Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 115 minuti |
Regia di | Ryûsuke Hamaguchi |
Attori | Nao Okabe, Kiyohiko Shibukawa, Fusako Urabe . |
Tag | Da vedere 2008 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento martedì 10 dicembre 2024
Una giovane coppia annuncia il proprio matrimonio a una festa tra amici. Le reazioni di quest'ultimo rivelano difetti sentimentali fino ad allora inespressi all'interno del gruppo. In Italia al Box Office Passion ha incassato 306 .
CONSIGLIATO SÌ
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Tomoya e Kaho annunciano agli amici il loro imminente matrimonio. La notizia sconvolge tutti, per diverse ragioni: Kenichiro, da sempre innamorato di Kaho; Takeshi, che cela il suo disprezzo per Tomoya; Takako, che con Tomoya ha avuto una relazione. Durante la notte seguente, emergono alcune scomode verità, che potrebbero destabilizzare gli equilibri relazionali.
Nato come tesi per il diploma alla Tokyo University of Arts, Passion mostra già le doti non comuni di un autore destinato in seguito a recitare un ruolo di primordine nel firmamento mondiale.
Ancora sotto l'influenza di Kiyoshi Kurosawa, di cui all'epoca era aiuto regista, il futuro regista di Drive My Car realizza uno spietato kammerspiel, che guarda a Bergman e al manifesto Dogma e mostra una notevole maturità di sguardo e capacità di analisi approfondita della psicologia dei personaggi. Il contrasto tra il detto e il non detto, tra maschera indossata in società e natura umana esplode in seguito all'effetto domino scatenato dall'annuncio di Tomoya e Kaho. L'ostentata educazione e riverenza della società giapponese rivela tutta la sua fragile ipocrisia, lasciando gradualmente spazio alla ferinità della natura umana. Hamaguchi lo illustra servendosi di uno stile ansiogeno, con la macchina da presa incollata ai personaggi e una fotografia scarna, disadorna, che non fa nulla per nascondere la sua natura digitale. Un espediente che aumenta la natura pseudo-documentaristica della vicenda e trasmette la sensazione di un confessionale a più voci, che ha il suo apice con un gioco di verità a tre, dall'esito catastrofico.
La ripartizione in segmenti ben definiti permette al fattore tempo di agire in maniera invisibile sui personaggi tra primo e secondo atto, lasciando a una sequenza a sé stante il ruolo di entracte, di intermezzo concettuale. Nella scuola in cui insegna Kaho è avvenuto un caso di suicidio di un alunno: l'insegnante ne approfitta per una lezione sulla violenza e sull'accettazione passiva di quest'ultima come unica risposta possibile per fermare la catena di rappresaglie. Quel che Kaho non si attende di scoprire è che gli atti di bullismo in classe sono un problema assai più esteso di quanto avesse immaginato: Hamaguchi utilizza la classe come microcosmo di una società lacerata e l'adolescenza come primo sintomo del malessere che adulti irrisolti come Tomoya e Takeshi porteranno con sé anche una volta usciti da scuola. Sebbene la violenza scolastica e il bullismo siano temi trattati ampiamente nel cinema giapponese (valga l'esempio di Confessions per tutti), Hamaguchi riesce ad astrarre sul piano filosofico la riflesione, asciugando il più possibile la componente emozionale. In Passion i segni distintivi del cinema di Hamaguchi - il ruolo giocato dalle porte, i mezzi di trasporto, gli interni claustrofobici dove le parole tagliano come lame - sono già tutti presenti, così come il talento nella stesura di dialoghi che sviscerano sentimenti nascosti e inconfessabili, sfoderati in un gioco di rivelazioni in assoluto contrasto con la ieratica impassibilità esteriore dei protagonisti. L'utilizzo delle musiche e delle tecniche di suspense evidenziano l'ascendente del mentore Kurosawa, che dona un quid di thriller alla vicenda. Pochi anni più tardi Hamaguchi girerà già un capolavoro come Happy Hour, confermando l'eccellenza intravista qui, in un lungometraggio di debutto molto più che promettente.
Passion è il vero caleidoscopio del cinema di Hamaguchi. Realizzato nel 2008 come progetto di laurea alla Tokyo University of the Arts sotto la supervisione di Kiyoshi Kurosawa (per cui scriverà nel 2020 La moglie della spia) il primo lungometraggio professionale della carriera del cineasta nipponico contiene tutte le istanze, le riflessioni e i linguaggi che attraverseranno la filmografia dell'autore [...] Vai alla recensione »