simonedrcc
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giovedì 7 maggio 2009
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dimentichiamo per un attimo il romanzo
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Dimentichiamo per un attimo il libro.
Ogni opera una volta rivisitata deve essere considerata sotto un duplice aspetto.
Il naturale confronto con l'originale, che momentaneamente chiedo di non considerare nella mente, e ciò che ti ha trasmesso al momento.
Credo che questo film trasmetta più di quanto letto, se pur dalle parole di autorevoli critici. Ciò che non è stato considerato adeguatamente, è la solitudine dell'uomo. Se pur per ragioni evidenti nel film, ciò che accade al protagonista viene provato normalmente da un qualsiasi individuo che solge una normale vita sociale.
La solitudine che chiunque può sentire quotidianamente pur se circondato da persone, rumori, sensazioni, accadimenti.
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Dimentichiamo per un attimo il libro.
Ogni opera una volta rivisitata deve essere considerata sotto un duplice aspetto.
Il naturale confronto con l'originale, che momentaneamente chiedo di non considerare nella mente, e ciò che ti ha trasmesso al momento.
Credo che questo film trasmetta più di quanto letto, se pur dalle parole di autorevoli critici. Ciò che non è stato considerato adeguatamente, è la solitudine dell'uomo. Se pur per ragioni evidenti nel film, ciò che accade al protagonista viene provato normalmente da un qualsiasi individuo che solge una normale vita sociale.
La solitudine che chiunque può sentire quotidianamente pur se circondato da persone, rumori, sensazioni, accadimenti. Quel senso autistico claustrofobico che alcune persone provano giorno dopo giorno, che li porta ad isolarsi, a creare un mondo fittizio parallelo, in cui nascondersi e sentirsi maggiormente protetto.
Bè, penso ci sia di più di quanto detto...
Questo film è solitudine, vera, confortante per certi versi.
Grazie.
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lunetta
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mercoledì 22 aprile 2009
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il secondo tentativo di portare inscena la stessa
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Un rapidissimo commento: troppo scontato, troppo "one man show". Ogni minuto del film era impossibile non paragonarlo all'altro movie, Occhi bianchi sul pianeta terra,del 1971 tratto dallo stesso romanzo (I am a legend), interpretato da C. Heston. Anche quel film non è stato un capolavoro, e non è passato alla storia del cinema come tale, ma aveva il merito di essere decisamente originale , data l'epoca; colpiva lo spettatore che cominciava a preoccuparsi delle possibili conseguenze di una guerra batteriologica devastante con scomparsa quasi totale dell'umanità, e l'eroe che, a prezzo della sua vita, alla fine trova la cura per ciò che resta dell'umanità malata: il suo sangue. Il successo di questo film credo che si debba solo alla grande notorietà e al fascino indiscusso di W.
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Un rapidissimo commento: troppo scontato, troppo "one man show". Ogni minuto del film era impossibile non paragonarlo all'altro movie, Occhi bianchi sul pianeta terra,del 1971 tratto dallo stesso romanzo (I am a legend), interpretato da C. Heston. Anche quel film non è stato un capolavoro, e non è passato alla storia del cinema come tale, ma aveva il merito di essere decisamente originale , data l'epoca; colpiva lo spettatore che cominciava a preoccuparsi delle possibili conseguenze di una guerra batteriologica devastante con scomparsa quasi totale dell'umanità, e l'eroe che, a prezzo della sua vita, alla fine trova la cura per ciò che resta dell'umanità malata: il suo sangue. Il successo di questo film credo che si debba solo alla grande notorietà e al fascino indiscusso di W. Smith. Guardate il film precedente, se potete, e vedrete che è troppo simile: anche i dialoghi con i manichini, la casa fortezza,le scorribande solitarie attraverso le strade tristemente deserte di New York,con una vecchia Ford, credo, e non con un fuoristrada, etc.
Oggi la storia è superata.
etta
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[+] non so che film hai visto
(di giacomoco)
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ste7888
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lunedì 2 marzo 2009
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consigliato
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super will smith
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domenica 22 febbraio 2009
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ottimo film
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Sicuramente uno dei migliori film sugli zombi (e simili) mai prodotto...
buona interpretazione di Will Smith che per quasi tutto il film recita da solo...
Unica pecca se la vogliamo trovare riguarda gli pseudo-zombi, non si capisce perchè diano una caccia forsennata a ill Smith e come siano in grado did elaborare la trappola dei manichini... Valido anche il finale alternativo che spiega almeno in parte alcuni di questi punti.
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mikka_master
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lunedì 16 febbraio 2009
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un emozionante horror...
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...che pone i riflettori sul grande senso di solitudine del protagonista...comunque film veramente ben fatto ottima interpretazione di will smith...
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dr.jackhylld
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venerdì 13 febbraio 2009
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preferisco l'ultimo uomo della terra di u.ragona
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L'ultimo uomo della terra di Ragona ...due lire gran film
Io sono leggenda di Lawrence ...tanti soldi per un film mediocre
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dany
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martedì 27 gennaio 2009
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povero cane
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Non ho letto il libro, il film però mi è molto piaciuto, povera Sam!
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(di marcello)
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x
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martedì 20 gennaio 2009
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in my opinion....
