Titolo originale | Ixjana z piekla rodem |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Polonia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Józef Skolimowski, Michal Skolimowski |
Attori | Sambor Czarnota, Magdalena Boczarska, Borys Szyc, Ewa Hornich, Lukasz Simlat Anna Dereszowska, Jan Frycz, Redbad Klynstra, Mariusz Drezek, Michal Breitenwald, Konrad Bugaj, Pawel Czajor, Tomasz Turos, Aleksander Mikolajczak, Malgorzata Kozlowska, Jaroslaw Kaminski, Jacek Samojlowicz. |
MYmonetro | 2,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 11 ottobre 2012
Protagonista della storia è lo scrittore di Marek, la cui lunga amicizia con Arthur viene improvvisamente interrotta dalla comparsa nella loro vita di una donna misteriosa.
CONSIGLIATO NÌ
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Film di Jozef e Mikal Skolimowski, figli d'arte di Jerzy (il famoso regista della Nouvelle Vague polacca, collaboratore di Wajda e Polanski). Thriller psicologico cupo e dai toni faustiani ambientto a Varsavia racconta la storia di Marek, giovane scrittore emergente autore di un recente bestseller, che cerca di indagare sulla morte dell'amico Arthur. Un vuoto di memoria confonde gli ultimi minuti in cui i due stavano discutendo ad una festa, dopo aver molto bevuto. Mark si crede colpevole dell'omicidio del suo amico, e arriva fino ad immaginare la scena: una rissa fra i due, macchie di sangue. Ma non sappiamo se le immagini sono frutto della sua fantasia e dei suoi sensi di colpa o se sono flash di memoria che tornano ad intermittenza. Intanto entra in scena la figura di una donna misteriosa, Marlena, una cartomante che in un primo momento sembra poterlo aiutare. Marek è follemente innamorato della ragazza, ma scopre che l'amico Arthur ha già una relazione con lei.
Il film confonde eccessivamente i piani della realtà, dell'immaginazione e del ricordo e si perde in una trama ambiziosa, che resta solo fumosa non sorretta adeguatamente da una sceneggiatura forte. Resta un odore vagamente sulfureo che non convince, un tentativo faustiano non portato avanti. Personaggi demoniaci, provenienti da chiare e alte citazioni (Il Maestro e Margherita di Bulgacov), ma non ben sviluppati, contribuiscono a far perdere lo spettatore in meandri cupi e poco credibili.
L'occultismo lontanamente lynchiano della festa in maschera, ad inizio film, e la tradizione surreale (del fantastico e del soprannaturale) di certo cinema polacco (lo stesso Polanski) che si sente in sottofondo non bastano a salvare un film che resta incerto e sospeso fra troppe cose.