faber
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domenica 20 gennaio 2008
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"...e non ha mai criticato un film..."
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Questo film, usando anche stavolta un termine che lo nobilita ingiustamente, è un vero fallimento! Oltre, va bene, al fatto che l'audio è incomprensibile, che non si capisce la metà di tutto quello che si dice perchè sovrabbonda di romanesco, che però, se trattato con criterio, poteva essere molto utile, o addirittura irrinunciabile, questo film non ha storia. Innanzitutto, il titolo rubato da una canzone del grande Rino Gaetano, fa sospettare o che il film abbia qualcosa da spartire con la canzone, o che quanto meno tratti il dissidio di due fratelli di fede politica opposta, come si leggeva dai giornali qualno uscì, e quindi si spingesse a parlare del discrimen tra l'amore per la poltica, per un ideologia, pulsante ma astratto, e tra quello per una persona vicina affettivamente e fisicamente, portando il tutto ad una bella riflessione collettiva sulla ideologia come etichetta alle proprie aspirazioni, e sulla politica come reale affetto per l'altrui destino, reale voglia e capacità di cambiare il mondo, faticando per sgranare gli occhi alla gente, anche a costo di eclissare di molto la propria persona.
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Questo film, usando anche stavolta un termine che lo nobilita ingiustamente, è un vero fallimento! Oltre, va bene, al fatto che l'audio è incomprensibile, che non si capisce la metà di tutto quello che si dice perchè sovrabbonda di romanesco, che però, se trattato con criterio, poteva essere molto utile, o addirittura irrinunciabile, questo film non ha storia. Innanzitutto, il titolo rubato da una canzone del grande Rino Gaetano, fa sospettare o che il film abbia qualcosa da spartire con la canzone, o che quanto meno tratti il dissidio di due fratelli di fede politica opposta, come si leggeva dai giornali qualno uscì, e quindi si spingesse a parlare del discrimen tra l'amore per la poltica, per un ideologia, pulsante ma astratto, e tra quello per una persona vicina affettivamente e fisicamente, portando il tutto ad una bella riflessione collettiva sulla ideologia come etichetta alle proprie aspirazioni, e sulla politica come reale affetto per l'altrui destino, reale voglia e capacità di cambiare il mondo, faticando per sgranare gli occhi alla gente, anche a costo di eclissare di molto la propria persona. Ecco, nel film di tutto questo non c'è niente! E' la solita solfa rimescolata di un periodo che nessuno, dopo Pasolini, ha saputo raccontare dalla giusta ottica e con un pò di onestà intellettuale! Non fa altro che studiare un altro espediente per appiccicare su Scamarcio un ulteriore tipo di charme (qui quello del sessantottino, interpretato alla peggio de così...) propiziandosi le simpatie, o quanto meno le curiosità, del pubblico giovanile e "alternativo" (mmmpf, ah, ah, ah...) e di quello "fighetto". La trama, che all'inizio fa sperare bene, finisce per protrarsi faticosamente sulle scene di una monotonia e di una inutilità semplicemente fastidiose. Si soffre per la splendida Finocchiaro, così mercenariamente sprecata, si soffre per Zingaretti, sempre eccellente, ma il cui minuscolo ruolo non riesce a lavorare il tempo che basta per salvare un pò questo film dalla superficialità, mentre in Germano si scopre un nuovo, meritevole talento, di cui, purtroppo la pellicola prostutiusce sordidamente lo spessore artistico. Nella canzone a cui il titolo di questo film si ispira, Rino Gaetano urlava "Mio fratello è figlio unico (...) percè (...)
non ha mai criticato un film, senza prima, prima vederlo!" Io l'ho visto. Purtroppo!
Da vedere solo per capire tutto ciò che un film non deve essere!
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[+] grande!
(di vale '93)
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bell'imbusta
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mercoledì 16 gennaio 2008
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mia sorella è gemella
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per favore dateci attori che siano tali ...altrimenti meglio contadini, calzolai, etc.
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gatto
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mercoledì 16 gennaio 2008
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mio fratello ....
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ma insomma lo vogliamo dire che scamarcio ci ha rotto? o no? che non se ne può più di non-attori!! e basta!!!!!!finiamola!!!
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francesco
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lunedì 14 gennaio 2008
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genesi di un fascista
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Genesi di un giovane fascista nell'Italia degli anni Sessanta, l'Italia in asciugapiatti nero di una citta' di provincia squadrata e inquadrata come Latina. Che, nell'immaginario recente del nostro cinema, ormai e' sinonimo di una certa destra nostalgica e populista e di miseria che crea ribelli o mostri: vi si celebra un matrimonio 'benedetto' da un parlamentare-camerata in 'Liberate i pesci' di Cristina Comencini, vi abita e opera lo strozzino di 'L'amico di famiglia' di Paolo Sorrentino. Ma Accio, l'uomo che si chiama come una desinenza negativa (frattellaccio, bambinaccio... fascistaccio), appartiene a un'epoca in cui tanti - cosi' poco raccontati dal cinema - sono approdati alla sponda nera, anche la più sociale, la più 'di sinistra', proprio per opposizione alle culture bianca e rossa, magari passando alla lotta armata con una carica di rabbia a volte più corposa del bagaglio ideologico.
