Titolo originale | Stranger than paradise |
Anno | 1984 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Jim Jarmusch |
Attori | John Lurie, Eszter Balint, Richard Edson, Cecillia Stark, Danny Rosen, Rammellzee Richard Boes, Rockets Redglare, Harvey Perr, Brian J. Burchill, Paul Sloane, Tom DiCillo, Sara Driver. |
Tag | Da vedere 1984 |
MYmonetro | 3,13 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Brevi episodi, intervallati da pause buie, per questo film senza montaggio, lento e affascinante, che racconta le avventure di Willie, ex profugo ungherese perfettamente integrato in un'America che non ha nulla di magico.
CONSIGLIATO SÌ
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Brevi episodi, intervallati da pause buie, per questo film senza montaggio, lento e affascinante, che racconta le avventure di Willie, ex profugo ungherese perfettamente integrato in un'America che non ha nulla di magico. A scombussolare la sua vita, tranquillamente scandita da una cronica mancanza di denaro, alla quale cerca di porre rimedio con il gioco d'azzardo, ci penserà una sconosciuta cugina, che gli piomba in casa all'improvviso.
Questo film non mi ha dato nulla, non mi ha lasciato nulla. Potrei dire che non mi è piaciuto: ma per dire che una cosa mi è piaciuta, è necessario che quella cosa esista. Qui non esiste nulla. Nemmeno il vuoto, il vuoto è qualcosa, questo film non è nulla. Se lo scopo del regista era di comunicare un senso di nulla, ci è riuscito perfettamente. Pensavo che Coffe & Cigarettes, dello stesso regista, [...] Vai alla recensione »
Cinema essenziale. Pura immagine in movimento. Schermo nero ad intervalli irregolari, buio in sala. Un movie on the road indipendente in bianco e nero a basso costo di Jarmusch. Il mezzo è il fine. Le riprese delle strade di New York all'alba o di Cleveland, passanti occasionali, incroci vuoti, spazi innevati, al centro dello sguardo del regista catturano per sempre la nostra anima.
In assoluto il miglior prodotto di Jarmush. Ancora oggi lo si rivede con gran piacere. La produzione di Jarmush sarebbe stata migliore se non avesse incontrato Benigni.
Ci sono dei film che si scavano da soli la propria strada, contro le regole del mercato o del grande spettacolo. Stranger than Paradise è un film generazionale, piace per contagio e per protesta, aggrega i nuovi cinefili. È un'opera povera o, come direbbero i frequentatori della nuova musica, minimale: usa la scarsità di mezzi come condizione stilistica, è raccontata per lunghe frasi autonome, separate [...] Vai alla recensione »