Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Maurizio Zaccaro |
Attori | Giulia Lazzarini . |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,09 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 agosto 2009
Il film racconta la storia del Piccolo Teatro di Milano, ma anche il dualismo tra lo spettacolo e la realtà, la vita e il suo doppio.
CONSIGLIATO SÌ
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Sullo schermo scorrono immagini, interviste, scene di teatro che hanno fatto la storia della cultura in Italia. I protagonisti di quel rilancio dalle macerie della seconda guerra mondiale furono Giorgio Strehler e Paolo Grassi. Sempre fianco a fianco anche quando litigavano furiosamente lanciandosi contro oggetti contundenti. Ma il documentario di Maurizio Zaccaro non è solo celebrativo (anche se non può a tratti sfuggire all'elegia). Perché la ricerca si fa via via più profonda proprio perché necessitata dal bisogno di conservare una memoria. Proprio mentre si procede a una ristrutturazione dell'edificio che fu sede storica e che viene fatto visitare a un Leo Gullotta attento a cogliere ogni elemento di un percorso complesso ma fondamentale per la storia del teatro. Non quella polverosa degli studiosi d'antan ma quella sporcata dalla polvere delle assi dei palcoscenici. Melato, Branciaroli, Soleri, Graziosi, Jonasson, Lazzarini, Branciaroli, Fo raccontano, ricordano, conversano parlando del passato ma non dimenticando il presente. A loro si aggiungono le voci nuove o, comunque, non 'storiche': Servillo, Rossi, Battiston. Non dimenticandone una, a cui il documentario è dedicato: quella di Tullio Kezich amichevolmente sollecitato da Maurizio Porro al ricordo. Il montaggio mai retorico di Babak Karimi favorisce una visione che va oltre l'omaggio d'occasione per trasformarsi in documento importante. Importante anche perché segna un riconoscimento che inverte quella che è sembrata essere una tendenza della 66^ Mostra di Venezia.: la destra economica che ha ormai così soggiogato la cultura di sinistra da divenirne produttore cinematografico. Qui invece vedere Luca Barbareschi tra i produttori offre un'immagine diversa e positiva. L'attore Barbareschi non dimentica la propria appartenenza politica ma la sua cultura teatrale è così avanzata da consentirgli di promuovere la memoria di un patrimonio che non è di destra o di sinistra ma di tutti. Con buona pace di chi vede 'ismi' dietro ogni ombra.