
Titolo originale | Wild at Heart |
Anno | 1990 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 127 minuti |
Regia di | David Lynch |
Attori | Nicolas Cage, Laura Dern, Willem Dafoe, Brent David Fraser, Diane Ladd Calvin Lockhart, Isabella Rossellini, Harry Dean Stanton, Grace Zabriskie, Sheryl Lee, Freddie Jones, Pruitt Taylor Vince, Crispin Glover, John Lurie, Tracey Walter, Scott Coffey, Frances Bay, Jack Nance, David Patrick Kelly, J.E. Freeman, Charlie Spradling, Marvin Kaplan, Morgan Shepherd, Bellina Logan, Glenn Walker Harris jr., Eddy Dixon, Michele Seipp, Sally Boyle, Gregg Danddrige, Bob Terhune, Jack Jozefson, Albert Popwell, Shawne Rowe, Cheryl Lee, Tommy G. Kendrick, Frank Collison, Zachary Berger. |
Uscita | lunedì 12 maggio 2025 |
Tag | Da vedere 1990 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,74 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 10 maggio 2025
Tratto dall'omonimo romanzo di Barry Gifford, vincitore della Palma d'oro al 43° Festival di Cannes. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 1 candidatura a Golden Globes, In Italia al Box Office Cuore selvaggio ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 95,2 mila euro e 86,8 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Sailor è uno scapestrato uscito di galera; Lula è una ragazza ribelle, stuprata in tenera età dal viscido zio. Tra i due è amore, di quello folle e sregolato, che li porterà a fuggire dal North Carolina e dalla perfida madre di Lula, Marietta. Lei si rivolge ai gangster per scovarli e per riportare a casa la ragazza.
Il film che vale a David Lynch, fresco reduce dal successo televisivo di Twin Peaks, la Palma d'oro a Cannes è un concentrato di temi cari al regista: l'America selvaggia che crede in Elvis Presley e nei diner a buon mercato, l'orrore celato sotto la quotidianità di provincia, l'atmosfera da fiaba nera surreale che assomiglia terribilmente alle nostre vite.
Ma il soggetto questa volta non è originale e deriva dal romanzo omonimo di Barry Gifford, grandioso cantore di vicende pulp ambientate ai margini dell'America, dove la vita vale poco più di un centesimo e la legge è spesso un'opinione mal riposta. Il noir di Gifford si sposa alla perfezione con la follia visionaria di Lynch e l'esito è uno scoppiettante road movie che fa il verso a Il mago di Oz con tanto di fatina buona e strega cattiva.
Rispetto alle opere successive del regista di Missoula, sempre più sperimentali e criptiche, Cuore selvaggio conserva una parvenza di trama lineare, ma il fascino del film risiede in sequenze di abbacinante bellezza, che colpiscono per l'uso dei colori - toni gialli e rossi dominanti - e di musiche ideali estratte da generi ossimorici, per rafforzare dialoghi e caratterizzare personaggi ("Wicked Game" di Chris Isaak per la scena dell'incidente mortale notturno, "Slaughterhouse" di Powermad per accompagnare le scene di rabbia omicida).
La violenza è esibita e spinta al parossismo, e quindi disinnescata, come nella parabola di Bobby Peru (uno straordinario Dafoe), personaggio talmente grottesco e caricaturale da stemperare nella farsa la sua natura perversa. Ma sono tutti i ruoli, anche minori, modellati da Lynch sul canovaccio di Gifford, a sfoggiare una singolarità tale da renderli memorabili e destinati a ritornare nei sogni o negli incubi degli spettatori. Come Perdita Durango, sensuale killer al servizio del boss della mala, così suggestiva da dar vita a uno spin-off susseguente, interamente dedicato a lei (Perdita Durango di Alex De La Iglesia). Oppure la spregevole Marietta, a cui dà vita Diane Ladd, madre di Lula nella finzione e dell'attrice Laura Dern nella realtà.
Potrebbe apparire come un noir o un western mascherato, ma nel profondo Cuore selvaggio è una storia d'amore, sesso e libertà, di un sentimento spontaneo che si fa carne per resistere a mille ostacoli e che rappresenta l'unica via di fuga da un mondo folle e spietato, che si pasce della sua crudeltà. Sailor e Lula si proteggono reciprocamente nel solo modo possibile, accarezzando un'idea di nucleo familiare sui generis, ma in sostanzia più simile di quanto non appaia alla filosofia dell'anziano e saggio Alvin Straight di Una storia vera.
