Titolo originale | Inimi cicatrizate |
Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Romania, Germania |
Durata | 141 minuti |
Regia di | Radu Jude |
Attori | Serban Pavlu, Gabriel Spahiu, Alexandru Dabija, Ilinca Harnut, Dana Voicu Marius Damian, Bogdan Cotlet, Adina Cristescu, Alex Bogdan, Ivana Mladenovic, Alexandru Bindea, Sofia Nicolaescu, Iulian Marinescu, Anca Hanu, Damian Victor Oancea, Sarra Tsorakidis, Eduard Carlan, Dana Marineci, Liliana Ghita, Larisa Crunteanu, Catalin Anchidin, Vava Stefanescu, Alecu Jude, Cosmin Sofron, Ana Munteanu, Mihai Comanoiu, Florin Magureanu, Maria Militaru, Olga Taisia Podaru, Gheorghe Frunza, Eduard Vacariu, Costel Popa, Antonio Manea, Matei Dobrovie, Maria Teodora Filip, Gheorghe Lazar, Denis Muraru, Iuliana Moise, Andrei Rus, Fernando Klabin, Dan Nicolaescu, Vlad Fiu, Lucian Teodor Rus, Dorin Ionescu, Alberto Dinache. |
Tag | Da vedere 2016 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 11 dicembre 2017
Un giovane malato di tubercolosi si inammora di un altro paziente del centro di cura. Ma l'amore è una conquista da inseguire tutti i giorni.
CONSIGLIATO SÌ
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Romania, seconda metà degli Anni Trenta. Emanuel, un giovane intellettuale, viene ricoverato in un sanatorio sul Mar Nero in quanto affetto da una forma particolare di tubercolosi alla spina dorsale. Da quel momento viene sottoposto a un trattamento che praticamente lo immobilizza in un letto e la terapia clinica e la quotidianità della vita nel sanatorio si alternano alle osservazioni che il protagonista fa su quanto gli accade intorno e che vengono affidate a scritte bianche su cartello nero prive di punteggiatura.
Il cinema rumeno, tra tutti quelli che hanno vissuto la caduta dei regimi socialisti, si presenta come uno dei più vivaci e culturalmente sfaccettati.
Diversi registi sono emersi da quella cinematografia e si sono fatti apprezzare non solo nei festival ma anche nella normale distribuzione. Radu Jude è uno di loro e al terzo film è già carico di un Orso d'Argento berlinese per la sua opera seconda (Aferim!) e di un Premio Speciale della Giuria per questo film al Festival di Locarno.
Ci sono registi che sanno raccontare eventi del passato ma pochi come Jude hanno la capacità di immergervi lo spettatore in maniera quasi totale. Ispirato a un libro autobiografico di Max Blecher, scrittore e poeta rumeno morto all'età di 29 anni in sanatorio, questo film traduce l'esperienza dell'autore letterario in immagini la cui ratio è 1:1:37. Ciò equivale a dire che lo schermo è quasi quadrato e smussato agli angoli come un tempo. Le inquadrature sono spesso statiche e l'azione si svolge al cospetto di una camera che osserva la vita di un enclave che richiama alla memoria a uno spettatore italiano l'opera di Dino Buzzati.
Ovviamente non si può pretendere che Rude conosca il racconto "Sette piani" o il classico "Il Deserto dei Tartari". Il clima però è quello. Stesi su un letto, vedendo il mondo da una posizione orizzontale si vive attendendo la morte e cercando di sublimarne lo spettro magari tentando un acrobatico rapporto sessuale. L'uso del bianco e nero avrebbe forse reso ancor più efficace questo lento avvicinarsi alla fatal quiete ma i cartelli da cinema muto contribuiscono nel sostenere una visione di un microcosmo tra le due guerre attorno al quale si muove una realtà sociale che sta correndo anch'essa verso una morte collettiva.