Anno | 2018 |
Genere | Documentario musicale |
Produzione | Italia |
Durata | 79 minuti |
Regia di | Daniele Barraco |
Attori | Francesco De Gregori . |
MYmonetro | 2,72 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 25 ottobre 2018
Uno sguardo al cantautore Francesco De Gregori durante le sue tournée nei club d'Europa e d'America.
Vero dal vivo. Francesco de Gregori è disponibile a Noleggio e in Digital Download
su TROVA STREAMING
Compra subito
CONSIGLIATO SÌ
|
Nel 2017 Francesco De Gregori si è imbarcato nell'ennesimo tour della sua lunga carriera, questa volta toccando Svizzera, Germania, Francia, Belgio, Inghilterra e alla fine anche New York. Trasferte in aereo, treno, pullman, metropolitana, durante l'inverno, passando per luoghi e teatri sconosciuti nei quali De Gregori ha ricreato la sua magia e riportato un pezzo di storia musicale italiana. Ad ascoltarlo, molti emigrati e discendenti di emigrati italiani (uno, dopo averlo ascoltato sul palco, afferma: "Mi è venuta tutta la giovinezza incontro"), che l'aiuto regista Alice Lombardi intervista uno ad uno.
Al centro della scena, e del documentario Vero dal vivo del fotografo e filmmaker Daniele Barraco, che ha seguito tutto il tour con la camera a mano, c'è Francesco De Gregori, immerso nella cortina di fumo della sua onnipresente sigaretta, la sua camminata lenta, la sua fisicità imponente di gigante a volte gentile, a volte burbero e scontroso.
Meno al centro, purtroppo, è la sua musica: di esecuzioni musicali ce ne sono poche rispetto ai lunghi backstage, alle chiacchiere (non sempre interessanti), alle testimonianze dei compagni di viaggio. Quella che non parla quasi mai, ma ne esce benissimo, è Francesca "Chicca" Gobbi, la "sposa" di De Gregori, che c'è sempre senza mai essere invadente, e si esprime più con i gesti e le espressioni disincantate del viso che con le parole, scansando d'istinto ogni scivolone nel melenso. Non a caso il momento più riuscito di Vero dal vivo è il duetto che fanno a tavola Francesco e Chicca, che ha un ritmo interno narrativo dettato dall'amorevole dinamica fra i due, ma anche dalla capacità di lei di riportare la "narrazione" alla realtà, senza per questo sacrificare la magia.
Dei concerti si vede invece poco: non il pubblico, non le reazioni della gente che lo ascolta, come se l'artista cantasse in studio, o sul palco da solo. L'effetto è che il Bataclan di Parigi, così importante nella storia recente, diventa uguale alla Town Hall di New York. Per contro la cinepresa indugia lungamente sul viso di De Gregori e sui suoi modi spigolosi, a volte insistendo troppo a lungo senza aggiungere informazioni utili allo spettatore.
Il momento più interessante da un punto di vista documentario, dunque, diventa l'intervista che un giornalista fuori campo fa al cantautore, perché fa quelle domande che il documentarista non pone (in forma di immagine), e che servono a tirare fuori dal protagonista di questa storia filmica aspetti che non conoscevamo, sfumature del suo modo di vedere il mondo e vivere la musica. Per fortuna restano le canzoni: da una intensa La leva calcistica del '68 a una ritmata Per le strade di Roma, cantata non sul palco ma per le strade di Manhattan.