I capolavori di Lynch che seguiranno - il succitato Una storia vera, Mulholland Drive - saranno più compiuti e meno compiaciuti di Cuore selvaggio, risentendo meno della tendenza dell'epoca, ma l'impatto di Cuore selvaggio nel 1990 ha aperto la via all'evoluzione radicale dell'autore e ha contribuito ad alterare il livello di tolleranza alla violenza degli spettatori, precedendo di quattro anni Pulp Fiction, altra discussa Palma d'oro destinata a cambiare il corso del cinema. Il sodalizio tra Lynch e Gifford proseguirà con Strade perdute sei anni dopo, inaugurando l'ultima fase della filmografia di una regista senza eguali.
Satira sarcastica, iperrealismo, dramma grottesco. Comunque lo si voglia definire questo di Lynch è senz'altro uno dei film più innovativi degli ultimi anni. Premiato a Cannes con la Palma d'oro, il lungometraggio si ispira in parte a certa letteratura giovanile americana e in parte a certa fumettistica moderna. Volutamente oltre le righe, l'interpretazione degli attori rende più ironica questa sorta di rivisitazione delle soap-operas. La storia, tratta dal romanzo di Barry Clifford, vede Sailor e Luna in fuga dopo che lui ha ucciso un sicario pagato dalla madre di lei. Seguiti da un detective privato, che viene ucciso da un gangster, i ragazzi conosceranno un certo Bobby Perù che coinvolgerà Sailor in una rapina. La musica va dal metal a Elvis Presley, dal suono anni Sessanta a quello esotico. Nicolas Cage e Laura Dern sono deformati al punto giusto; Willem Dafoe è trucido in maniera esemplare; Jack Nance e John Lurie fanno due fugaci apparizioni mentre Isabella Rossellini si è lasciata imbruttire. Inoltre il film porta a compimento l'esperimento di distruzione dei generi e lo scorticamento della società americana, iniziato in maniera irrisolta con Velluto blu.
Cuore selvaggio di David Lynch è pellicola in linea con la cinematografia del regista ,un poco metaforica, anche grottesca,pervasa di sensualità anche perversa , un poco magica noir , violenta , estetica; ma anche fumetto, fuori da schemi logici ; il propellente è essenzialmente istintivo ,ma anche sadico ; ma c’è anche sentimento [...] Vai alla recensione »
Sailor (Cage) e Lula (Dern) sono fidanzati e si amano sinceramente e teneramente. Quando un delinquentello cerca di assassinare Sailor, lui lo uccide con le sue mani e finisce in prigione a scontare la pena. Lula lo aspetta e, quando esce di galera, decidono di scappare insieme, infrangendo tra l’altro la libertà vigilata. Inizia un’appassionata fuga d’amore, piena di [...] Vai alla recensione »
Due anni dopo il suo ultimo lavoro torna il genio malato del regista statunitense, chiamato questa volta per rappresentare sul grande schermo un romanzo di Barry Gifford. Si tratta della trasposizione romantica e a tratti grottesca del Mago di Oz, in cui un mondo violento e selvaggio non può non trascinare il giovane Sailor Ripley (Nicolas Cage) nel suo baratro di oscuri eventi.
Se c'è una cosa che non vi prenderà nel guardare questo ottimo prodotto di Lynch è la noia. Le situazioni sono estremamente mutevoli e dinamiche, i personaggi fuori da ogni calcolo e prevedibilità e l'intera vicenda è animata da sfumature sempre in divenire, il tutto pervaso da un forte romanticismo che colora in modo particolare l'intero film.