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secondo me will ha saputo esprimere in pieno il senso di solitudine del protagonista,che comunque continua a cercare una cura nonostante pensi di essere solo.Mi incoraggia a lottare per ciò in cui credo anke se dovessi essere solo.
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giulio brillarelli
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domenica 18 gennaio 2009
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robinson crusoe è naufragato a new york
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Nel 1995 “Bad boys” esordiva sull’assolato asfalto di Miami seguendo le ciance al testosterone di Will Smith e Martin Lawrence a bordo di una sportivissima Porsche 911 Turbo. Con “Io sono leggenda”, dodici anni dopo e quasi duemila chilometri più a nord, Will Smith si ritrova a percorrere a tutta velocità, su una sportivissima Ford Shelby GT500 rossa, le strade desolate di una New York riconquistata dalla vegetazione e dalla fauna selvaggia. Sul sedile del passeggero non più un altro essere umano, solo un cane. Robert Neville sta andando a caccia di cervi per le strade della Grande Mela, ma quando sembra sul punto di abbattere la sua preda spunta fuori un cacciatore temibile: una leonessa, spalleggiata dal suo branco.
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Nel 1995 “Bad boys” esordiva sull’assolato asfalto di Miami seguendo le ciance al testosterone di Will Smith e Martin Lawrence a bordo di una sportivissima Porsche 911 Turbo. Con “Io sono leggenda”, dodici anni dopo e quasi duemila chilometri più a nord, Will Smith si ritrova a percorrere a tutta velocità, su una sportivissima Ford Shelby GT500 rossa, le strade desolate di una New York riconquistata dalla vegetazione e dalla fauna selvaggia. Sul sedile del passeggero non più un altro essere umano, solo un cane. Robert Neville sta andando a caccia di cervi per le strade della Grande Mela, ma quando sembra sul punto di abbattere la sua preda spunta fuori un cacciatore temibile: una leonessa, spalleggiata dal suo branco. Un’occhiata al sole che sta per tramontare, e la decisione è presa: si torna a casa. Nei manuali di sceneggiatura si chiama “teaser”, la scena di apertura a forte impatto per agganciare fin da subito lo spettatore. - - - Ormai New York è una città fantasma, il rombo dell’auto guidata da Neville è inquietante, avvolto com’è da una coltre innaturale di silenzio: il traffico caotico della Grande Mela è scomparso, niente più clacson che strombazzano, niente più freni che stridono. Soprattutto, niente più voci di esseri umani. Robert Neville è l’ultimo uomo rimasto sulla Terra; i pochi rumori, e il tanto silenzio che lo circondano, stanno lì a dimostrarlo. Ci vengono mostrati a più riprese i sogni agitati di Neville, che rivive angosciosamente i momenti della grande epidemia e del distacco dalla moglie e dal figlio piccolo in una New York ormai militarizzata, palcoscenico di un esodo di massa concitato e chiassoso; al suo risveglio, Neville è puntualmente accolto da un silenzio talmente repentino e assoluto da risultare assordante, anche per lo spettatore. Nel romanzo del 1954 di Richard Matheson, da cui il film di Francis Lawrence è tratto, Robert Neville, barricato all’interno della propria abitazione durante gli assalti notturni dei vampiri, ascoltava un disco di musica classica dietro l’altro, cercando così di coprire le voci dei mostri che gli gridavano di uscire. - - - “Però il libro era più bello”: mentre il film di Lawrence propone una conclusione raffazzonata e buonista, nel testo originale è lì, alle ultime pagine, che si addenta la polpa. Quando si scopre che di vampiri ne esistono due tipi ben diversi. È lì che viene fuori il succo della storia: la vicenda individuale di Robert Neville diventa riflessione sull’intera società umana, e le conclusioni saranno tutt’altro che buoniste. - - - Allo stesso tempo, però, la riscrittura per il grande schermo di Protosevich e Goldsman non è priva di qualità. Robert Neville, come nel romanzo di Matheson, è una sorta di novello Robinson Crusoe, naufragato su un’isola deserta chiamata New York, popolata da creature ostili chiamate vampiri, in cui ci si nutre di cibo in scatola “rubato” dalle case altrui. Come Robinson Crusoe, anche Robert Neville si ingegna e si rimbocca le maniche per tirare avanti. La solitudine è in realtà il nemico numero uno: per non lasciarsi travolgere dalla disperazione e dalla regressione a uno stato animale, Robert Neville segue una sua routine fatta di esplorazioni, tentativi di contatto, simulacri di vita sociale. Commovente l’ostinazione con cui il protagonista continua a parlare, a porre domande ai manichini che egli stesso dispone ad arte in giro per la città, aspettando da quei pupazzi muti e indifferenti una risposta che non arriverà mai.
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ciao
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mercoledì 31 dicembre 2008
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delusione
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ho visto il film in dvd e mi ha deluso davvero.
ottime la fotografia e le immagini, ma la sceneggiatura!
non ho letto il libro di Richard Matheson, capisco che non sia semplice metterlo su pellicola, ma la banalizzazione dell'idea iniziale è veramente imbarazzante. se questo è il risultato di impegno e risorse finanziarie non indiferrenti, credo che ci sia qualcosa che non quadra. diventa una critica generalizzata al cinema business a tutti i costi che crea aspettative senza averne i contenuti, ma non è questo il luogo. magari spendere meno per il pubblicitario e qualcosa di meglio per lo sceneggiatore?
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