Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Argentina |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Marco Berger |
Attori | Damián Canduci, Lucas Ferraro, Manuel Vignau, Ana Lucia Antony, Carolina Stegmayer Antonia De Michelis, Ariel Nuñez Di Croce. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 26 novembre 2010
Bruno, per riconquistare l'ex fidanzata Laura, progetta di far innamorare di sé il suo nuovo compagno, Pablo. Ma lo scherzo gli sfugge di mano.
CONSIGLIATO NÌ
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Bruno ha lasciato la ragazza ma, ora che la rivorrebbe indietro, lei non ha alcuna intenzione di separarsi dal nuovo compagno, Pablo. Un po' per scherzo e un po' per vendetta Bruno decide allora di entrare nelle grazie del rivale, all'insaputa di lei, e si spinge fino a farlo innamorare di sé, senza considerare che il sentimento con cui gioca è imprevedibile per definizione.
L'argentino Marco Berger mette in scena con Plan B una commedia tanto spassosa, intelligente e irriverente nella prima parte quanto tediosa e vuota nella seconda.
L'esordio, con il concepimento dello stratagemma e il balletto dei tre personaggi negli spazi ristretti e confessionali di una camera da letto e di un terrazzino -con una parentesi in palestra per settare non senza ironia il luogo (anche in senso fisico) comune- ha i tratti di una moderna storia d'amore, raccontata con i toni della straniante verità del quotidiano e i ritmi dello scherzo che si complica fino a sfuggire quasi di mano. Ed è qui che il regista lavora al meglio sui caratteri dei personaggi, tenendo parallelamente le briglie via via sempre più ingarbugliate della loro volontà, che tira in un senso, e del sentimento, che reclama un'insolita libertà di movimento. C'è spazio anche per inquadrature azzardate, quasi goffe, forme che cercano la loro etichetta senza che chi le riempie abbia ancora fatto i conti con la propria identità.
Peccato che Berger smarrisca presto la strada, si ritrovi di colpo senza più parole e senza idee, si sieda a guardare nel vuoto, credendo forse di corrispondere meglio al mood dei suoi burattini, mentre si trasformano dolorosamente in esseri di carne e ossa, me arrivando piuttosto a far loro torto, privando di fatto i due ottimi interpreti, Manuel Vignau e Lucas Ferraro, di un copione.
Là dove il film avrebbe goduto e necessitato di uno scarto dal "piano" iniziale fattosi ormai giogo, il regista lo abbandona a se stesso, nella speranza che basti la sorpresa (annunciata) del finale a risollevarlo dalla catalessi, e finendo per agire come il principale e più spietato castigatore della libertà di vivere e di amare espressa dai suoi personaggi.
Bruno, dichiaratamente pazzo da una delle prime scene, ha lasciato la ragazza ma la rivuole. Il piano A è aspettare che lei ritorni; fallito questo, il ragazzo passa al piano B: far innamorare il nuovo ragazzo di lei, Pablo, di Bruno stesso per costringerlo a lasciarla e farla tornare con lui. Alla Festa del Cinema di Roma c'è stato un filo rosso di omosessualità a collegare molte pellicole e così [...] Vai alla recensione »