Titolo originale | Neuk-dae-so-nyeon |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 126 minuti |
Regia di | Jo Sung-hee |
Attori | Young-nam Jang, Hyang-Gi Kim, Park Bo-yeong, Joong-ki Song, Yeon-Seok Yoo . |
Tag | Da vedere 2012 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 15 aprile 2013
Un mattino, Sun-i, donna d'origine coreana che vive da anni negli Stati Uniti, riceve un'inaspettata chiamata dalla Corea.
CONSIGLIATO SÌ
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Un bel mattino, mentre si prepara a fare colazione con tutta la famiglia, Sun-i, una signora d'origine coreana che vive da anni negli Stati Uniti, riceve un'inaspettata chiamata dalla Corea. Parte quindi con la giovane nipote alla volta di una vecchia magione di campagna dove trascorse un periodo della sua adolescenza negli anni Sessanta. A quell'epoca, la malaticcia Sun-i s'era trasferita in campagna con la madre e la sorella e lì aveva fatto il più sorprendente degli incontri, quello con un misterioso ragazzo selvaggio che viveva nei boschi.
Da una premessa che avrebbe potuto essere quella di un semplice horror o thriller fantastico, il giovane regista Jo Sung-hee (qui al suo primo film mainstream dopo aver firmato un corto premiato a Cannes, Don't Step Out of the House, e un lungo promettente, ma un po' irrisolto, End of Animal) realizza invece con Werewolf Boy un'opera al crocevia dei generi, imprevedibile e talora sconcertante, che rivitalizza, fortunatamente!, una felice tendenza creativa del cinema coreano che pareva essersi spenta. All'inizio della new wave coreana fine anni Novanta, infatti, diverse furono le opere capaci di rimescolare inventivamente le carte delle convenzioni, creando ibridi e contaminazioni capaci di eccitare i cinefili di tutto il mondo - si pensi ai primi film di Bong Joon-ho o a titoli come Save the Green Planet!). Da qualche stagione a questa parte, in una rincorsa sfrenata verso facili formule pseudo-hollywoodiane, questo gusto per l'ibridazione sembrava quasi svanito nella produzione di Seoul e dintorni. Ecco, però che, molto appropriatamente, questa storia di un lupo mannaro mutante, figlio di esperimenti genetici condotti ai tempi della Guerra di Corea, torna alle radici del successo di critica e pubblico del nuovo cinema coreano, spiazzando per la sfacciata scioltezza con cui ci guida dapprima sulle rotte del dramma sentimentale giovanile, aprendo parentesi di commedia (l'esilarante segmento dell'educazione dell'enfant sauvage Cheol-su condotta seguendo le istruzioni di un manuale di addestramento per cani) per poi far un'inversione a U nei territori dell'azione e del thriller e ancora dirottare verso un fantastico tinto di rosa... E nel film di Jo ci sono pure una serie di personaggi di contorno da manuale: la madre amorevole e indaffarata, la sorellina vivace e sveglia, i vicini amichevoli e un po' fanfaroni, il cattivo imperdonabile che attenta alla virtù della protagonista e trama contro il ragazzo lupo. Perché, in fondo, tutta questa commistione fa riferimento ad un paradigma ben preciso, praticamente ineluttabile, ossia quello del melodramma, i cui modi e pratiche da sempre sono carissimi tanto agli autori quanto agli spettatori coreani (e il successo in patria, dove il film esce per Halloween, è anche garantito dal casting del popolarissimo Song Joong-ki per l'affascinante ruolo di Cheol-su). È vero che per taluni il frullato di generi servito da Jo Sung-hee potrà risultare indigesto ed è pure legittimo chiedersi se questo spunto, perseguendo una visione meno prettamente commerciale, non avrebbe magari potuto generare un cult movie visionario. Ma se si sormontano intransigenze critiche e letture standardizzate, non si potrà che riconoscere e apprezzare il franco intrattenimento che Werewolf Boy regala a piene mani, tra fantastico e romanticismo, tra ironia e stupore e tra tensione e commozione.