great steven
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domenica 5 luglio 2015
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la doppia identità di un uomo dall'oscuro passato.
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A HISTORY OF VIOLENCE (USA, 2005) diretto da DAVID CRONENBERG. Interpretato da VIGGO MORTENSEN, MARIA BELLO, ED HARRIS, WILLIAM HURT, HEIDI HAYES, ASHTON HOLMES, PETER MACNEILL, STEPHEN MCHATTIE, GREG BYRK, KYLE SCHMID
Tom Stall è un tranquillo e pacifico ristoratore del Midwest che gestisce una tavola calda insieme alla moglie, che gli ha dato due figli. La vita matrimoniale procede serena e l’affetto di tutti i suoi famigliari lo rende un uomo felice. Una notte due criminali tentano di rapinare il suo ristorante, ma Tom risolve la situazione uccidendoli per legittima difesa quando alzano le mani. Nella sua vita entrano i mass media, che lo dipingono all’unanimità come un eroe per la gloriosa azione di salvataggio compiuta.
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A HISTORY OF VIOLENCE (USA, 2005) diretto da DAVID CRONENBERG. Interpretato da VIGGO MORTENSEN, MARIA BELLO, ED HARRIS, WILLIAM HURT, HEIDI HAYES, ASHTON HOLMES, PETER MACNEILL, STEPHEN MCHATTIE, GREG BYRK, KYLE SCHMID
Tom Stall è un tranquillo e pacifico ristoratore del Midwest che gestisce una tavola calda insieme alla moglie, che gli ha dato due figli. La vita matrimoniale procede serena e l’affetto di tutti i suoi famigliari lo rende un uomo felice. Una notte due criminali tentano di rapinare il suo ristorante, ma Tom risolve la situazione uccidendoli per legittima difesa quando alzano le mani. Nella sua vita entrano i mass media, che lo dipingono all’unanimità come un eroe per la gloriosa azione di salvataggio compiuta. Gli echi del suo duplice omicidio arrivano però anche alle orecchie di due malavitosi: Carl Fogarty, vegliardo con un occhio di vetro, e Richie Cusack, gangster arricchito che lo ritiene suo fratello minore. Entrambi ritengono che Tom in realtà sia Joey Cusack, un assassino appositamente addestrato a sostenere combattimenti al limite delle possibilità umane col quale hanno un passato in comune. Tom fa di tutto per tenere lontano Fogarty dalla sua famiglia, in particolar modo da quando questi comincia ad insidiare sua moglie, ma la verità emerge a galla piuttosto velocemente: negli anni trascorsi, Tom ha effettivamente passato un periodo nel deserto prima del quale ha commesso una serie di uccisioni, e durante l’esilio forzato ha cercato disperatamente di cancellare il suo sanguinoso passato. Una volta tolto di mezzo Fogarty, a Tom/Joey non resta che affrontare il fratello maggiore, che ora vive a Philadelphia in una sfarzosa villa: anche ad egli l’insospettabile combattente/omicida riserverà un trattamento tutt’altro che tenero. È un esempio (meno classico di quanto potrebbe apparire) di film che comincia con una situazione idilliaca, con un’abbondanza di pace, linearità e semplicità, poi un evento inaspettato scombussola l’equilibrio e fa entrare in scena il fattore indispensabile della violenza, per poi precipitare l’intera vicenda in una spirale di terrore e inquietudine che genera morti necessarie (non ce n’è effettivamente una di troppo) e infine si conclude con la vittoria del protagonista che però non è certo se definirsi eroe o antieroe. Stilisticamente e narrativamente parlando, la storia è costruita alla perfezione: un’architettura di suspense e tensione drammatica che si concentra negli attimi di calma per poi esplodere a ripetizione in tre sequenze fondamentali (l’assalto nel ristorante, l’arrivo dei criminali alla fattoria degli Stall, la carneficina conclusiva nella villa di Richie), nessuna delle quali si compiace di esporre comportamenti irrispettosamente violenti per non perdere di vista l’obiettivo principale. Il quale consiste poi nella valutazione lucida e critica