Sailor (Nicolas Cage) e Lula (Laura Dern) sono follemente innamorati e intendono fidanzarsi nonostante il parere a dir poco contrario della madre di lei, Marietta (Diane Ladd, vera madre della Dern). Fuggono insieme su un'auto sportiva, spinti da un spirito di ribellione feroce ma non cieco. Durante la loro odissea tra le strade brulle, selvagge, del profondo Sud americano, i due innamorati incontreranno [...] Vai alla recensione »
Kitschissimo. Luci psichedeliche e highway assolate nel deserto. Un film che tocca vari estremi, per quanto improbabile o quasi ridicolo. Lynch fa il verso a un certo tipo di umanità mettendo in scena quelli che sono i protagonisti meno 'intelligenti' della sua filmografia. Stupidi, forse un po' tonti, ma audaci e capaci di vivere la loro vita in libertà e contro ogni [...] Vai alla recensione »
All' inizio non sembra nemmeno un film di Lynch, quasi una celebrazione della cultura americana, la libertà, Elvis, Marylin e che se ne voglia, più pop o mainstream o polpettone che si voglia dire all’americana di per esempio il più torbido e drammatizzante “Velluto blu” che pure gli assomiglia nei contenuti intrinseci, ma progressivamente [...] Vai alla recensione »
Dopo aver visto nell'ordine Mulholland Drive, Velluto Blu, Inland Empire, The Elephant man ed Eraserhead ed averli amati uno più dell'altro mi sono avventurato nella visione di questo film, aspettandomi di tutto e di più conoscendo David Lynch. Fare un film normale, lo sappiamo, non rientra nei suoi canoni di grande artista che anzichè cadere nella disgustosa [...] Vai alla recensione »
Dal romanzo omonimo di Barry Gifford,è sceneggiato dallo stesso Lynch,un viaggio nell'immaginario del cinema americano,trattato alla pari di una vera e propria odissea delirante e caotica,che si conclude in un gigantesco falò del kitsch.Sopravvalutato a Cannes,dove un entusiasta Bernardo Bertolucci,in veste di presidente della giuria lo ha premiato con la Palma d'oro.
Gli elementi del cinema di Lynch si mescolano con quella violenza classificabile come "tarantiniana"; il regista realizza questo film proprio durante l'onda di ascolti della fortunata serie "Twin Peaks". La pellicola che vede protagonista una coppia (Nicolas Cage, Laura Dern) può esser classificata come "uno strano road movie contornato da strane vicende".
il film si salva solo pr le solita regia di lynch che e come sempre superlativa, bella fotografia....ma quello che manca e la sostanza...insomma come dire bella confezione ma poca sostanza!!lynch ha il difetto di raccontare storie surreali e questa e un arma a doppio taglio xche quando va bene fai un capolavoro(vedi mulholand drive,twin peaks,velluto blu etc.
Raffaele Nappi Vincere la Palma d'Oro a Cannes con un film del genere significa una sola cosa: David Lynch è un genio del male. Me lo immagino a sbellicarsi in poltrona mentre annunciavano il suo nome con trepidante emozione. Già pregustava le recensioni compiaciute dei critici, gli applausi all'ennesimo capolavoro del "genio visionario" che esplora i "meandri" della psiche e bla bla bla.
il miglor film di Lynch. Intenso, ottimamente interpretato, bella colonna sonora. Un road movie di due cuori selvaggi in una america notturna e ambigua. Sorprendenti i richiami al "mago di oz".
David Lynch, un cineasta innovativo e originale, dopo 4 film che l'hanno reso famoso in tutto il mondo (soprattutto in Europa), 4 film tra l'altro riferiti a 4 tipi di pubblico diversi ("Eraserhead" per gli weird-seekers e gli amanti dell'horror, "Dune" per gli amanti della fantascienza, "Velluto Blu" per gli amanti del thriller e dei film psicologici - e più [...] Vai alla recensione »
moolta gente non capisce questo film, ma non xche la gente è stupida o io sono piu intelligente di altri, è che moolti non pensano che cmq è un film del 1990 sono passati ormai 20anni quindi le scuole di pensiero di film sono cambiate. David Lynch è un gran registaa! quindi da parte mia se siete scimmiati di film è da guardare ciaoo ciaooo
David Lynch ci chiede molto. Cuore selvaggio pretende di essere visto con lo stesso divertito, perfido distacco e con lo stesso gusto per l’estremo con cui è stato girato. Un esercizio, questo, che mette in crisi molti, soprattutto tra quelli che dal cinema s’aspettano educate conferme alla propria compiaciuta aurea mediocritas. Wild at Heart potrebbe essere il titolo di una serie televisiva.
Una cosa è certa: Cuore selvaggio è uno dei film più programmaticamente antitelevisivi degli ultimi anni. Il regista David Lynch (sua la serie TV di grande successo Twin Peaks) si è di sicuro divertito nel mettere assieme tutto quanto causerà problemi ai censori del piccolo schermo: situazioni limite, linguaggio ipercrudo, immagini spesso disturbanti.
Le arbasiniane gite a Chiasso, anche se fatte semplicemente attraverso la lettura della stampa straniera, possono essere molto confortanti. Per chi ha detestato (e, obtorto collo, ammirato) Cuore selvaggio, la sua estetica dell’eccesso, la sua a-morale scherzosa, la sua fiaba perversa, e si è sentito colpevolmente vecchio e isolato nel coro osannante degli ammiratori di David Lynch, è non piccolo conforto [...] Vai alla recensione »