Titolo originale | Au revoir les enfants |
Anno | 1987 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Louis Malle |
Attori | Gaspard Manesse, Francine Racette, Raphael Fejtö, François Berléand, Irène Jacob François Negret, Philippe Morier-Genoud, Peter Fitz, Raphaël Fejta, Stanislas Carré de Malberg, Pascal Rivet, Benoit Henriet, Richard Leboeuf, Xavier Legrand, Arnaud Henriet, Jean-Sébastien Chauvin, Luc Etienne, Daniel Edinger, Marcel Bellot, Ami Flammer, Jean-Paul Dubarry, Jacqueline Staup, Jacqueline Paris. |
Tag | Da vedere 1987 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,38 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 1 marzo 2017
Tre ragazzini ebrei, clandestinamente ospitati in un collegio cattolico, sono prelevati, in seguito a una spiata, dagli sgherri della Gestapo. Il film ha ottenuto 2 candidature a Premi Oscar, ha vinto un premio ai Nastri d'Argento, ha vinto un premio ai David di Donatello, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, 1 candidatura a Golden Globes,
CONSIGLIATO SÌ
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Leone d'Oro al festival di Venezia 1987. Louis Malle in stato di grazia ci dà il suo Amarcord, la storia dei suoi anni di scuola in un collegio di provincia. A scuola il piccolo Louis (nel film, Julien) stringe amicizia con un coetaneo un po' misterioso, ma intelligente e sensibilissimo. Il loro rapporto verrà brutalmente troncato dall'arrivo della Gestapo (siamo nel 1944, la Francia è occupata) che porta via l'amico di Julien perché ebreo.
Lo sguardo e la coscienza di Julien sono la guida del film. La principale caratteristica di Julien è il desiderio di guardare, cercare, sapere. Julien si confronta con i modelli maschili offerti dalla famiglia: il fratello François, superficiale, e il padre, assente. Rifiuta il fratello e il padre naturali, e sceglie un fratello e un padre spirituali: riconosce come suo vero fratello Jean e come suo vero padre il direttore del collegio. L’interlocutore privilegiato di Julien è Jean. Jean è un ragazzo ebreo in un collegio cattolico, e perciò è diverso dagli altri compagni. Parla poco e ascolta molto: se la funzione di Julien è quella dell’occhio, dello sguardo, la funzione di Jean è quella dell’orecchio, dell’ascolto. L’amicizia tra i due nasce nella sequenza della caccia al tesoro: il bosco, fosco e petroso, rappresenta l’asprezza del tempo personale, privato (il passaggio dall’infanzia all’adolescenza) e del tempo storico (la II guerra mondiale). In questo accidentato percorso, Julien trova il tesoro dell’amicizia di Jean. Insieme i due ragazzi lanciano una sfida alla realtà, alla Storia, al mondo adulto. Il finale segna per Julien la morte dell’innocenza. Julien abbandona l’infanzia nel momento in cui assume coscienza del male di cui l’uomo può essere capace. Padre Jean dice ai suoi allievi: «Arrivederci ragazzi. A presto»; i ragazzi, a uno a uno, rispondono: «Arrivederci padre». L’arrivederci all’infanzia è in realtà un addio: l’infanzia resta nella memoria come qualcosa di finito, lontano, irrecuperabile. Ha detto Malle: «Ho fatto molti film con adolescenti, con bambini come personaggi centrali. Credo sia perché nei film di finzione scelgo sempre personaggi in crisi. Durante l’adolescenza, in un lasso di tempo in genere assai breve, avviene quel qualcosa che è probabilmente l’esperienza più importante della vita […]. È evidente che il passaggio all’età adulta, al momento in cui ci si dovrà comunque scontrare col mondo degli adulti, è un momento di crisi, ed è per molti il più importante della vita. Per questo è un momento essenziale nella vita romanzesca di un personaggio, un momento affascinante». Leone d’oro 1987.
Francia, 1944. Al termine delle vacanze di Natale, il piccolo Julien Quentin torna al collegio cattolico del Bambin Gesù insieme al fratello maggiore François e ai suoi compagni di studio. Alla scolaresca del collegio si sono appena aggiunti tre nuovi alunni; fra questi c'è Jean Bonnet, un ragazzo schivo ed introverso. Ma dopo un'iniziale diffidenza reciproca, ben presto fra Jean e Julien nasce una stretta amicizia.
In numerose occasioni il cinema si è trovato a raccontare la tragedia dell'Olocausto e il dramma di coloro che hanno vissuto sulla propria pelle quegli anni angosciosi e terribili. Fra i vari titoli incentrati su tale argomento, un posto speciale è riservato sicuramente ad Arrivederci ragazzi, scritto e diretto dal grande regista francese Louis Malle: una pellicola che ha saputo rappresentare l'orrore delle persecuzioni antisemite dal punto di vista di un bambino, vale a dire colui che più di tutti incarna in sé l'umiltà e l'innocenza. Premiato con il Leone d'Oro come miglior film al Festival di Venezia del 1987, Arrivederci ragazzi ha segnato il ritorno di Malle in Francia dopo un decennio di attività negli Stati Uniti, e costituisce l'opera più intima e personale dell'autore di Atlantic City, che si è basato su un episodio del quale lui stesso era stato testimone all'età di undici anni: la deportazione di tre ragazzi ebrei da un collegio religioso presso Fontainebleau da parte della Gestapo.