di un mondo che non può fare a meno del crimine perché esso è radicato nella natura umana e già di per sé è consapevole che verrà combattuto da varie forze, le quali non sempre si affiancheranno completamente o incondizionatamente dalla parte del Bene. Non si tratta di distinguere fra giusto o sbagliato. La questione verte intorno alla capacità di crearsi una duplice identità per poi verificare se si è verosimilmente in grado di distruggere tutta una vita allo scopo di abbracciare valori autentici e confidare nella sincerità di emozioni che scaturiscono dall’amore e da altri sentimenti positivi. Nel tracciare questo complesso quadro che da paradisiaco si trasforma inesorabilmente in infernale, Cronenberg è magistrale nel dirigere uno strepitoso apologo che non si contraddice mai e avvalora fra i suoi pregi una straordinaria schiettezza espressiva ed espositiva che va a braccetto con uno sguardo disincantato e trasversale che analizza i meccanismi della mente umana e dei rapporti sociali ponendo, non come giustificazione ma bensì come strumento assolutamente attivo, il bisogno di danneggiare il prossimo per assicurarsi una sopravvivenza più lunga possibile. Attori da applauso (fra i quali spicca un V. Mortensen che interpreta uno dei personaggi più mutevoli e amorali della sua carriera), laconica e sentenziosa sceneggiatura che non perde un colpo e stupendi contributi tecnici che arricchiscono di una perla preziosa questo capolavoro di insostituibile ambiguità, interrogativi categorici, mali occorrenti e affannose rincorse per inseguire un disperato ideale di limpidezza e trasparenza.
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tarantinofan96
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sabato 20 giugno 2015
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la storia della violenza
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Certamente, non è uno dei film più tipicamente cronenberghiani (anche se in genere è uno dei più apprezzati, soprattutto da quelli che non conoscono il cinema di Cronenberg), però presenta, in realtà, alcune tematiche ricorrenti nel cinema del regista canadese, come il tema del "doppio", principale elemento narrativo del capolavoro 'Inseparabili', riferito non soltanto al protagonista principale costretto nella sua doppia nat[+]
Certamente, non è uno dei film più tipicamente cronenberghiani (anche se in genere è uno dei più apprezzati, soprattutto da quelli che non conoscono il cinema di Cronenberg), però presenta, in realtà, alcune tematiche ricorrenti nel cinema del regista canadese, come il tema del "doppio", principale elemento narrativo del capolavoro 'Inseparabili', riferito non soltanto al protagonista principale costretto nella sua doppia natura, ma a tutti i protagonisti della storia e a tutti gli esseri umani in generale: ogni uomo ha dentro di sé il suo 'Joey' pronto ad esplodere in una carica di violenza distruttrice in quanto l'essere umano è un animale propenso ad essa per natura.
In questo insolito film (per la poetica del regista), Cronenberg prende il sogno americano e lo massacra letteralmente, lo denuda di tutta la sua ipocrisia e puerilità, per lasciare spazio alla cruda realtà e lo fa attraverso la demistificazione della figura di eroe che da tanto e troppo tempo il cinema americano ha osannato.
Cronenberg vuole che lo spettatore si senta parte di questa carica di violenza, vuole che riconosca questa violenza ontologica e la accetti come tale.
Un film che in realtà è molto di più di quello che lo spettatore medio riesce a percepire, che denuncia l'eroismo americano, soprattutto in campo cinematografico; un film che, se visto e analizzato correttamente in ogni sua inquadratura, non lo si può che reputare al pari di ogni altra opera di colui che è, per me, il miglior regista vivente.
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davidino.k.b.
