Anno | 2006 |
Genere | Docu-fiction, |
Produzione | Italia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Enrico Caria |
Uscita | venerdì 26 gennaio 2007 |
Tag | Da vedere 2006 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
MYmonetro | 3,18 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 1 dicembre 2017
Il giornalista e autore satirico Enrico Caria firma una pellicola semi documentaristica su Napoli e la camorra. In Italia al Box Office Vedi Napoli e poi muori ha incassato 7,6 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Prendendo spunto da Bowling A Columbine di Michael Moore, Enrico Caria fa una lunga riflessione sul suo paese natio - sulla camorra e sulla possibile esistenza delle cosiddette "due città" - dando vita, colore e parole al film-documentario Vedi Napoli e poi muori. Il titolo è volutamente provocatorio perché utilizza il famoso detto per denunciare gli innumerevoli omicidi avvenuti per mano della camorra che a Napoli e dintorni regna sovrana.
Nel suo progetto, iniziato all'alba dell'uscita della pellicola di Moore, il regista impiega filmati girati nel corso degli anni con l'ausilio di supporti diversi (dalla telecamerina da comunione fino alle telecamere più professionali) partendo dalla vittoria della squadra del capoluogo campano del campionato italiano nel 1987. Condendo fatti e misfatti con la tipica ironia partenopea per sdrammatizzare, Caria realizza un'opera forte, vera, lucida. A raccontare gli ultimi vent'anni di storia della città e della malavita napoletana - sin troppo spesso taciuta dai quotidiani nazionali - ci pensano Roberto Saviano (autore del libro-caso Gomorra - Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra, la scrittrice Valeria Parrella, Don Vittorio Siciliani, il fondatore dell'Osservatorio sulla camorra Amato Lamberti, il cantante degli A'67, giovane band di Scampia, e poi ancora amici, maestre di strada, gente del luogo, intellettuali e politici locali. Nel documentario si raccontano - attraverso una serie di interviste e stralci di filmati d'epoca - l'ascesa della camorra negli anni '80, i motivi che l'hanno resa forte e le sue debolezze; il "più devastante terremoto degli ultimi 100 anni"; lo spaccio di stupefacenti che avviene alla luce del sole; la realtà di tanti giovani e meno giovani che vivono nella precarietà; il "rinascimento bassoliniano". Ma innanzitutto l'intenzione di Caria è di mostrare, attraverso un'accurata "fotografia" a colori, la gente perbene che ogni giorno lotta per riuscire a tirare fuori il meglio da una città che pullula d'illegalità. Parafrasando le parole del regista per descrivere l'opera letteraria di Saviano, Vedi Napoli e poi muori è un "affresco chiarissimo" che sconvolgerà l'Italia.
Degno di essere a paragonato ai film di Micheal Moore
Finalmente un regista italiano che possa essere paragonato al genio MIchael Moore
Secondo la sua sensibilità di autore satirico e umoristico il napoletano Enrico Caria (insieme al regista Felice Farina) ha raccontato a suo modo - ma un modo puntuto, che non la "butta a ridere" - quella che non solo i periodici allarmi giornalistici percepiscono come la capitale della criminalità, dell'insicurezza, dell'impossibilità di vivere serenamente e onestamente.
Quindici anni fa Enrico Caria, regista e giornalista satirico, reinventò Napoli a Istanbul in un folle ed esilarante film "no budget" con Peppe Barra boss camorrista, 17. Oggi che la camorra è ormai una multinazionale, come ha insegnato Gomorra di Roberto Saviano, e ridere è sempre più arduo, Caria torna nella sua Napoli armato di videocamera e di molta pazienza per sbrogliare una matassa in cui si [...] Vai alla recensione »
Si è lasciato alle spalle le follie del pulp della sua trilogia: Carogne - Ciro and Me, L'uomo della fortuna (solo sceneggiato, la regia era di Silvia Saraceno) e Blek Giek del 2001, ma il sarcasmo fumettistico non l'ha perso, Enrico Caria. In Vedi Napoli e poi muori ritorna nella città campana, dopo anni di vita a Roma, per il cosiddetto "rinascimento" bassoliniano.
Colpito dallo sbandieratissimo rinascimento napoletano, Enrico Caria, giornalista e autore satirico (già a Cuore e al televisivo Le iene) torna nella città per girare un documentario. Quella che si trova di fronte, però, è una Napoli sprofondata in una nuova guerra di Camorra. Con occhio Critico e ironico nei confronti della borghesia partenopea e sguardo compassionevole sulle poverissime periferie, [...] Vai alla recensione »
Grottesco napoletano. Enrico Caria (nato a Napoli, autore satirico, regista di una trilogia fanta-criminale di film, scrittore di due libri il più recente dei quali, L'uomo che cambiava idea, è stato da poco pubblicato da Rizzoli) ha chiamato «docufiction» questo suo lavoro, per dire che vi si mescolano realtà e finzione. La realtà prevale. Un regista napoletano emigrato a Roma torna nella sua città [...] Vai alla recensione »
I doc film di Enrico Caria dedicato alla sua città, a partire dal 1987, cioè dalla vittoria dello scudetto, fino a oggi, esce in un momento particolarmente grave, e anche nel momento di grande successo popolare dell'illuminante saggio di Roberto Saviano (che nel film è intervistato) Gomorra-viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra.
Dopo la trilogia criminale & fantanoir di «Diciassette», «Carogne» e «Blek Gièk», Enrico Caria si misura con il documentario per raccontare da un'angolazione soggettiva il degrado e l'esplosione della violenza nella Napoli post-Rinascimento. Con «Vedi Napoli e poi muori», prodotto da Felice Farina, il regista napoletano parte dal proverbio-tormentone oleografico per stravolgerne il senso e richiamare [...] Vai alla recensione »
"Torna a Surriento" intonavano i fratelli De Curtis ai primi del '900 per convincere l'onorevole Zanardelli, ospite del Grand Hotel di Sorrento e in procinto di tornare in Parlamento a Roma,ad aprire un ufficio postale vicino all'albergo. Apoteosi melodica per la parabola di un figliol prodigo, come quell'Enrico Caria mosso da intonso bisogno etico di far chiarezza, di ritorno da Roma nella sua Napoli. [...] Vai alla recensione »