Ma l'amor mio non muore

Film 1913 | Drammatico 90 min.

Regia di Mario Caserini. Un film Da vedere 1913 con Lyda Borelli, Mario Bonnard, Gian Paolo Rosmino, Vittorio Rossi Pianelli, Maria Caserini. Genere Drammatico - Italia, 1913, durata 90 minuti. - MYmonetro 2,93 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Condividi

Aggiungi Ma l'amor mio non muore tra i tuoi film preferiti
Riceverai un avviso quando il film sarà disponibile nella tua città, disponibile in Streaming e Dvd oppure trasmesso in TV.



Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.


oppure

Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.

Elsa Holbein, figlia di un alto ufficiale del Granducato di Wallenstein, è corteggiata dal losco Moise Sthar, spione che, trafugati documenti segreti, scompare.

Consigliato sì!
2,93/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 2,85
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
News
Premi
Cinema
Trailer
Mario Gromo
Mario Gromo

Quel ducato, o principato, dei Wallenstein. I marmi del castello ogni tanto ondeggiano, per un po' di vento che giunge da dietro lo schermo. Generali e colonnelli hanno stivali di tela cerata, il principe ha una parrucca assai canuta, che da una fessura lascia però scorgere le nere chiome dei suoi verdi anni. La principessa è una buona generica, non le sembra vero di poter recitare in un film di Lyda Borelli; e il principe ereditario, per curarsi di un male tanto grave quanto misterioso, se ne scende in Italia a pranzare solo soletto, in marsina e a un sole di luglio, sulla terrazza di una trattoria.
È su questa terrazza che avviene il suo incontro con la celebre cantante. Mentre il principe, dopo aver pagato il conto, se ne va in tristezza e in paglietta, un maldestro commensale della diva le versa in grembo mezzo bicchiere d'acqua (ma sarà stato champagne). La bellissima si scosta, con un leggiadro terrore per la sua veste ricamata a fiorami, come le tappezzerie del castello dei Wallenstein; e facendo perno sul rigonfio e rigido busto a stecche di balena, volge il capo, alza gli occhi... Mai ipnotizzatore ricorse a sguardo più pervicace. Crolli il mondo, abbracci in fondo alla buia platea il caporale la sua ragazza, si strofini con calma il vecchio le sue lenti: quando si torna a guardare lo schermo quei due si guardano ancora. Non per nulla sta per sbocciare un amore che nel 1913, da ogni cantonata, proclamava sui cartelloni di non voler morire; e con l'anelito di un esclamativo, e il sospiro a strascico di tre puntini, quel grido d'amore e di morte, di passione e di mistero, recava la firma di due idoli delle folle di allora, Lyda Borelli e Mario Bonnard. Il film, recentemente riapparso, ha dovunque avuto un vivo successo d'ilarità, e si son dette e scritte parole anche acerbe, sull'epoca e sui gusti dell'epoca. Chi incolpò di quelle risate la troppo matronale avvenenza della Borelli che nella sua breve leggenda, e chissà perché, si era quasi trasfigurata in un ondulante profilo preraffaellita; chi diede la colpa agli abiti, goffi travestimenti; e vi fu persino chi affermò come non fosse possibile, dopo saggi cinematografici del genere, evitare la guerra europea. Il principe di Wallenstein, a difesa del suo principato e dei suoi sudditi, si metterebbe una mano sul petto e direbbe, grave e solenne: calma figlioli.
È facile, ridere di questo film. Come l'adulto può ridere di un fanciullo. Ma si sorprenda quel cinema ancora fanciullo soltanto un anno dopo, nel 1914; è l'anno di Cabiria, e ancora oggi Cabiria s'impone. Esiste tra i due film una piccola differenza: quella che separa il talento dal mestiere. In Cabiria c'è il nerbo di una visione autonoma, qui c'è la parodia di un dramma. Le risate più fragorose si odono infatti di fronte a 1) un suicidio, 2) un avvelenamento, 3) una morte. La piaga che oggi affligge il cinema è quella, come si dice, del «parlato al cento per cento»; qui si assiste a un gesticolato al mille per mille. Una mimica che sarebbe ingenua, elementare, e s'incaponisce a fiorettarsi e impreziosirsi di ogni più sottile e arcano significato. E allora Lyda e Mario piroettano, se in preda a una cupa disperazione, come distaccati dal suolo, sostenendosi con le mani aggrappate ai capelli; quando Lyda ha da sedersi, e appoggia il mento al dorso di una mano, lo fa in sei tempi, il mignolo a quarantacinque gradi, il pollice a quarantotto; e quando infine i due amanti per l'ultima volta si ritrovano, vengono al proscenio, e nelle parole di amor sussurrate spalancano le labbra come soprano e tenore per un finale do di petto. Il cinema era fanciullo, era ai suoi primi balbettii (oggi ne udiamo i secondi); e quel suo grossolano linguaggio doveva, specialmente in film del genere, rendersi percettibile a sguardi ancora infinitamente distratti. Oggi vediamo quelle parrucche posticce, quelle barbe di lana, quei baffi di stoppa; allora non li si vedeva, non li si poteva ancora vedere. È poi, si pensi: anziché seguire una Lyda dall'ultima panca del loggione, poterla scrutare assai da vicino, due metri per tre, tre metri per quattro; roba da fare a pugni, pur di entrare.
Eppure, da questa visione, si emana come una stanca malinconia. È un vecchio mondo, non ancora antico; le fogge sembrano ridicole, assurde, non sono ancora diventate costumi. L'obiettivo si pianta al centro del suo «campo» i personaggi che sono attorno a un tavolino se ne vanno verso il fondo della sala; troneggia, solitario e abbandonato, il tavolino; quelli, laggiù, alti un palmo, chissà che faranno; si vorrebbe urlare «venite più avanti»; niente, quelli non si muovono, e l'obiettivo nemmeno. C'è anche un solenne portiere, che si toglie il berretto e lo tiene dinanzi al petto come se porgesse un vassoio; è una povera comparsa che, vergognandosi forse di «fare del cinematografo», e non volendo essere riconosciuta, ha chiesto e ottenuto una barba finta. Ma se ne togliete quel crespo posticcio, se superate gli assurdi toni della recitazione, se non trascurate alcune fotografie., ancora gustose (la copia è nitidissima), e fate poi una proporzione: cinema 1913 sta al cinema 1933 come Ma l'amor mio non muore sta... Qualche volta, oggi, vediamo forse di peggio.
(1933)
Da Film visti. Dai Lumière al Cinerama, Edizioni di Bianco e Nero, Roma, 1957

