Anno | 1965 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Fiorenzo Serra |
MYmonetro |
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CONSIGLIATO N.D.
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Nato da un progetto della Regione intenzionata a produrre un film che testimoniasse gli effetti "miracolosi" del piano di Rinascita in Sardegna, fu concepito, invece, dal regista come una pellicola che mostrava la nostra isola ancora "ferma nel tempo", intaccata appena dagli ossimori dolorosi degli inevitabili mutamenti in corso. Si trattava di un'opera assai diversa, anche rispetto alla lunghezza, dalle altre pellicole firmate da Serra che, come accadeva fino agli anni sessanta, erano documentari non più lunghi di quindici minuti, proiettati, in genere, insieme al lungometraggio di fiction; un modo distributivo che permetteva la vasta produzione del genere e, spesso, ne decretava il trionfo economico.
Collaborarono al testo di L'ultimo pugno di terra intellettuali di vario orientamento politico (da Beppe Pisanu a Giuseppe Fiori, da Manlio Brigaglia a Salvatore Mannuzzu). Il film ebbe anche la supervisione di Cesare Zavattini, affascinato soprattutto dalla sequenza della "danza degli agnelli". A questa scena dedicò un piccolo paragrafo nel suo Straparole (1967) dove scrisse come, in quell'inquadratura, le pecore "si spostano tutte insieme di colpo da un punto del prato a un altro, leggere, leggerissime, come avessero aria sotto i piedi, richiamano i mutamenti repentini dei voli degli uccelli." Le riprese durarono quasi due anni e il film fu presentato nel 1964 alla Giunta regionale rimasta fredda di fronte al capolavoro di Serra: non era certo l'opera retorica propagandistica che desiderava. Questo risultato portò alla mancata distribuzione del film nelle sale, anche se, presentato al Festival dei Popoli, vinse il premio Agis. Tale situazione paradossale costrinse il regista a prendere una drastica decisione: L'ultimo pugno di terra fu smembrato in piccoli, brevi documentari che circolarono indipendentemente nelle sale.