Titolo originale | Jimini Glick in Lalawood |
Anno | 2008 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA, Canada |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Vadim Jean |
Attori | Linda Cardellini, Larry Joe Campbell, Mo Collins, Corey Pearson, John Michael Higgins Janeane Garofalo, Elizabeth Perkins, Jan Hooks, Martin Short, Rob Lowe (II), Kiefer Sutherland, Landon Hansen, Gary Anthony Williams, Aries Spears, Carlos Jacott, DeRay Davis, Kevin Kline, Whoopi Goldberg, Kurt Russell, Steve Martin, Robert Trebor. |
MYmonetro | 2,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 8 settembre 2009
CONSIGLIATO NÌ
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Jiminy Glick è il critico cinematografico di una piccola televisione locale. Viene inviato al Festival di Toronto e si porta dietro l'ingombrante moglie Dixie e due gemelli decisamente oversize dai nomi di Matthew e Modine. La famiglia si ritroverà in un albergo di bassa categoria ma Jiminy avrà il suo momento di successo quando, dopo essersi addormentato alla prima di un film che porta sullo schermo il giovane Gandhi nei panni di un lottatore professionista, scriverà l'unica recensione positiva. Il protagonista Ben DiCarlo, che da cinque anni non concede interviste, decide di farsi intervistare da lui. A questo punto il corpulento giornalista verrà corteggiato da tutte le star che desiderano apparire nel suo programma. Nel frattempo un David Lynch tabagista sembra coinvolgerlo in una misteriosa vicenda con omicidio incorporato.
Martin Short è un attore comico di spessore (basti pensare a I tre amigos o a In fuga per tre al fianco di Nick Nolte) che tenta di sfruttare cinematograficamente il successo televisivo di una caratterizzazione decisamente sopra le righe. Il sovradimensionato (per intendersi pensate al trucco di John Travolta in Hairspray) sedicente critico, ignorante e al contempo cinicamente crudele Jiminy Glick al cinema non funziona. Al film manca un baricentro, squilibrato com'è tra la demenza del protagonista (con un Martin Short che sul red carpet di Toronto mette in imbarazzo più di uno dei colleghi che non lo riconoscono e non capiscono che si tratta di finzione) e una surreale trama di mistero e morte condotta da una copia conforme (qui short è perfetto nella mimesi) di Lynch. Restano alcuni sprazzi di comicità surreale come le interviste all'amico Steve Martin (che teorizza su come risollevare testicoli ammosciati) e Kurt Russell che da bambino recitò con Elvis Presley e poi si è trovato a interpretarne il ruolo in un film. Non basta.
Come Zappoli dice nella sua recenzione, il film non ha "realmente" un baricentro, si muove su un mare di idiozia e demenzialità, che sono sicuro non fosse l'obbiettivo di Martin Short quando scrisse la sceneggiatura con Paul Flaherty e Michael Short. Per di più è girato come se fosse un programma televisivo(il che è comunque un idea originale), montaggio piuttosto mediocre, fotografia iperluminosa [...] Vai alla recensione »