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venerdì 5 giugno 2015
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sono stato troppo generoso
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non è la storia di un uomo, ma quella di batman
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luca scial�
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giovedì 4 giugno 2015
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storia intrigante ma raccontata male
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Cronenberg si ispira a un fumetto di John Wagner, trasponendolo con i tratti a lui più cari: la linea sottile tra realtà e apparenza, le identità multiple, personaggi dalle tante sfumature. Come il protagonista di questo film, che passa dall'essere un esemplare padre di famiglia a un infallibile killer dal passato oscuro. Storia intrigante che però troppo spesso sfocia nella banalità, in sequenze superflue, in dialoghi da classico film d'azione mediocre.
A salvarlo è anche, e soprattutto, l'interpretazione di Viggo Mortensen, attore dal viso angelico che sa trasformalo in diabolico quando serve. Peccato, poteva essere un gran bel film.
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Cronenberg si ispira a un fumetto di John Wagner, trasponendolo con i tratti a lui più cari: la linea sottile tra realtà e apparenza, le identità multiple, personaggi dalle tante sfumature. Come il protagonista di questo film, che passa dall'essere un esemplare padre di famiglia a un infallibile killer dal passato oscuro. Storia intrigante che però troppo spesso sfocia nella banalità, in sequenze superflue, in dialoghi da classico film d'azione mediocre.
A salvarlo è anche, e soprattutto, l'interpretazione di Viggo Mortensen, attore dal viso angelico che sa trasformalo in diabolico quando serve. Peccato, poteva essere un gran bel film. Ma evidentemente al concorto Cronenberg non interessa fare capolavori convenzionali.
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iuriv
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giovedì 29 gennaio 2015
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l'influenza della violenza.
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Tom Stall è un uomo tranquillo che vive con la sua famiglia in un pacifico paese americano. Ma quando due teppisti lo costringono a fare l'eroe, facendogli sventare una rapina nella caffetteria che gestisce, molte cose cambiano.
Cronemberg, all'apparenza costruisce un thriller meccanico basato sul crescendo degli eventi. Ma come spesso capita con questo regista, il vero motore del film è sotto la superficie.
L'argomento principale della narrazione, come da titolo, è la violenza. Intesa come morbo, che una volta attecchito avanza inesorabile fino a pervadere tutto. Intesa come marcatore di distanze siderali, dove un tempo regnava l'armonia.
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Tom Stall è un uomo tranquillo che vive con la sua famiglia in un pacifico paese americano. Ma quando due teppisti lo costringono a fare l'eroe, facendogli sventare una rapina nella caffetteria che gestisce, molte cose cambiano.
Cronemberg, all'apparenza costruisce un thriller meccanico basato sul crescendo degli eventi. Ma come spesso capita con questo regista, il vero motore del film è sotto la superficie.
L'argomento principale della narrazione, come da titolo, è la violenza. Intesa come morbo, che una volta attecchito avanza inesorabile fino a pervadere tutto. Intesa come marcatore di distanze siderali, dove un tempo regnava l'armonia. Ma intesa anche come potenza salvifica, che porta con se la purezza di una soluzione semplice per problemi complessi.
La trama ruota attorno a Tom, mettendolo al centro della vicenda assieme alla sua famiglia. Un personaggio che consente al regista di esplorare alcune delle sue tematiche preferite, quali la labilità della realtà e la profondità di un personaggio che conserva un segreto. Quella di Tom appare come una sorta di schizofrenia consapevole, capace di farlo essere il perfetto eroe di provincia e il suo esatto contrario.
Un ruolo non facile da portare sullo schermo senza esagerare, ma che trova in Viggo Mortensen il suo interprete ideale. L'attore, sempre misurato nei movimenti e nelle espressioni, è capace di infondere tutto ciò che il suo protagonista richiede, semplicemente con l'intensità di uno sguardo. Incredibile come la cosa riesca a funzionare.
Seguendo i tempi del thriller, Cronemberg disegna la deriva della sua storia, accompagnandola con una messa in scena posata come il suo protagonista, in cui ogni finezza serve a far funzionare il racconto e senza sprecare una sola inquadratura.
