20th Century Boys 3: Redemption

Film 2009 | Fantascienza 156 min.

Regia di Yukihiko Tsutsumi. Un film con Naoto Takenaka, Renji Ishibashi, Teruyuki Kagawa, Etsushi Toyokawa, Hitomi Kuroki. Cast completo Titolo originale: 20-seiki shônen: Saishû-shô - Bokura no hata. Genere Fantascienza - Giappone, 2009, durata 156 minuti. - MYmonetro 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 26 gennaio 2010

Consigliato nì!
2,50/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
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Recensione di Emanuele Sacchi
Recensione di Emanuele Sacchi

Nel 2017, dopo l'ennesimo virus liberato nell'atmosfera, il mondo si affida ormai completamente alle parole del sedicente profeta-dio Amico (Tomodachi in originale), il quale preannuncia un imminente attacco alieno con conseguente estinzione della razza umana. La resistenza, guidata dalla giovane Kanna, prepara un ultimo attentato ad Amico prima che l'effetto dei suoi deliri diventi irreparabile per le sorti dell'umanità.
Sviscerati i temi sociali e psicologici alla base del manga di Naoki Urasawa già nel primo capitolo, al prosieguo della trilogia di Yukihiko Tsutsumi non resta che riannodare i fili lasciati in sospeso, mantenere vivo il climax e garantire un finale adeguato. Esito del tutto fallito nel secondo interlocutorio e inconcludente capitolo, ma con Redemption le cose non vanno molto meglio. Anzi, mettendo da parte il fascino inevitabile che deriva dal fatto di concludere una saga e di dare delle risposte (i fan di Lost hanno capito di che si parla), a livello di specifico filmico stiamo anche sotto il secondo capitolo. Poche guerre e pochissima azione, approfondimento dei personaggi del tutto bandito, Yukihiko Tsutsumi si affretta ben presto a innestare il pilota automatico in attesa di condurci verso la rivelazione dell'identità del diabolico Amico. Il preannunciato ritorno di Kenji, protagonista del primo film, si limita in fondo a poche sequenze in cui il nostro - come spiega un flashback del tutto risibile - mostra di aver compreso la capacità di perdonare e di sentirsi in qualche modo responsabile dell'emarginazione e della frustrazione di un bambino, trasformatasi in inarrestabile delirio di onnipotenza. "Se cominci a odiare davvero qualcuno, ci vuol poco a finire a odiare l'umanità intera" è quel che rivela il pensiero di Amico nel controfinale - senza dubbio la cosa più interessante del film - curiosamente susseguente ai titoli di coda; in sostanza quel racconto di bullismo e di repressione dei sogni d'infanzia che Yukihiko era ansioso di spiegare fin dal primo episodio.
Quel che invece si è via via smarrito è l'equilibrio perfetto tra fantasia manga e inquietante simulacro di realtà, la parte più scomoda di 20th Century Boys; quella che suscita interrogativi ai quali si preferisce non dare una risposta. Perché se è possibile persino arrivare a comprendere che la crudeltà dell'infanzia porti alla maturità di un genocida, quel che più atterrisce è che i deliri di quest'ultimo possano attecchire così agevolmente nelle menti della gente comune. Emblematico in questo senso il flashback in cui è lo stesso esecutore di un trucco che inscena un miracolo di Amico a credere fermamente che il miracolo stia avvenendo di fronte ai suoi occhi. Il bisogno di fede, di spegnimento della propria razionalità per mettersi passivamente in ascolto di una Verità cotta e servita da qualcun altro - e potervisi disperatamente aggrappare - è tale da confutare qualsiasi esperienza empirica, anche la più elementare. Ecco perché Amico non è un incubo in fondo così lontano né - nei contenuti, certo non nella forma - inverosimile; troppa la paura in circolazione e troppo il bisogno di eroi. Terreno tradizionalmente fertile per ciarlatani, dittatori e fantomatici uomini del destino.

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