Anno | 2008 |
Genere | Musicale |
Produzione | USA |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Wayne Coyne, Bradley Beesley, George Salisbury |
Attori | Steven Drozd, Wayne Coyne, Steve Burns, Fred Armisen, Scott Booker, Al Cory Dennis Coyne, Kenny Coyne, Mark DeGraffenried, Adam Goldberg, Freddy Harth, Peter Hermes, Josh Higgins, Michael Ivins, Michelle Martin-Coyne, Mark Miks, Jimmy Pike, Mark Schaper, Kliph Scurlock, Mikey Thompson. |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 10 marzo 2010
Il pazzo maggiore Syrtis tenta di migliorare la morale in una colonia abbandonata su Marte attraverso una parata di Natale, dove nascerà il primo bambino dei coloni.
CONSIGLIATO SÌ
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Anche su Marte è la notte di Natale, ma il dramma incombe sulla base spaziale guidata dal maggiore Syrtis: un generatore di ossigeno e un dispositivo per il controllo della gravità vanno in avaria e il destino dei coloni terrestri pare segnato. Forse la speranza risiede in un curioso alieno, dotato di strani superpoteri.
Non si tratta di Natale su Marte né di un cine-panettone, proprio no. Il Natale secondo i Flaming Lips, popolare gruppo indie-rock americano, è lontano da tutti i natali a cui si è avvezzi, quelli alla Love Actually per intenderci (benché love actually is here, only in a different way). Tutto nasce dai sogni della madre di Wayne Coyne (cantante del gruppo e mastermind dell'operazione): dopo una notte passata a fare zapping tra vecchi film di fantascienza, la dimensione onirica ha rimescolato tutto quanto finché il racconto della signora Coyne, passando per la creatività del figlio, non si è tradotto in un progetto cinematografico. Sette anni di rimaneggiamenti e ritardi che hanno portato a 86 folli minuti in cui vengono centrifugate tutte le tematiche che stanno a cuore ai Flaming Lips: ingenuo surrealismo, psichedelia, ottimismo, naïveté, umorismo, joie de vivre e ambizioni gigantesche mascherate appena appena da una confezione umile. Oltre a una insospettabile cinefilia sfrenata, che attinge dal Lynch di Eraserhead, ma non si ferma neanche di fronte a 2001 di Kubrick, citato a mani basse, o a Solaris di Tarkovskij. La voglia di fagocitare tutto e di restituirlo scherzosamente in un (trash-)cult annunciato era troppa ed è diventata cinema. Quasi tutti gli attori sono non professionisti ma è l'intera operazione a palesare la sua natura self-made senza nasconderla minimamente. Nonostante le ingombranti influenze succitate, Christmas on Mars finisce, nello spirito, dalle parti della sci-fi povera di mezzi ma ricca di idee di Dark Star di Carpenter ed è un lucido ritorno a quello spirito pionieristico che non poneva alcun freno alla fantasia. Un inno all'amore e alla speranza della razza umana espresso nella maniera meno convenzionale possibile.