Titolo originale | Mes Petites Amoureuses |
Anno | 1974 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 123 minuti |
Regia di | Jean Eustache |
Attori | Ingrid Caven, Jacqueline Dufranne, Dionys Mascolo, Pierre Edelman, Henri Martinez Martin Loeb, Jacques Romain (II), Vincent Testanière, Roger Rizzi, Anne Stroka, Cirque Muller, Syndra Kahn, Jean-Jacques Bihan, Ghislaine Lakomy, Brigitte Pangaud, Michele Deboutet, Claire Treille, Louis Caut, Patrick Eustache, Jean-Noël Picq, Jean-Claude Gasché, Maurice Pialat, Felicia Ferguson, Marie-Hélène Foissier, Philippe Gyiuriu, Alain Dumas (II), Aissa Ihamouine, Ernest Simo, Jean-Louis Damani, Christian Lucot, Hilaire Arasa, Michel Almadouar, Caroline Loeb, Marie-Paule Fernandez, Fabienne Dorey, Sandra Sabine. |
Uscita | lunedì 18 settembre 2023 |
Tag | Da vedere 1974 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,69 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 18 settembre 2023
Daniel è diviso tra Pessac, dove vive con la nonna e Narbonne, dove vive sua madre con la quale non riesce ad avere un bel rapporto. In Italia al Box Office Mes Petites Amoureuses - I miei Primi Piccoli Amori ha incassato nelle prime 8 settimane di programmazione 4,3 mila euro e 1,4 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Daniel sta entrando nell'adolescenza con tutto il bagaglio di domande e di aspettative che ciò comporta. Questa fase di passaggio ne implica anche un'altra. Il ragazzo deve lasciare l'abitazione della nonna per andare a vivere in un'altra località con la madre e il suo nuovo compagno. Questo non gli renderà le cose più facili ma contribuirà comunque a farlo crescere.
Jean Eustache torna a realizzare un film autobiografico volgendo lo sguardo ad una fase della vita importante per lo sviluppo della personalità.
Il restauro e l'uscita nelle sale consente ai cinefili la visione di un film di un autore tra i più importanti e tormentati della storia del cinema che all'epoca della sua uscita non ebbe il successo atteso. La ragione, a decenni di distanza, appare abbastanza chiaramente. Dopo il capolavoro-scandalo (a partire dal titolo) La maman et la putain ci si attendeva una replica. Eustache invece torna a parlare di sé e di sessualità ma lo fa attraverso la narrazione del suo alter ego Daniel che si trova in quella fase (che tutti hanno attraversato) in cui si cerca di comprendere il proprio ruolo nel mondo mentre si avvertono i primi impulsi che richiedono una gestione se non una soddisfazione.
Eustache geolocalizza il film tra il paese di Pessac e la città di Narbonne. Il paese è il luogo in cui è cresciuto grazie alle cure amorevoli della nonna. La città diviene l'ambito in cui potrebbe ritrovare un rapporto con la madre. Già su questo versante la situazione si fa complessa perché il regista, che si avvale della fotografia di un maestro quale è stato Néstor Almendros, affida questo ruolo a una quasi astratta Ingrid Caven che, dal lato opposto del tavolo a cena o protetta dalla macchina per cucire, interloquisce con il figlio come se si trovasse a una distanza siderale da lui.
Tutto ciò contrasta con la voce narrante di Daniel che esprime quei pensieri che né il volto né le azioni lasciano trapelare per intero. La sua innocenza combatte con le sensazioni che il corpo gli fa avvertire (anche in momenti 'sconvenienti' come accade poco dopo l'inizio). I ragazzi più grandi gli danno 'istruzioni' su come comportarsi con le ragazze ma l'esperienza diretta gli fa sperimentare situazioni del tutto inattese alle quali da solo deve dare una risposta.
L'altro sesso è un pianeta misterioso nei confronti del quale è sempre difficile trovare l'atteggiamento giusto. Lo è ancora di più (e qui risiede per lo spettatore dei nostri giorni un ulteriore motivo di interesse) in un periodo storico post-sessantottesco in cui anche i maschi adulti iniziano a trovarsi spiazzati, come emerge da un dialogo che offre il quadro della situazione. C'è poi un tratto particolare che offre la misura di una lettura anticonformista. Come la protagonista di "Albachiara" di Vasco Rossi a Daniel 'piace studiare'. Non ne fa mistero, vorrebbe andare al liceo e invece è costretto dalla madre a diventare apprendista meccanico.
Va notato che questa condizione lavorativa, mentre lo mette in contatto con un microcosmo maschile che altrimenti non avrebbe conosciuto, rimane comunque come subìta e non accettata come lui stesso ribadisce. In un film strutturato 'per sequenze separate da dissolvenze in chiusura Eustache riesce ad offrirci il ritratto di un'adolescenza così com'era 50 anni fa con tutta la consapevolezza, ma anche con tutta la tenerezza necessarie.
Si tratta di cristallizzare il tempo e farlo muovere. Contemporaneamente. All'interno di ogni immagine, inquadratura, scena. Una serie di immagini, inquadrature, scene che sembrano immobili, fissate, cristallizzate, eppure si muovono, mai statiche, sempre in movimento. Un falso movimento che definisce una serie di "istantanee" di nitida espressione flagrante inscritta nella ripetizione dei gesti, degli [...] Vai alla recensione »
Dopo averne riproposto, la primavera scorsa, il capolavoro in ogni senso smisurato "La maman et la putain", I Wonder Pictures riaccende i riflettori sul grande e poco ricordato Jean Eustache distribuendo nelle sale il film che girò subito dopo (1974), "Mes petites amoureuses", giusto un filo più classico, appena meno folgorante. Imperdibile comunque, va da sé.
Tu, sanguinosa infanzia. Parafrasando il titolo della celebre raccolta di racconti di Michele Mari, potremmo dire Tu, sanguinosa pre-adolescenza. Dopo il grande successo di La maman et la putain, Jean Eustache cambia visibilmente tono e direzione in un percorso a rebours che lo porta direttamente nei luoghi della sua prima giovinezza. Il racconto semiautobiografico è in realtà lo spunto per una delicata [...] Vai alla recensione »