Così il regista canadese accompagna lo spettatore verso uno dei finali più riusciti che si possano desiderare. Una scena a quattro dove, senza utilizzare una sola parola, viene detto tutto quello che serve e forse anche oltre. Perché, grazie alla bravura degli attori nel reggere una sequenza così intensa, le domande superano le risposte e i temi lasciati sul tavolo arrovellano la mente per molto tempo dopo la visione.
Un film potentissimo, che, pur nella sua breve durata, riesce a rimanere impresso e a far discutere di se per mesi, vista l'infinità di risvolti che potrebbe offrire. Tra quelle che ho visto, forse l'opera di Cronemberg che mi è piaciuta di più.
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rob17
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mercoledì 7 gennaio 2015
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non so come delle persone hanno messo 5 stelle.
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Bella solamente la storia. Ma film a mio avviso diretto male dallo scenegiatore e dal regista. A tratti non solo noioso, ma noiosissimo. Alcune scene sono state allungate senza alcun motivo apparente... 10 minuti sulla scena iniziale senza alcun senso e poi le persone morte velocemente a metà film. Trailer che spoilera tutto il film.
Finale disastroso.
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m.romita
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domenica 26 ottobre 2014
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". . . avrei dovuto ucciderti a philadelphia . . .
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Il film è un capolavoro e non è un caso che il Morandini gli assegni 5 stelle .
A Giancarlo Zappoli dico che se gli riconosce solo 3 stelle vuol dire che non ha provato nessuna emozione speciale.
Quanto a spiegare perchè è un vero capolavoro riconosco che è difficile . La storia, i personaggi , la violenza.
Ecco, il protagonista del film è la violenza , la violenza ottusa e senza senso dei balordi , della vita , presente nella cronaca
di tutti i giorni e che noi cerchiamo di dimenticare perchè dentro di noi sappiamo di essere impotenti , incapaci di comprenderla
nella maggior parte dei casi , e, soprattutto, costretti a reprimere un sano sentimento di vendetta .
La vendetta è concretamente quasi sempre impossibile , ma soprattutto è bandita da una cultura buonista che ci condiziona.
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Il film è un capolavoro e non è un caso che il Morandini gli assegni 5 stelle .
A Giancarlo Zappoli dico che se gli riconosce solo 3 stelle vuol dire che non ha provato nessuna emozione speciale.
Quanto a spiegare perchè è un vero capolavoro riconosco che è difficile . La storia, i personaggi , la violenza.
Ecco, il protagonista del film è la violenza , la violenza ottusa e senza senso dei balordi , della vita , presente nella cronaca
di tutti i giorni e che noi cerchiamo di dimenticare perchè dentro di noi sappiamo di essere impotenti , incapaci di comprenderla
nella maggior parte dei casi , e, soprattutto, costretti a reprimere un sano sentimento di vendetta .
La vendetta è concretamente quasi sempre impossibile , ma soprattutto è bandita da una cultura buonista che ci condiziona.
Il personaggio del film che invece è " altro ", rispetto a quello creduto fino al momento del dramma, è capace non solo di difendere
se stesso e la sua famiglia ma di scatenare una violenza uguale e contraria e , arrivo a dire, "oltre al limite tra il Bene ed il Male ".
Ed il film , terribile, ce lo mostra alla fine che ritorna alla sua famiglia , ai suoi affetti che si suppongono sinceri, affetti ricostruti
con la volontà di seppellire il passato . Questo per tacitare il timore dello spettatore , spaventato di quello che ha visto e di quello che il regista è riuscito a fargli "sentire " . E cioè sentire cosa ? sentire di approvare la violenza quando ci sembra dalla parte giusta.
Che la violenza sia " giusta " è solo questione di punti di vista ? Il film non lo dice , ognuno penserà secondo coscienza e secondo i propri condizionamenti
culturali. La grandezza del film è nelle immagini, nel sangue , negli affetti familiari e nella violenza dell'amore e del sesso , cosa buona e giusta, dopotutto.
