Great Directors

Un'indagine sul 'fare cinema', raccontata attraverso le parole di dieci grandi registi del cinema contemporaneo: David Lynch, Bernardo Bertolucci, Liliana Cavani, Stephen Frears, Ken Loach, Agnès Varda, Todd Haynes, Catherine Breillat, Richard Linklater e John Sayles. Personalità controcorrenti che Angela Ismailos, regista di origine greca che lavora in America, ha deciso di intervistare per osservare e tentare di capire il duro lavoro del cineasta. Il lungo percorso di realizzazione di un film, dall'idea iniziale alla distribuzione in sala, viene sviscerato e, a momenti, messo sotto accusa, da quei registi che hanno dovuto lottare contro le dinamiche asettiche delle case di produzione o il peso della censura politica.
Per parlare dei senzatetto dei sobborghi londinesi, Loach ha trovato la barriera di Margaret Thatcher, così come il collega inglese Frears ha faticato per raggiungere la notorietà, ottenuta poi con il successo clamoroso de Le relazioni pericolose, realizzato in America grazie a una produzione high budget. Dal governo inglese che vuole mettere a tacere chi mostra al grande pubblico le responsabilità politiche di ciò che non funziona nella periferia londinese, alla piccola casa della cosiddetta 'nonna' della Nouvelle Vague, la regista Varda, circondata da gatti, piante rigogliose e vecchi muri con infiltrazioni da rimettere a posto. Anche lei pone l'accento sulle difficoltà iniziali e prosegue con il racconto sofferto di come, a volte, compaia la depressione, e di così come sparisca nel momento in cui si ha una piccola idea creativa e il film comincia a prendere forma. E se la Varda compare come un piccolo e speranzoso folletto punk dai capelli bianchi e viola, l'altra francese del documentario, la Breillat, è molto più pessimista, racconta il suo percorso personale attraverso aneddoti cupi ed episodi paradossali (il suo primo libro venne vietato ai minori di diciotto anni, quando la stessa Breillat era diciasettenne), mettendo in luce tutta la sua caparbietà ad indagare nel lato oscuro dell'animo umano, senza paure o timori infondati. Haynes offre la sua esperienza di regista cresciuto attraverso il mito del tedesco Fassbinder, amato e studiato nei dettagli, dentro e fuori la cultura gay degli anni Novanta (ai tempi di Poison, si cominciava a discutere sul problema AIDS).Ultimo tango a Parigi è stato sequestrato e liberato solo negli anni Ottanta, Lynch ringrazia Mel Brooks, senza il quale non avrebbe potuto realizzare i suoi primi film, e così gli altri svelano i segreti della loro infanzia 'cinematografica'. Il risultato è un omaggio alle gioie del cinema e un'inchiesta sentita sui valori comuni di questo gruppo di registi, di svariata provenienza, ma accomunati dallo stesso sguardo sul mondo. Tutti alla ricerca di una piccola verità da scoprire e raccontare agli altri. 