C'è un sentiero nel cielo

La giovane e bella spagnola Manuela, rimasta orfana, viene mandata dal ricco e burbero nonno in Italia, per diplomarsi in pianoforte al conservatorio. A Roma, la ragazza si innamora di Sandro, giovane e promettente tenore. Subito dopo il diploma, il nonno ordina a Manuela di tornare a casa, a Madrid. I due innamorati sono, così, costretti a separarsi, ma Sandro le promette di raggiungerla presto in Spagna. Intenzionato a intraprendere la carriera di cantante lirico, ma soprattutto a coronare il suo sogno d'amore, il giovane tiene fede al patto. Ma i due fidanzatini dovranno superare una serie infinita di ostacoli: la zia di Manuela la vorrebbe sposa di suo figlio, lo scapestrato Emilio, e l'ombra della povertà e del fallimento funesta i sogni di Sandro e Manuela.
Ennesimo esempio di "musicarello" - filone cinematografico in voga negli anni '50 e '60 in Italia, teso a promuovere un cantante di fama e il lancio del suo nuovo album - C'è un sentiero nel cielo non aggiunge niente a un genere in cui sia il regista Marino Girolami, sia la star della canzone popolare e melodica italiana, Claudio Villa, si erano già cimentati in precedenza. In perfetto stile musicarello, questo film si regge su una trama esile e prevedibile: la classica storia d'amore osteggiata dalla contrarietà familiare e tormentata dalle difficoltà economiche e di realizzazione personale.
Lieve melò dai toni che si mantengono volutamente leggeri, anche quando l'intreccio sfiora punte di drammaticità, C'è un sentiero nel cielo è confezionato per intrattenere un pubblico di fine anni '50 che, alla raffinata estetica felliniana, preferisce il disimpegno di una storia che guarda all'Italia da un estero considerato esotico. La Spagna della corrida e dei ballerini di flamenco è rappresentata come una terra poco accogliente nei confronti di quegli immigrati italiani che faticano a fare fortuna e ripensano al loro paese con la nostalgia di una struggente melodia napoletana. Ma, pur nell'atmosfera malinconica di certe sequenze musicali, il tiro è sempre aggiustato dai buoni sentimenti, pronti a fare capolino in ogni dialogo.
D'altronde, al regista non interessa schivare il pericolo del buonismo, costantemente in agguato: tutte le sue attenzioni sono concentrate sulla valorizzazione delle interpretazioni del suo divo, Claudio Villa, nei panni del giovane cantante dalle oneste intenzioni e dalle alte ambizioni. Allora, è evidente che la storia d'amore fa da contorno alle esibizioni di Villa e non viceversa, così come i gustosi siparietti animati dal comico napoletano Dante Maggio, che interpreta un cameriere partenopeo col vizio della musica, delle casseforti e di San Gennaro. 