Io sono leggenda |
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Un film di Francis Lawrence.
Con Will Smith, Alice Braga, Dash Mihok, Charlie Tahan, Willow Smith.
continua»
Titolo originale I Am Legend.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 101 min.
- USA 2007.
- Warner Bros Italia
uscita venerdì 11 gennaio 2008.
MYMONETRO
Io sono leggenda ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Robinson Crusoe è naufragato a New York
di Giulio BrillarelliFeedback: 0 |
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domenica 18 gennaio 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel 1995 “Bad boys” esordiva sull’assolato asfalto di Miami seguendo le ciance al testosterone di Will Smith e Martin Lawrence a bordo di una sportivissima Porsche 911 Turbo. Con “Io sono leggenda”, dodici anni dopo e quasi duemila chilometri più a nord, Will Smith si ritrova a percorrere a tutta velocità, su una sportivissima Ford Shelby GT500 rossa, le strade desolate di una New York riconquistata dalla vegetazione e dalla fauna selvaggia. Sul sedile del passeggero non più un altro essere umano, solo un cane. Robert Neville sta andando a caccia di cervi per le strade della Grande Mela, ma quando sembra sul punto di abbattere la sua preda spunta fuori un cacciatore temibile: una leonessa, spalleggiata dal suo branco. Un’occhiata al sole che sta per tramontare, e la decisione è presa: si torna a casa. Nei manuali di sceneggiatura si chiama “teaser”, la scena di apertura a forte impatto per agganciare fin da subito lo spettatore. - - - Ormai New York è una città fantasma, il rombo dell’auto guidata da Neville è inquietante, avvolto com’è da una coltre innaturale di silenzio: il traffico caotico della Grande Mela è scomparso, niente più clacson che strombazzano, niente più freni che stridono. Soprattutto, niente più voci di esseri umani. Robert Neville è l’ultimo uomo rimasto sulla Terra; i pochi rumori, e il tanto silenzio che lo circondano, stanno lì a dimostrarlo. Ci vengono mostrati a più riprese i sogni agitati di Neville, che rivive angosciosamente i momenti della grande epidemia e del distacco dalla moglie e dal figlio piccolo in una New York ormai militarizzata, palcoscenico di un esodo di massa concitato e chiassoso; al suo risveglio, Neville è puntualmente accolto da un silenzio talmente repentino e assoluto da risultare assordante, anche per lo spettatore. Nel romanzo del 1954 di Richard Matheson, da cui il film di Francis Lawrence è tratto, Robert Neville, barricato all’interno della propria abitazione durante gli assalti notturni dei vampiri, ascoltava un disco di musica classica dietro l’altro, cercando così di coprire le voci dei mostri che gli gridavano di uscire. - - - “Però il libro era più bello”: mentre il film di Lawrence propone una conclusione raffazzonata e buonista, nel testo originale è lì, alle ultime pagine, che si addenta la polpa. Quando si scopre che di vampiri ne esistono due tipi ben diversi. È lì che viene fuori il succo della storia: la vicenda individuale di Robert Neville diventa riflessione sull’intera società umana, e le conclusioni saranno tutt’altro che buoniste. - - - Allo stesso tempo, però, la riscrittura per il grande schermo di Protosevich e Goldsman non è priva di qualità. Robert Neville, come nel romanzo di Matheson, è una sorta di novello Robinson Crusoe, naufragato su un’isola deserta chiamata New York, popolata da creature ostili chiamate vampiri, in cui ci si nutre di cibo in scatola “rubato” dalle case altrui. Come Robinson Crusoe, anche Robert Neville si ingegna e si rimbocca le maniche per tirare avanti. La solitudine è in realtà il nemico numero uno: per non lasciarsi travolgere dalla disperazione e dalla regressione a uno stato animale, Robert Neville segue una sua routine fatta di esplorazioni, tentativi di contatto, simulacri di vita sociale. Commovente l’ostinazione con cui il protagonista continua a parlare, a porre domande ai manichini che egli stesso dispone ad arte in giro per la città, aspettando da quei pupazzi muti e indifferenti una risposta che non arriverà mai.
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