Anno | 2010 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Regia di | Alexandre Rockwell |
Attori | Peter Dinklage, Mark Boone Junior, Tim Roth, Theresa Wayman, Ritchie Coster Rosie Perez, Emily Rios, Steve Buscemi, Michael Lerner, Seymour Cassel, Todd Barry, David Proval, Steven Randazzo, Michael Hitchcock, Julien Zuccolin, Anthony Velazquez. |
Tag | Da vedere 2010 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 24 agosto 2011
Quando K.C.Monk viene derubato del suo cane da uno strozzino che esige 10 mila dollari, non gli resta che accettare l'aiuto di un vecchio amico. Ma c'è una condizione: deve andare a Los Angeles e partecipare al funerale di Pete Smalls.
CONSIGLIATO SÌ
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K.C. Monk non rivedrà il suo cane fino a che non sarà in grado di dare 10mila dollari allo strozzino che gliel'ha rapito. Quel cane è tutto per K.C., l'ultimo pezzo di passato felice a cui è rimasto ancorato, anche se sono anni che si lascia andare, non fa più il cinema, non vede gli amici, gestisce una lavanderia automatica. Eppure è proprio un vecchio amico, Jack Games, che si offre di aiutarlo: gli darà quei soldi se lui acconsentirà a partire per Los Angeles e partecipare con lui al funerale del loro compagno di avventure Pete Smalls, divenuto noto regista di film high budget. K.C. si lascerà trasportare dal motorino di Jack verso una complicazione dietro l'altra e in mistero dentro l'altro, fino in Messico, fino a ritrovare se stesso e la possibilità di un futuro.
Così com'è ormai evidente che esiste tutto un filone di film indipendenti per trend, è altrettanto chiaro che questo è invece un indipendente duro e puro, di quelli che hanno trovato i soldi per continuare alla giornata e dunque assomigliano da vicino a ciò che raccontano, il che è quasi sempre un bene. Il cinema è la materia di cui è fatto il film, non solo perché al centro della vicenda c'è una sceneggiatura contesa e una serie di pizze oggetto di confusione letterale (per cui il film si fa alimento per animali in via d'estinzione, da procacciare sfidando la legge) e nemmeno perché il viaggio è innanzitutto dentro i personaggi di quell'ambiente, dai cialtroni ai mafiosi agli idealisti. Lo è anche e soprattutto perché Peter Dinklage è un po' Humphrey Bogart e Mark Boone Jr un po' Big Lebowski (oltre che una scherzosa autocitazione del suo personaggio di harleysta in "Sons of Anarchy", qui ridotto a cavalcare un 50cc) e perché si storpia Fellini, si omaggia Cassavetes, si scherza su tutto meno che sul diritto di fare un film in libertà.
Non si creda, per questo, che l'ultima fatica di Alexandre Rockwell sia un prodotto caotico e sconclusionato che si fa beffe delle regole di scrittura, perché così non è affatto: i cento minuti del film corrono, non c'è personaggio che non abbia il suo ruolo cruciale, l'impatto è coinvolgente e spassoso e il finale è persino scontato, tanto è ciò che è giusto che sia. Ma quel che conta è lo sguardo del regista sui suoi personaggi: Rockwell si affida alle enormi capacità recitative del suo cast, si lascia affascinare e divertire e riprende il loro show "dall'interno", quasi fosse un quarto amico o lo stesso Pete Smalls, architetto segreto del tutto.