Titolo originale | The Kings Surrender |
Titolo internazionale | The King's Surrender |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Philipp Leinemann |
Attori | Marcel Bender, Maximilian Brauer, Samia Muriel Chancrin, Felix Defér, Hendrik Duryn Godehard Giese, Felix Goeser, Pablo Guaneme Pinilla, Katharina Heyer, André Hinderlich, Hassan Issa, Ronald Zehrfeld, Misel Maticevic, Thomas Thieme, Bernhard Schütz, Tilman Strauss, Frederick Lau, Khader Issa, Mohamed Issa, Michael Klammer, Oliver Konietzny, Ferdinand Lehmann, Torben Liebrecht, Urs Rechn, Wilhelm J. Reitzenstein, Jorres Risse, Adrian Saidi, Christian Sonnberger, Simon Werner, Frowin Wolter, Patrick Wudtke, Ramin Yazdani. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 24 novembre 2014
Un team delle forze speciali della polizia, una gang giovanile: due mondi paralleli, attraversati da tensioni elettriche e legami magnetici.
CONSIGLIATO SÌ
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In un'operazione dei corpi speciali di polizia un agente viene gravemente ferito e uno dei colpevoli riesce a scappare. In seguito due altri agenti vengono trovati morti. Parte una caccia all'uomo furiosa che non conosce giustizia e rispetto delle regole ai danni dell'unico sospettato. Intanto tra le gang di quartiere un bambino che desidera essere grande e farsi rispettare mette zizania e fa saltare i precari equilibri di tolleranza e pace.
Per essere un poliziesco dai toni duri, dalla fotografia desaturata e dalla frenetica macchina a mano inizia bene ma sembra perdere subito la propria strada. I poliziotti dentro e fuori l'azione, tra il campo e il bar in cui si ritrovano, una famiglia allargata che agisce insieme, festeggia insieme e soprattutto infrange le regole che dovrebbe far rispettare insieme. È il modo di parlare della polizia che David Ayer ha interpretato meglio di tutti nei suoi film sul corpo di Los Angeles e che qui Philipp Leinemann parzialmente adatta allo scenario tedesco con una leggerezza che pare fuori luogo.
Nonostante quel che accada nel film non esiti a mostrare il torbido, lo sguardo del regista non pare mai realmente preoccupato di quel che vede e fa vedere. Il rapporto con la violenza non lo stringono solo i personaggi ma anche chi guarda e chi riprende, Leinemann è attento alla costruzione matematica delle fughe e degli intrighi di corridoio ma molto meno sensibile allo spargimento di sangue, ogni volta ripreso con spensieratezza. Il terrore della morte, il dolore delle percosse e il timore delle forze dell'ordine non si avverte mai, nonostante il profluvio di efferatezza. Ad emergere più di tutti è invece un certo pietismo fuori luogo, una sorta di perdita dell'innocenza simboleggiata dalla folle notte di bagordi in cui gang e polizia escono insieme.
Come in tutti i film sulla polizia però il vero argomento in ballo è il confine della moralità, che qui non è un elemento dato ma un concetto che ognuno negozia ogni giorno con se stesso e i propri pari, talmente labile da essere suscettibile anche agli inganni di un bambino. In tutto il film non c'è un poliziotto davvero integerrimo, ognuno mescola in dosi diverse rispetto delle regole e deviazione per salvaguardare se stesso o gli altri, al pari della gang che come spesso accade hanno un codice di condotta non diverso da quello di chi gli si contrappone. C'è chi non si fa scrupoli di fronte alla possibilità di una rappresaglia privata per vendicare un collega in ospedale e chi nasconde indizi (o sospettati) ai propri superiori per salvarli, c'è chi si dissocia dalla violenza più dura e chi invece ne afferma l'indispensabile utilità.
In questo film di sbronze e percosse cosa sia giusto e cosa non lo sia non è un concetto fisso, come cerca da decenni di insegnarci il western e tutto il cinema che a quel genere si rifà, ma uno mobile, in continua oscillazione, che ogni essere umano deve interpretare per poi fare i conti con se stesso.
Ul film interessante , tedesco che più tedesco non si può . Un carro armato che viaggia veloce con poche pause . Il regista è bravo ,gli attori sanno il loro mestiere . Insomma se qualcuno ha qualche pregiudizio il film lo disarma . La parte meno riuscita è il finale , un po' banale e quindi deludente . Forse un po' di inventiva non avrebbe nuociuto . Vai alla recensione »
Il poliziesco in Concorso a Torino32arriva dalla Germania, un Paese in cui il genere poliziesco non ha una sua autonomia ed una sua collocazione propria di genere, anche perché, il poliziesco, equivale spesso ad una serie tv e non ad un prodotto cinematografico tout court. Un lavoro dunque insolito, quello del regista Philipp Leinemann, che si avvale di un cast di livello (tra [...] Vai alla recensione »