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stefano capasso
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giovedì 9 ottobre 2014
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identità e cambiamento
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Tom Stall è il classico gran lavoratore di una cittadina della campagna statunitense, dove gestisce un bar. Ha una moglie che ama e due figli modello. Un giorno nel bar arrivano due criminali, e Tom con un gesto eroico li uccide divenendo così molto popolare. Ma da questo episodio la vita della famiglia Stall comincia a cambiare. Tom, dopo l’episodio al bar, si ripeterà mostrando una incredibile determinazione e ferocia sotto gli occhi della famiglia sterminando una gang che dal momento della notorietà aveva cominciato a molestarlo, avendo riconosciuto in lui Joy Cusack, boss di Philadelphia, del quale volevano vendicarsi. A questo punto la doppia identità finora taciuta si rivela.
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Tom Stall è il classico gran lavoratore di una cittadina della campagna statunitense, dove gestisce un bar. Ha una moglie che ama e due figli modello. Un giorno nel bar arrivano due criminali, e Tom con un gesto eroico li uccide divenendo così molto popolare. Ma da questo episodio la vita della famiglia Stall comincia a cambiare. Tom, dopo l’episodio al bar, si ripeterà mostrando una incredibile determinazione e ferocia sotto gli occhi della famiglia sterminando una gang che dal momento della notorietà aveva cominciato a molestarlo, avendo riconosciuto in lui Joy Cusack, boss di Philadelphia, del quale volevano vendicarsi. A questo punto la doppia identità finora taciuta si rivela.
Un thriller psicologico, questo di David Cronenberg che affronta tra gli altri in particolar modo quello sull’identità. Simbolicamente la vecchia vita di Tom è una identità non ancora conclusa, che inevitabilmente finisce per emergere provocando un forte conflitto, che nel film è rappresentato dalla violenza generata dal momento del primo incidente. Il conflitto è quello di Tom, che dovrà fare i conti con il passato e quello di tutta la famiglia che vede minata la fiducia in quell’uomo che è improvvisamente divenuto misterioso e ben diverso da quello che era sempre stato, e che allo stesso tempo scopre dentro se identità finora mai rivelate. Chiudendo a suo modo quella porzione di vita passata, Tom verrà accolto nuovamente nella famiglia, per quello che è sempre stato ai loro occhi, un uomo buono ed onesto. Anche se con un passato discutibile un uomo è quello che fa e quello che manifesta ogni giorno e la sua crescita che ha portato conflitti in tutto il sistema diverrà occasione di crescita per tutti
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inesperto
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mercoledì 8 ottobre 2014
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la violenza del buon padre di famiglia
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Un buon thriller e nulla più. Ce ne sono stati e ce ne saranno ancora tanti della stessa risma. La trama è ben raccontata, non annoia mai. E' sempre bello vedere un brav'uomo (che cerca di redimersi dopo un passato criminale) reagire adeguatamente alle ingiustizie dei prepotenti. Maria Bello è splendida e con questa acconciatura sembra la sorella gemella di Diane Lane.
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paolp78
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martedì 7 ottobre 2014
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godibilissimo a vari livelli
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Film intenso ed essenziale, di grande forza visiva, ma al contempo emotivamente profondo e denso di significati (il bene ed il male, il desiderio di redimersi, il vincolo della famiglia).
La violenza è inscenata in modo teatrale e volutamente ostentato, tuttavia non è mai fastidiosa o grossolana.
La storia coinvolge e tiene ben desta l'attenzione per tutto il film, che non risulta affatto lungo.
La regia di Cronenberg è asciutta e di grande effetto. Le interpretazioni tutte molto convincenti.
Strepistosa l'ultima scena dove non viene pronunciata una sola parola e tutto viene lasciato agli sguardi.
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