Mio fratello è figlio unico |
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Un film di Daniele Luchetti.
Con Elio Germano, Riccardo Scamarcio, Diane Fleri, Alba Rohrwacher, Angela Finocchiaro.
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Commedia,
durata 100 min.
- Italia, Francia 2007.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 20 aprile 2007.
MYMONETRO
Mio fratello è figlio unico
valutazione media:
3,03
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Genesi di un fascistadi FrancescoFeedback: 0 |
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lunedì 14 gennaio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Genesi di un giovane fascista nell'Italia degli anni Sessanta, l'Italia in asciugapiatti nero di una citta' di provincia squadrata e inquadrata come Latina. Che, nell'immaginario recente del nostro cinema, ormai e' sinonimo di una certa destra nostalgica e populista e di miseria che crea ribelli o mostri: vi si celebra un matrimonio 'benedetto' da un parlamentare-camerata in 'Liberate i pesci' di Cristina Comencini, vi abita e opera lo strozzino di 'L'amico di famiglia' di Paolo Sorrentino. Ma Accio, l'uomo che si chiama come una desinenza negativa (frattellaccio, bambinaccio... fascistaccio), appartiene a un'epoca in cui tanti - cosi' poco raccontati dal cinema - sono approdati alla sponda nera, anche la più sociale, la più 'di sinistra', proprio per opposizione alle culture bianca e rossa, magari passando alla lotta armata con una carica di rabbia a volte più corposa del bagaglio ideologico. Accio, il figlio che trova un padre fuori di casa, ne tradisce lezioni morali e politiche, si fa insegnare l'amore dalla moglie e poi crede di ucciderlo, quasi come in una tragedia greca, Accio che rifiuta istintivamente la prevaricazione, il 'sissignore!' e le ingiustizie contro gli ultimi, Accio che cammina in eterno dall'altro lato della strada rispetto ai suoi, come se la vita fosse sempre un prato con l'erba troppo alta, Accio che poi diventa compagno, occupando le case come certi brigatisti rossi della primissima ora. Accio che, in fondo, e' sempre rimasto se stesso. Il meglio di 'Mio fratello e' figlio unico' e' qui. E in certe divertenti riletture di un'epoca, come il ritratto di una sezione del Msi ai confini dell'impero, il gagliardetto che stenta a entrare nella cappella di Predappio e le infinite discussioni da riunione di Lotta Continua con le gente che si parla addosso e non si ascolta. E intanto la Storia scorre in tv. Se solo Luchetti avesse voluto scommettere solo su questo risparmiandoci la parabola umana - mai giustificata, meccanica, cosi' poco credibile - del fratello Manrico, lo Scamarcio con pugno chiuso e tamburo al collo cosi' assolutamente, totalmente non credibile. Va bene, il cinema e' fatto anche di divi. Ma allora paghi pegno. E lo fai pagare al film.
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