Titolo originale | Duran Duran: Unstaged |
Anno | 2011 |
Genere | Documentario, Musicale, |
Produzione | USA |
Durata | 121 minuti |
Regia di | David Lynch |
Attori | Simon Le Bon, John Taylor (II), Roger Taylor, Nick Rhodes, Gerard Way Beth Ditto, Kelis, Mark Ronson, Travis Dukelow, David Lynch, Roger Taylor (II), Eileen Ikuta. |
Uscita | lunedì 21 luglio 2014 |
Distribuzione | Woovie |
MYmonetro | 2,84 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 15 settembre 2015
Il film mette insieme un universo musicale - quello dei Duran Duran - con un modo particolare di concepire il cinema, quello di David Lynch.
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CONSIGLIATO SÌ
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Originariamente diffuso su Vevo nel 2011, l'evento web del concerto dei Duran Duran al Mayan Theater di Los Angeles transita nelle sale cinematografiche, complice il trattamento speciale in fase di regia e montaggio, affidati a David Lynch. Esiste qualcosa di più lontano del background di David Lynch (provincia americana, Roy Orbison, l'immaginario da Fifties distorti e dai tratti infernali) da quello dei Duran (inglesissimi, cantori del lato più artistico e inconsueto che si annida nel glamour, parte new wave parte pop da classifica)? Un binomio inconsueto e imprevedibile quello formato dalla band di Simon Le Bon e dall'eccentrico regista di Velluto Blu, lontano dalla macchina da presa ormai dai tempi di INLAND EMPIRE, datato 2006. Un contrasto potenzialmente stimolante per un artista che, proprio lavorando sugli opposti (ottimismo/perversione, discesa agli inferi e redenzione), ha costruito opere che hanno mutato irreversibilmente l'immaginario collettivo e rivoluzionato il linguaggio cinematografico. Ma, come per i progetti più recenti dell'uomo di Missoula - il disco come BlueBob, gli spot pubblicitari perlopiù "alimentari" - anche in Unstaged prevale un senso di incompiutezza, svogliatezza e di occasione mancata. Come se il cinema a Lynch non interessasse più e la sperimentazione su di esso si fosse ormai esaurita. Il sospetto che a sostenere il progetto Unstaged sia un patto di reciproco beneficio, stipulato tra i Duran Duran e David Lynch, nasce spontaneo, rafforzato da un product placement esasperato, con American Express e sponsor vari citati a più riprese. Niente di male di per sé nel palesare lo scopo commerciale dell'operazione, ma è disarmante assistere a Lynch mentre si limita a screziare la performance della band con la griffe di ciò che è lecito attendersi da Lynch. Famiglie americane uscite da un quadro di Grant Wood, ville isolati, barbie inquietanti e il Fuoco, al solito onnipresente e crepitante. Come se Lynch si fermasse alla maniera di Lynch stesso, dove la visionarietà del regista stava nel destabilizzare e sconvolgere, rimanendo legato ai propri topoi, ma in qualità di stelle polari nel suo mare in tempesta. In Unstaged restano solo le stelle polari e la colpa non è certo da attribuire ai Duran Duran, professionali oltre ogni previsione e migliorati come musicisti al punto da risultare quasi irriconoscibili rispetto ai ruggenti Ottanta di Wild Boys (e alle relative stecche). Le coloriture soul della voce di Le Bon cancellano il ricordo dei primi live e gli permettono di condividere il palco con nuove stelle del pop, dalla Beth Ditto dei Gossip a Kelis. Limitando al minimo il lato autocelebrativo, in una scaletta che affianca temerariamente i brani più recenti ai classici anni Ottanta, spesso oggetto di interessanti rivisitazioni (si veda il medley bondiano, dedicato a John Barry). Lynch, del tutto estraneo al contesto, finisce quindi solo per rovinare un po', anziché arricchire, un eccellente show che tale - senza ambizioni artistiche sproporzionate - sarebbe dovuto rimanere.
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David Lynch e i Duran Duran, o meglio il diavolo e l'acqua santa, si riuniscono per un'operazione inedita: filmare un concerto del 2011 che proponeva i nuovi brani del di allora ultimo album "All you need is now" insieme a molti classici del primo storico album del 1981 e altri pezzi del loro repertorio. I miti del pop-new wave anni '80, riunitisi nella loro formazione originale [...] Vai alla recensione »
Premetto che amo David Lynch e ho visto tanti suoi film e anche la serie Twin Peaks, mi piacciono molto anche di Duran Duran. Questo documentario non sono riuscita a guardarlo fino in fondo perché le "incursioni" dei "topoi" di Lynch erano fastidiosamente interferenti con la musica senza, peraltro, riuscire ad acquisire una dignità propria tale da oscurare la musica [...] Vai alla recensione »