Titolo originale | Ho heup |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Kwon Man-ki |
Attori | Ji-hye Yun, Kim Dae-gun, Kim Su-hyun, Kim Ga-young, Kwak Ja_hyung Yoo Jung-ho. |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,30 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 28 marzo 2019
Jung-ju si trova a dover fare i conti con un grande errore commesso in passato.
CONSIGLIATO SÌ
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Jung-ju non riesce più a provare alcun sentimento, devastata dalla perdita della figlia cinque anni prima. La sua vita scivola lentamente verso il vuoto. Ma non è la sola ragione per cui la sua quotidianità è ormai costituita da un lavoro per un'impresa di pulizie, dall'alcool e dalle preghiere. Un giorno al lavoro si presenta Min-gu, appena uscito di prigione: giovane, smarrito e spaesato. Il passato di Min-gu e quello di Jung-ju sono strettamente connessi da un fatto tragico.
Difficile immaginare un'estetica più lontana dal cinema popolare sudcoreano di quella di Clean up. Se nelle grandi produzioni si ricerca sempre l'immagine patinata, la fotografia ricca di contrasto, lo choc emozionale al primo sguardo, ecco invece un debutto che procede in direzione diametralmente opposta.
Come da titolo, anche la fotografia esangue di Clean Up è stata "ripulita" dai colori, in una metafora sulla pulizia che riguarda ogni possibile livello di lettura. Sul piano strettamente narrativo riguarda la professione dei protagonisti, su quello figurato il tentativo, di crescente disperazione, di cancellare le macchie del passato e scrivere una pagina nuova. I destini di Jung-ju e di Min-gu si intrecciano sempre più, mentre allo spettatore è concesso di scoprire, di volta in volta, una nuova tessera di un puzzle fatto di miserie umane e materiali, coincidenze tragiche, sofferenza.
Il fatalismo del male di Park Chan-wook va a braccetto con il realismo tragico di Park Jung-bum - recuperate, se potete, il suo Alive - in un quadro generale che sembra aver bandito per sempre la speranza. Ma, diversamente da quel cinema, Jung-ju e Min-gu restano umani, nonostante tutto, senza mai trascendere né lasciarsi dominare dalla propria natura ferina. La sete di vendetta è sostituita da una forma di resilienza che prova ad accettare una realtà spesso troppo crudele per sembrare a misura d'uomo. È presto per fare scommesse sul talento di Kwon Mak-ki, ma i consensi ricevuti nei festival internazionali da Clean Up, compreso il primo premio a Busan, sembrano il miglior viatico possibile per una carriera di rilievo.