Under the Hawthorn Tree

Jing è una liceale che, nell'ambito della Rivoluzione Culturale, viene mandata in un villaggio sperduto insieme ad altri studenti. Devono 'rieducarsi'. Jing in particolare è sotto controllo perché il padre è in carcere per attività controrivoluzionaria e alla madre è ancora permesso di insegnare ma viene sottoposta a continue vessazioni. Durante la forzata trasferta la ragazza conosce Sun, figlio di un ufficiale, e i due si innamorano. Jing deve tornare in città ma il suo legame con Sun non si interrompe benché la ragazza sia ben cosciente che dal suo comportamento dipende il futuro non solo suo ma anche dei suoi familiari. Ma prima o poi la madre dovrà venire a conoscenza di questa casta relazione e Jing dovrà prendere delle decisioni importanti. Zhang Yimou dopo essersi senza ombra di dubbio divertito con lo spaghetti cinesi western A Woman, a Gun and a Noodle Shop torna al lirismo che gli abbiamo conosciuto in film come La strada verso casa o Mille miglia lontano volgendo ancora una volta lo sguardo ai tempi bui della Rivoluzione Culturale. Si può essere certi che il regista non provi la benché minima nostalgia per un periodo di storico di cui anch'egli fu vittima. C'è però, seppure all'interno di una fotografia dai colori smorzati in cui il ricordo non cambia nulla in meglio grazie al passare del tempo, un grande senso di dolcezza. Si ha cioè la sensazione che Yimou, dinanzi a una Cina moderna immersa in un liberismo sfrenato, ricordi con tenerezza le modalità del nascere di un rapporto di coppia che oggi sembrano non essere neppure appartenute alla realtà. Jing e Sun costruiscono un amore in cui la sessualità non può avere cittadinanza. Sguardi, doni consegnati con timidezza e accolti abbassando lo sguardo, il tenersi per mano come una conquista da celare agli sguardi...Tutti elementi improponibili a un pubblico d'oggi a cui si cerca di spiegare che il senso del pudore non ha più diritto di cittadinanza in una democrazia libera e 'viva'? Eppure questo film, proiettato in una sala del Festival di Berlino affollata di giovani, non è stato oggetto di sghignazzamenti irrisori. Le scene di un romanticismo d'altri tempi suscitavano sorrisi quasi nostalgici (anche se sembrerebbe impossibile provare nostalgiia per ciò che non si è vissuto) di modi di essere che forse c'è bisogno non di restaurare ma quanto meno di conoscere. Zhang Yimou conosce la giusta misura per riproporceli. 