi parsi qua e là) che ha il lugubre e tetro andamento dei canti e della cerimonia del bar-mitzvah del figlio del protagonista.
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alexdelarge
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martedì 8 dicembre 2009
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allucinante
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Da un film dei Coen c'è sempre da aspettarsi di tutto,non si sa mai cosa si andrà a vedere,ma da buon fan ci sono andato,e sono uscito senza parole.un po' "Fargo",un po' "l'uomo che non c'era" e un po' "non è un paese per vecchi",ma con un risultato completamente diverso.lo spettatore esce dalla sala confuso e stordito perchè non sa bene a cosa ha assistito.I Coen vanno oltre la semplice esposizione di una trama(in se e per se banale) e lasciano il segno.Non ci sono risposte,ma solo tante domande.
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fragola
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martedì 8 dicembre 2009
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insopportabilmente noioso e insulso
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un film di questo genere fa passare la voglia di andare al cinema
[+] a me è piaciuto.
(di m.petrelli)
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[+] anche per me il film è molto bello
(di tritono)
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[+] ma state zitti!!!
(di xander)
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[+] esatto
(di markus81)
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mauro b
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martedì 8 dicembre 2009
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pessimo
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Un film molto pesante e supernoioso,da evitare assolutamente.....
[+] non credo proprio
(di frankcostello)
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armonia
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lunedì 7 dicembre 2009
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allucinazioni!
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Un solo aggettivo per questo film: SCONVOLGENTE!
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salvandrea
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lunedì 7 dicembre 2009
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un uomo normale fra uomini normali
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Un uomo normale fra uomini normali.
Un uomo che non si batte per cambiare la propria vita, quanto per confermare ciò che crede debba essere.
Larry si stupisce per la natura illogica degli eventi che lo travolgono, non riuscendo a conciliare la propria ferrea logica con gli aspetti emotivi propri della vita.
Travolto dagli uomini seri non rinuncia alla fiducia e con essa al proprio sogno di essergli simile.
Il destino, la morale, la società del tempo, i problemi familiari e professionali sembrano impedirgli di continuare a galleggiare.
Nel suo stupore possiamo intravedere una parte di noi.
I fratelli Coen usano il loro sarcasmo nel presentarci il suo sconforto, seppellendo, tra le coltri della normalità agognata, un uomo solo.
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Un uomo normale fra uomini normali.
Un uomo che non si batte per cambiare la propria vita, quanto per confermare ciò che crede debba essere.
Larry si stupisce per la natura illogica degli eventi che lo travolgono, non riuscendo a conciliare la propria ferrea logica con gli aspetti emotivi propri della vita.
Travolto dagli uomini seri non rinuncia alla fiducia e con essa al proprio sogno di essergli simile.
Il destino, la morale, la società del tempo, i problemi familiari e professionali sembrano impedirgli di continuare a galleggiare.
Nel suo stupore possiamo intravedere una parte di noi.
I fratelli Coen usano il loro sarcasmo nel presentarci il suo sconforto, seppellendo, tra le coltri della normalità agognata, un uomo solo.
Il film procede con un ritmo che è in sintonia con il mondo visto da Larry al punto da impedire allo spettatore di immedesimarsi in lui.
Un vero peccato lasciare soli chi come Larry, non sa di esserlo.
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[+] coen all'attacco
(di anna ferrari)
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c.v.b.
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lunedì 7 dicembre 2009
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una speranza c'è
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E' un film molto triste,molto "ebraico". Tuttavia nel personaggio del figlio vedo una via d'uscita alla catena di eventi negativi che lega il protagonista alla maledizione iniziale,quella del prologo in yiddish (e chissà se ha un senso o no,ma io penso anche alla tragedia greca,alla serie di lutti che s'abbatte sugli Atridi,per esempio,generazione dopo generazione -e perdonate lo sfoggio di cultura classica).Il figlio se la cava sempre:1)gli viene sequestrata la radio ma poi restituita proprio dal grande rabbino,2)riesce sempre a correre più veloce del ragazzo a cui deve i soldi per le canne 3)se la cava alla lettura della Torah sebbene non sia del tutto lucido,durante il suo Bar mitsvah 4)alla fine,quando c'è il tornado incombente,vede la bandiera e prevede che verrà strappata,quindi si suppone che cercherà al più presto un rifugio.
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(di anna ferrari)
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tritono
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lunedì 7 dicembre 2009
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molto universale
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Bel film, piacevole, ben sceneggiato e ben girato. Non è rilevante, a mio parere, l' angolazione Yiddish.
La grandezza di quest'opera è che tratta di temi universali attraverso un' ambientazione molto peculiare.
Non c'entra neppure la fisica e la matematica. Penso non ci sia nessuna più persona seria in
giro (e tanto meno i Cohen) ancora desiderosa di stabilire arbitrari parallelismi tra il mondo della scienza e quello filosofico. Il principio di indeterminazione di Heisenberg parla di una cosa ben definita che non ha nulla a che fare con la fatica del vivere quotidiano. Gli appasionati del genere scienza-come-metafora normalmente non sanno nulla della scienza vera.
La bontà del film sta secondo me nella sua forma, e nell'ottimo equilibrio tra la sua tensione tragica e una assolutoria, diffusa comicità.
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Bel film, piacevole, ben sceneggiato e ben girato. Non è rilevante, a mio parere, l' angolazione Yiddish.
La grandezza di quest'opera è che tratta di temi universali attraverso un' ambientazione molto peculiare.