Sei d'accordo con Mario Gromo?
Recensione di Giovanna Grassi

Elsa Holbein, figlia di un alto ufficiale del Granducato di Wallenstein, è corteggiata dal losco Moise Sthar, spione che, trafugati documenti segreti, scompare. Travolto dallo scandalo, il padre di Elsa si uccide, lei è costretta all'esilio. Diventa, con il nome di Diana Cadouleur, cantante acclamata. S'innamora, ricambiata, di un giovane e malinconico aristocratico. E' Massimiliano, figlio del Granduca. Sthar riappare, rivela al nobile la vera identità della donna che, alle soglie della felicità, si avvelena. Questo intenso melodramma consacrò Lyda Borelli, già celeberrima attrice di teatro, diva cinematografica. All'epoca fu un successo trionfale, grazie soprattutto alla sua protagonista, che lo armò di un gusto eccitato e tempestoso.

Sei d'accordo con Giovanna Grassi?
Powered by  
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Mario Gromo
La Stampa

Quel ducato, o principato, dei Wallenstein. I marmi del castello ogni tanto ondeggiano, per un po' di vento che giunge da dietro lo schermo. Generali e colonnelli hanno stivali di tela cerata, il principe ha una parrucca assai canuta, che da una fessura lascia però scorgere le nere chiome dei suoi verdi anni. La principessa è una buona generica, non le sembra vero di poter recitare in un film di Lyda [...] Vai alla recensione »

Gian Piero dell'Acqua

Eisa, giovane donna, viene coinvolta in una faccenda di spionaggio che porta al suicidio di suo marito, un colonnello. Rimasta sola, Elsa inizia la carriera teatrale e incontra nobili e principi che si innamorano di lei. “Il linguaggio del film è articolato, limpido, continuo. Lyda Borelli diede al genere borghese lo stile. La macchina non consentiva ancora il governo dell’interprete; e l’attore creava: [...] Vai alla recensione »

Vai alla home di MYmovies.it
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati