Anno | 1953 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Messico |
Durata | 82 minuti |
Regia di | Luis Buñuel |
Attori | Arturo de Córdova, Delia Garces, Aurora Walker, Carlos Martinez Baena, Manuel Dondé Rafael Banquells, Fernando Casanova, José Pidal, Roberto Meyer, Luis Beristain. |
Uscita | lunedì 3 aprile 2023 |
Tag | Da vedere 1953 |
Distribuzione | Cineteca di Bologna |
MYmonetro | 4,40 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 27 marzo 2023
La cronaca dettagliata del terrificante calvario vissuto da vittima di un marito megalomane e gelosissimo. Basato sul romanzo omonimo (1926) di Mercedes Pinto.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Francisco Galván de Montemayor è un ricco borghese che un giorno, durante la celebrazione dei riti del Giovedì Santo vede in chiesa la giovane Gloria e se ne innamora immediatamente. Lei è fidanzata con un ingegnere che lascia per sposare Francisco. Non sa che l'attende una vita coniugale con un uomo affetto da gelosia morbosa.
Pochi registi sono riusciti a descrivere il delirio psicotico paranoico della gelosia come Buñuel in questo film.
Quello che forse ci si è avvicinato di più, in tempi relativamente recenti, è stato Claude Chabrol in L'inferno in cui vedeva il geloso come il regista delle proprie ossessioni sempre pronto a rieditare il suo film mentale, facendolo aderire a supposizioni prive di fondamento. Buñuel era però già andato oltre con questo personaggio a cui aveva attribuito alcuni dei suoi elementi caratteriali e psicologici.
Sua moglie Jeanne Rucar, nelle sue memorie, lo descrive come un uomo molto geloso ma Luis era anche un feticista del piede ('piedofilo' come si autodefiniva ironicamente) e nella prima sequenza l'innamoramento fulmineo prende forma proprio a partire dalle estremità di Gloria. Se poi a ciò si aggiunge che il regista spagnolo era un maniaco dell'ordine si potrà comprendere perché Francisco voglia raddrizzare quadri e mettere in fila precisa le calzature della consorte.
Lo spettatore che non conosca il film deve sapere che nell'ultima inquadratura (di cui in questa sede non va svelata la natura) è lo stesso regista, visto di spalle, che assume il ruolo del suo protagonista. Il film, che affronta il tema con un rigore assoluto ma anche con una ferocia priva di compromessi, mette in parallelo l'ossessione per il possesso assoluto della donna con quella della proprietà immobiliare che continua a costellare la narrazione. Il buon borghese cattolico praticante non ha fatto proprio nulla del messaggio evangelico fino al punto di munirsi di lametta, ago e filo in una scena che rimane, oltre che nella storia del cinema, aperta a più di un'interpretazione.
Il film ha avuto, nel corso del tempo, una duplice accoglienza. Il produttore Óscar Dancigers, uscendo dalla prima proiezione a Città del Messico, riferì a Buñuel che dentro il pubblico stava ridendo più che con un film di Ridolini. Sul versante opposto Jacques Lacan, che di Luis era un amico, utilizzò a più riprese il film per la formazione degli psichiatri. Lo riteneva perfetto per illustrare la gelosia come omosessualità repressa così come la interpretava Freud. Francisco, per lo psicoanalista francese, diveniva così l'esempio di colui che non accetta il desiderio nei confronti di una persona del proprio sesso proiettando sull'altro il desiderio all'inverso con l'ausilio di fantasie in cui si vede perseguitato.
El, come talvolta accade con le opere di valore, resta quindi un film aperto che, visto a settanta anni di distanza, non ha perso nulla delle sue qualità sia estetiche che narrative. Va ricordato che il soggetto di base si ispirava al romanzo "Pensamientos" scritto, non a caso, da una donna: Mercedes Puito.
Ci sono voluti 70 anni per veder distribuito in Italia il ritratto di psicopatologia ideato da un Luis Buñuel al suo meglio nel periodo messicano. Ne valeva la pena. Il restauro (faticoso, visto lo stato della copia, che qua e là mostra le sue rughe in modo commovente) ci restituisce una specie di thriller della gelosia dove fanno capolino le perversioni care al regista, a cominciare dal feticismo [...] Vai alla recensione »
La sindrome di Otello associata al feticismo del piede. Luis Buñuel nel 1953 rappresenta una doppia perversione che si annida all'interno di un uomo apparentemente normale. Dietro la psicopatologia della vita quotidiana si nasconde una feroce critica ad un sistema che tende a proteggere i vizi privati di eminenti figure pubbliche. Francisco (Arturo de Córdova) è un nobile proprietario terriero messicano [...] Vai alla recensione »
Giovedì santo. Chiesa affollata per il rito della lavanda dei piedi. E dai piedi (calzati) di una donna Francisco viene folgorato. Lei si chiama Gloria, corteggiata da Francisco lascia il fidanzato Raoul. Avrà di che pentirsene, ché l'uomo rivela una gelosia patologica (anche una rimarchevole propensione al tentato omicidio). Tratto dal romanzo di Mercedes Pinto, "Él" appartiene al periodo messicano [...] Vai alla recensione »
Un thriller d'antologia sul desiderio di possn poche ma preziose copie il 3 aprile la versione restaurata dalla Cineteca di Bologna di El di Luis Bunuel.essione e la paranoica gelosia di un ricco borghese. Esce i Film del 1953, quindi in pieno periodo messicano per il regista spagnolo, quando il surrealismo degli esordi si celava carsicamente sotto le mentite spoglie di un fulminante inquieto realismo [...] Vai alla recensione »
A proposito di gelosia... Quando rimesso a nuovo, nell'immagine e nel suono (restauro in 4K e distribuzione a cura della Cineteca di Bologna) torna al pubblico un film come questo, addirittura nel tempo della più alta fragilità del cinema in sala, è quel che si dice «da non perdere», anche e forse soprattutto se passato e ripassato sul nostro televisore o sul computer.