Non c'entra neppure la fisica e la matematica. Penso non ci sia nessuna più persona seria in
giro (e tanto meno i Cohen) ancora desiderosa di stabilire arbitrari parallelismi tra il mondo della scienza e quello filosofico. Il principio di indeterminazione di Heisenberg parla di una cosa ben definita che non ha nulla a che fare con la fatica del vivere quotidiano. Gli appasionati del genere scienza-come-metafora normalmente non sanno nulla della scienza vera.
La bontà del film sta secondo me nella sua forma, e nell'ottimo equilibrio tra la sua tensione tragica e una assolutoria, diffusa comicità.
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[+] forse ha visto un altro film!
(di fragola)
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frankcostello
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lunedì 7 dicembre 2009
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aspettate un attimo
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Questo è un film dei fratelli coen e, come mi accade quasi tutte le volte che vedo un loro film, sono rimasto abbastanza spiazzato.Se qualcuno mi avesse chiesto all'uscita dal cinema se il film mi era piaciuto, non sarei stato in grado di dargli risposta, ma avvertivo comunque la perfezione registica tipica del duo;in quanto alla storia ho dovuto pensarci nel corso della notte per caprne il senso e lo straordinario fascino che portava con se.Quindi il mio consiglio è di ragionarci sopra e di non dare un giudizio troppo affrettato e soprattutto di rivederlo, cosa che farò certamente.Avevo fatto questo errore con "Non è un paese per vecchi", ma poi riguardandolo mi sono accorto di quanto mi piacesse.
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Questo è un film dei fratelli coen e, come mi accade quasi tutte le volte che vedo un loro film, sono rimasto abbastanza spiazzato.Se qualcuno mi avesse chiesto all'uscita dal cinema se il film mi era piaciuto, non sarei stato in grado di dargli risposta, ma avvertivo comunque la perfezione registica tipica del duo;in quanto alla storia ho dovuto pensarci nel corso della notte per caprne il senso e lo straordinario fascino che portava con se.Quindi il mio consiglio è di ragionarci sopra e di non dare un giudizio troppo affrettato e soprattutto di rivederlo, cosa che farò certamente.Avevo fatto questo errore con "Non è un paese per vecchi", ma poi riguardandolo mi sono accorto di quanto mi piacesse.è straordinario come in questo film i coen sembrano inserire un happy ending per poi rivoltare la frittata e catapultarci in una situazione ancora peggiore
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dogen
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lunedì 7 dicembre 2009
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i coen sparano a salve
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I fratelli Coen ci hanno abituato alla mancanza di punti fermi nella loro produzione, quindi è con la dovuta apertura che approciamo a questo nuovo lavoro. Eppure qui, lo devo dire, il cambio non aggiunge nulla. Hanno toppato.
Questo è il film più noioso, più monotono, meno divertente e... più personale (forse proprio per questo a noi poco accessibile) che abbiano mai fatto.
Ho visto gente che non si limitava a cadere addormentata, ma che cercava di addormentarsi, per accorciare l’agonia.
Chi lo accosta ad Allen per lo humor ebraico, chi parla del film più ironico... Mah, sostanzialmente non accade nulla (che non è necessariamente un male, vedi "Il grande Leboswky", ma qui...). Il destino si accanisce contro l’uomo medio d’America, gli stringe le maglie attorno fino a fargli il vuoto intorno, stimolando in lui stress e ricerca di conforto, senza che lui sappia essere altro che "un uomo serio".
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I fratelli Coen ci hanno abituato alla mancanza di punti fermi nella loro produzione, quindi è con la dovuta apertura che approciamo a questo nuovo lavoro. Eppure qui, lo devo dire, il cambio non aggiunge nulla. Hanno toppato.
Questo è il film più noioso, più monotono, meno divertente e... più personale (forse proprio per questo a noi poco accessibile) che abbiano mai fatto.
Ho visto gente che non si limitava a cadere addormentata, ma che cercava di addormentarsi, per accorciare l’agonia.
Chi lo accosta ad Allen per lo humor ebraico, chi parla del film più ironico... Mah, sostanzialmente non accade nulla (che non è necessariamente un male, vedi "Il grande Leboswky", ma qui...). Il destino si accanisce contro l’uomo medio d’America, gli stringe le maglie attorno fino a fargli il vuoto intorno, stimolando in lui stress e ricerca di conforto, senza che lui sappia essere altro che "un uomo serio".
Alla dottrina ebraica, imperante e prinipale responsabile degli sbadigli, il nostro uomo si rivolge in cerca di aiuto, ma essa non sa suggerire soluzioni alle sue sventure. L’uomo serio qui è sempre più un uomo solo.
Potrei dilungarmi sulla trama, sui personaggi (comunque perfettamente coeniani), sulle situazioni grottesche, ma per questo film non avrebbe senso, poiché è l’insieme che fallisce.
Difficile capire cosa avessero in mente i registi di Minneapolis. Forse il fatto che tutto ciò che vediamo è maledettamente familiare per loro, non li ha fatti realizzare che non lo è assolutamente per tutto il resto del mondo. Noi ci proviamo a seguirli ovunque, ma qui usciamo dalla sala, oltreché allibiti, anche tremendamente stanchi.
Nella carriera di ogni genio c’è almeno un lavoro incompreso, anche dai più appassionati estimatori. Forse questi autori hanno l’esigenza di esprimere anche cose personali, senza tener sempre conto di chi fruirà l’opera. Forse la necessità di essere se stessi oltre ogni compromesso li porta a volte a non essere accessibili. Io so che per quello che mi hanno mostrato con la loro arte, gli concedo anche di deludermi.
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[+] che noia!
(di markus81)
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(di makmak76)
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(di marco tognato)
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[+] giobbe
(di sifossefoco)
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[+] pure io penso questo sia sopravvalutato.
(di no_data)
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