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Genesi di un giovane fascista nell'Italia degli anni Sessanta, l'Italia in asciugapiatti nero di una citta' di provincia squadrata e inquadrata come Latina. Che, nell'immaginario recente del nostro cinema, ormai e' sinonimo di una certa destra nostalgica e populista e di miseria che crea ribelli o mostri: vi si celebra un matrimonio 'benedetto' da un parlamentare-camerata in 'Liberate i pesci' di Cristina Comencini, vi abita e opera lo strozzino di 'L'amico di famiglia' di Paolo Sorrentino. Ma Accio, l'uomo che si chiama come una desinenza negativa (frattellaccio, bambinaccio... fascistaccio), appartiene a un'epoca in cui tanti - cosi' poco raccontati dal cinema - sono approdati alla sponda nera, anche la più sociale, la più 'di sinistra', proprio per opposizione alle culture bianca e rossa, magari passando alla lotta armata con una carica di rabbia a volte più corposa del bagaglio ideologico.
Accio, il figlio che trova un padre fuori di casa, ne tradisce lezioni morali e politiche, si fa insegnare l'amore dalla moglie e poi crede di ucciderlo, quasi come in una tragedia greca, Accio che rifiuta istintivamente la prevaricazione, il 'sissignore!' e le ingiustizie contro gli ultimi, Accio che cammina in eterno dall'altro lato della strada rispetto ai suoi, come se la vita fosse sempre un prato con l'erba troppo alta, Accio che poi diventa compagno, occupando le case come certi brigatisti rossi della primissima ora.
Accio che, in fondo, e' sempre rimasto se stesso.
Il meglio di 'Mio fratello e' figlio unico' e' qui. E in certe divertenti riletture di un'epoca, come il ritratto di una sezione del Msi ai confini dell'impero, il gagliardetto che stenta a entrare nella cappella di Predappio e le infinite discussioni da riunione di Lotta Continua con le gente che si parla addosso e non si ascolta. E intanto la Storia scorre in tv.
Se solo Luchetti avesse voluto scommettere solo su questo risparmiandoci la parabola umana - mai giustificata, meccanica, cosi' poco credibile - del fratello Manrico, lo Scamarcio con pugno chiuso e tamburo al collo cosi' assolutamente, totalmente non credibile. Va bene, il cinema e' fatto anche di divi. Ma allora paghi pegno. E lo fai pagare al film.
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nersela
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domenica 6 gennaio 2008
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che film!!!..
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vale88
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martedì 4 dicembre 2007
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...favoloso elio germani...
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Un film commovente, divertente, ma soprattutto che fa riflettere sul paragone dell'Italia di allora rispetto all'Italia di oggi...è l'Italia deglia anni '60 della lotta politica, della vera lotta politica che ha animano i cuori dei giovani di allora...che avevano ancora molte speranze e ideali a differenza dei giovani di oggi che purtoppo possono soltanto allontanarsi dalla politica del loro paese...
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vittorio
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lunedì 29 ottobre 2007
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film riuscito!!
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Film che grazie ad una bella storia ti coinvolge....un pezzo di storia riportato senza tanti fronzoli ed invenzioni letterarie..
Molto bravo Elio Germano, un pò meno Riccardo Scamarcio che a volte risulta leggermente vuoto per il personaggio che interpreta.
Il film italiano è in grande ripresa e negli ultimi anni sta diventanto uno dei migliori del mondo....
Da vedere!!
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piernelweb
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sabato 27 ottobre 2007
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leggero ma importante
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Buon esempio di cinema italiano che ripercorre un pezzo importante della storia del belpaese a cavallo degli anni 60-70, coniugando in maniera scanzonata l'importanza sociale e storica degli avvenimenti alla sceneggiatura e alla direzione degli attori. I due fratelli Accio e Malrico, alla perenne ricerca di certezze politiche che gettino delle prospettive sui loro incerti futuri si troveranno divisi ideologicamente e dall'amore per la stessa donna senza però arrivare mai a compromettere la solidità più intima del loro rapporto. Lucchetti lavorando sul romanzo di Pennacchi "Il Fasciocomunista" semplifica sui contenuti e sui valori della lotta politica che ha segnato una generazione, ma riesce a creare un'ambientazione credibile e a valorizzare il racconto con una narrazione diretta e pungente che incede a ritmo sostenuto senza esitazioni, traendo il massimo possibile da un cast capace in blocco un'ottima prova.
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Buon esempio di cinema italiano che ripercorre un pezzo importante della storia del belpaese a cavallo degli anni 60-70, coniugando in maniera scanzonata l'importanza sociale e storica degli avvenimenti alla sceneggiatura e alla direzione degli attori. I due fratelli Accio e Malrico, alla perenne ricerca di certezze politiche che gettino delle prospettive sui loro incerti futuri si troveranno divisi ideologicamente e dall'amore per la stessa donna senza però arrivare mai a compromettere la solidità più intima del loro rapporto. Lucchetti lavorando sul romanzo di Pennacchi "Il Fasciocomunista" semplifica sui contenuti e sui valori della lotta politica che ha segnato una generazione, ma riesce a creare un'ambientazione credibile e a valorizzare il racconto con una narrazione diretta e pungente che incede a ritmo sostenuto senza esitazioni, traendo il massimo possibile da un cast capace in blocco un'ottima prova. Diretto forse ad un pubblico più giovane e meno esperto, il film di Lucchetti è comunque una piacevole sorpresa per tutti che ha il merito di scoprire un attore dalle belle speranze come Elio Germano e di far recuperare credibilità come attore al sex-symbol nostrano Riccardo Scamarcio.
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gas
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lunedì 15 ottobre 2007
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italian cinema pride
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Ossessionati dal dover far "buon " cinema, in Italia perdiamo spesso il senso della proporzione e dell'arte e produciamo film che hanno il pregio di essere coerenti nell'essere imbarazzanti dal principio alla fine. Questo film è uno di quelli.
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