Titolo originale | Hora proelefsis |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Grecia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Syllas Tzoumerkas |
Attori | Amalia Moutoussi, Thanos Samaras, Ioanna Tsirigouli, Errikos Litsis, Ieronymos Kaletsanos Youla Boudali, Hristos Passalis, Despina Georgakopoulou, Nikos Flessas, Marissa Triandafyllidou, Maria Kallimani, Katerina Papageorgiou, Alexandros Parisis, Mitsi Sakkatou, Zoi Lianostathi, Giorgos Valais. |
MYmonetro | 2,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 9 settembre 2010
Al compleanno dell'introverso Stergios sembra che non parteciperà nessuno dei suoi parenti e/o amici.
CONSIGLIATO NÌ
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Che l'operazione di Tzoumerkas sia teoretica e programmatica lo si capisce già dalle prime battute. I fratelli Sergios e Thanos sembrano ricordare fin troppo Eros e Thanatos perché si possa trattare di una coincidenza e sono loro due - naturalmente contrapposti caratterialmente - a muovere i fili di Madre terra. I due figli di una madre ridotta alla follia dall'isolamento e dall'impossibilità di comunicare con la propria famiglia: il riferimento simbolico madre=Grecia sorge spontaneamente, dove la penisola ellenica è terra dal passato glorioso e dal presente disdicevole, strapazzata dai troppi errori e ora devastata dal dissenso interno. Messaggi gridati anziché suggeriti quelli utilizzati da Tzoumerkas e certo non aiuta uno stile di regia enfatico, in cui le vicende parallele dei diversi personaggi da un lato e dei moti di piazza dall'altro si alternano vorticosamente con l'intento di ricontestualizzare gli avvenimenti, ma con l'esito di frantumare ogni genere di approfondimento, pur di veicolare il (prevedibile) messaggio. L'inevitabile quanto retorico finale, sospeso sull'ovvietà di una frase come "Questa è la libertà" e con Felicità di Al Bano e Romina sui titoli di coda, non fa altro che confermare i gravi difetti di un'opera smarritasi in varie direzioni. Dove nessuna tra queste direzioni - quantomeno tra quelle conosciute - conduce a qualcosa che non sia un vicolo cieco.
Attraverso le vicende intricate di una famiglia, analizzate in modo diacronico, Syllas Tzoumerkas ambisce ad indagare l'evoluzione del proprio paese negli ultimi decenni: compito arduo, ma il risultato si rivela più che positivo, in un'opera pregna di contenuti ed emozioni, macchie di colori di diverse tonalità, per uno scenario ben lungi dall'essere consolatorio.