Come il precedente Lacombe Lucien (1974), anche questo film è ambientato all'epoca di Pétain, nella Francia occupata dai tedeschi, e precisamente nell'inverno del 1944, fra le mura di un collegio di carmelitani frequentato da Julien Quentin (interpretato dal dodicenne Gaspard Manesse). L'intera narrazione si sviluppa attraverso lo sguardo di Julien, e la macchina da presa è mantenuta sempre al livello dei giovani protagonisti; perfino l'ombra della guerra, che incombe con la sua invisibile presenza sulla vita del collegio, è filtrata dall'immaginazione infantile (i combattimenti con i trampoli in cortile, l'oscurità del rifugio anti-bombe). In tal senso, Arrivederci ragazzi può essere considerato, tra tutti i film di Malle, il più vicino allo spirito del cinema di Truffaut per la sua innegabile capacità nel trasmettere allo spettatore le emozioni e i turbamenti dei personaggi, oltre alla loro traumatica presa di coscienza della malvagità umana. La vicenda di Julien e del suo compagno Jean Bonnet (Raphaël Fejtö), che si nasconde nel collegio perché ebreo, diventa così un metaforico percorso di maturazione che non rimane limitato ad uno specifico contesto storico, ma riproduce più in generale un momento di passaggio dall'infanzia all'età adulta, con l'inevitabile carico di sofferenza che questa porta con sé.
All'accurata descrizione della routine scolastica (le lezioni, i giochi) e della dura realtà del periodo della guerra (i bombardamenti, la povertà, il mercato nero) si accompagna una straordinaria finezza nelle notazioni psicologiche: non soltanto per quanto riguarda il rapporto fra Julien e Jean, nucleo centrale del film, ma anche per il ruolo svolto dai personaggi secondari. Emblematica, ad esempio, la figura di Joseph (François Négret), il cui tradimento è determinato soprattutto da un latente senso di inferiorità dovuto alla sua condizione di emarginato ed al suo handicap. Fra le righe, è possibile leggere inoltre un significativo apologo sul potere dell'arte e della fantasia: non a caso l'amicizia fra i due ragazzi nasce grazie alla condivisione della rispettiva passione per i romanzi (I tre moschettieri, Le mille e una notte), per la musica e per il cinema (con la proiezione de L'emigrante di Charlot).
Accolto da un meritatissimo successo di critica e di pubblico in tutto il mondo e vincitore di sette premi César (tra cui miglior film, regia e sceneggiatura), Arrivederci ragazzi è una pellicola profondamente coinvolgente ed un autentico capolavoro nella carriera di Louis Malle. Fra le molte scene da ricordare, l'avventurosa caccia al tesoro nella foresta e la coraggiosa omelia contro la cupidigia pronunciata da padre Jean (Philippe Morier-Genoud), vero padre spirituale per gli scolari con la sua lezione sul "buon uso della libertà". Assolutamente straziante l'epilogo: la sequenza finale, con il lungo primo piano sul viso di Julien, resta una delle pagine più dolorose e commoventi nella storia del cinema.
La "grande storia" irrompe sempre nelle piccole storie degli umani. Paradigmatica la vicenda che ci racconta Louis Malle, con il suo tocco quasi magico, in questo capolavoro del 1987 mai così attuale. Un gruppo di giovani convittori e il frate che ha il compito di educarli alla vita saranno travolti dalla ferocia nazista nella Francia occupata del 1944.
condivido tutto quello che dice Alessio ...e diro' di piu' un'amicizia e' come un grande amore,quando la perdi o perdi la persona non potrai piu' essere completa come prima,in cambio all'amarezza si acquista la consapevolezza
Nella Francia collaborazionista, un collegio cattolico nasconde al suo interno tre ragazzini ebrei. Tra uno di questi e un altro ragazzo di religione cattolica si instaura una tenera amicizia all'insegna della comune passione per la letteratura. Un film davvero toccante e dalla superba ambientazione. Davvero struggente vedere gli effetti del nazismo e di chi ha collaborato abbattersi sui più [...] Vai alla recensione »
Louis Malle traspone un suo tragico ricordo d'infanzia, per ricordarci l'orrore della Seconda guerra Mondiale e la disumana persecuzione degli ebrei. Si proietta così nel piccolo Julien in un collegio gestito da frati in provincia, dove conosce un ragazzo misterioso. Il quale dice di essere un protestante ma in realtà è un ebreo nascosto dalle grinfie dei nazisti.
toccante come ogni altro film dedicato allo sterminio degli ebrei
Allora:io devo essere onesto:questo film mi ha un tantino deluso.Io posso capire che ha ricevuto il Leone d'oro,che il regista dimostra grandissima competenza e tutto quello che volete.Però non posso dire che mi sia piaciuto molto.Nel senso:per quasi un'ora non c'è pressochè nessun risvolto alla trama!Mi spiego meglio e per farlo dovrò spoilerare qualcosa,quindi [...] Vai alla recensione »
Uno dei film peggiori che io abbia mai visto. La regia non è male, ma la cosa che proprio non mi va giù sono gli attori che interpretano tutti i ragazzi: odiossimi e antipatici al massimo.
Con Arrivederci, ragazzi Louis Malle non ha ripreso solo temi che hanno in cinema una grande e sofferta tradizione (il collegio, l'educazione cattolica, le prime curiosità sessuali; e, insieme, la guerra l'occupazione, la condizione degli ebrei perseguitati); ma ha voluto tornare alla Francia, dopo tanto lavoro americano e americanizzante, e alla garanzia della propria esperienza infantile per una [...] Vai alla recensione »