Titolo originale | Heya Fawda |
Anno | 2007 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Egitto |
Durata | 122 minuti |
Regia di | Youssef Chahine, Khaled Youssef |
Attori | Khaled Saleh, Menna Shalabi, Hala Sedky, Youssef El Cherif . |
MYmonetro | 1,95 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Chahine ed un triangolo di passioni che descrive la condizione femminile
CONSIGLIATO NÌ
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A Choubra, un cosmopolita quartiere del Cairo, regna Hatem. Poliziotto corrotto detta legge in maniera brutale e assoluta. Fino a quando non entra in azione il giovane procuratore Cherif di cui è innamorata (inizialmente non ricambiata) la giovane e timida Nour. La ragazza è oggetto delle voglie di Hatem il quale farà di tutto per poterla possedere anche se nel frattempo non dimentica di torturare in celle segrete quanti osano ribellarsi al potere.
Leggiamo nelle note di regia:"Nel film cerco di mettere il dito sul destino dei miei connazionali, che hanno così poco da dire sugli affari del Paese. Privi di quasi tutto, educazione, mezzi di comunicazione, soffrono di una pesante repressione imposta dal potere. Certe dimostrazioni somigliano a piccole guerre dove alcuni dimostranti fronteggiano quattro o cinquemila celerini locali. Basta osservare la miseria nella quale vivono la maggior parte delle famiglie per realizzare che in tutte le autocrazie è il popolo che paga il prezzo più elevato". Parole sottoscrivibili una per una.
Peccato però che il Maestro Chahine (perché trattasi sicuramente di un Maestro del cinema egiziano) scelga, per raccontare tutto ciò, non la cifra stilistica di un Rosi o di un Costa-Gavras (solo per citare due degli innumerevoli esempi di cinema di denuncia) ma quella di un film bollywoodiano di basso livello. Qualcuno verrà a spiegarci con grande raffinatezza che non abbiamo capito nulla e che trattasi di preziosa ironia esercitata su un genere popolare. Anche se fosse così chi scrive ritiene che eventuali esercizi di stile possano essere sviluppati legittimamente ma senza ammantarsi delle pretese sociologiche di cui sopra. Le docce alla Gloria Guida, le smorfie alla Banfi di annata, le gag di Pippo Franco (e potremmo continuare a citare) mal si conciliano con la denuncia delle sofferenze della gente umile.