Titolo originale | Joseon Myungtamjung: Heubhyeolgwimaui Bimil |
Anno | 2018 |
Genere | Commedia, Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Seok-yun Kim |
Attori | Bum Kim, Jae-won Kim, Oh Dal-soo, Lee Min-ki, Myung-min Kim . |
MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento martedì 13 febbraio 2018
Nel XVIII secolo, in una situazione politica molto confusa, il detective K deve scoprire chi è lo spietato assassino che sta mietendo tante vittime.
CONSIGLIATO N.D.
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In sette anni il Detective K arriva a detenere una trilogia tutta per sé. In pochi probabilmente nel 2011 avrebbero scommesso su un simile successo per il personaggio a cui dà vita Kim Min, ma la formula ha impressionato favorevolmente il pubblico sudcoreano. L'assonanza con il Detective Dee plasmato da Tsui Hark sul Die Renje della tradizione cinese (Detective Dee - Il mistero della fiamma fantasma) non è casuale, come non lo sono i baffoni stile Hercule Poirot. Il protagonista dei film diretti da Kim Sok-yun è infatti un investigatore, a cui vengono affidati i casi più spinosi e indecifrabili. Come per il suo antesignano cinese, l'ambientazione delle vicende del Detective K (un'iniziale che identifica tanto la Corea che il diffuso cognome Kim) è nel passato: in questo caso la fine del XVIII secolo, durante l'era della dinastia di Joseon.
Diversamente dai serissimi Dee e Poirot, però, il tono delle avventure di Detective K è estremamente scanzonato.
I film di Kim Sok-yun rappresentano una sorta di parodia dei wuxia e delle pellicole di genere storico, in cui riprendere situazioni comiche tipiche dello humour sudcoreano. Nel caso di questo terzo episodio, The Secret of the Living Dead, ad essere messo alla berlina è il genere fantastico, con una caccia ai vampiri che rimanda al Per favore, non mordermi sul collo! di Roman Polanski o al Dracula morto e contento di Mel Brooks.
I protagonisti di Detective K: Secret of the Living Dead (basato sul romanzo "The Banggakbon Murder Case", ancora una volta scritto da Kim Tak-hwan) sono quindi nuovamente il geniale e goffo investigatore Kim Min, interpretato da Kim Myung-min, e l'assistente Seo Pil, a cui dà vita il caratterista comico Oh Dal-soo, volto ricorrente e irresistibile del cinema sudcoreano. Ad affiancare i due è anche questa volta un volto femminile: nella fattispecie quello della bellissima Kim Ji-won, star dei drama televisivi sudcoreani. Il regista le affida un ruolo insolito, quello di una ragazza dalla forza sovrumana affetta da un'amnesia totale. Per Kim - protagonista di serie molto popolari come Fight for My Way, Descendants of the Sun e Hidden Identity - una sfida interpretativa avvincente, lontana dalle atmosfere a cui l'attrice è abituata.
Comicità demenziale sudcoreana applicata a un contesto storico e fantastico: una tripla parodia di genere, tutta interna al cinema coreano. La serie di Detective K non ha paura di esibire la propria autoreferenzialità e rivolgersi prevalentemente al pubblico locale, in maniera non dissimile da quanto avviene con i nostri cine-panettoni. Anche la computer graphics utilizzata nel terzo episodio, a budget più alto dei precedenti, mostra una matrice televisiva e comica, senza esigere un livello qualitativo particolarmente sofisticato. Vedremo se il nuovo episodio si dimostrerà al livello della saga, dopo i 4,78 milioni e i 3,87 milioni di biglietti staccati dai primi due capitoli.