Il volto

Film 1958 | Drammatico 101 min.

Titolo originaleAnsiktet
Anno1958
GenereDrammatico
ProduzioneSvezia
Durata101 minuti
Regia diIngmar Bergman
AttoriBibi Andersson, Max von Sydow, Ingrid Thulin, Gunnar Björnstrand, Bengt Ekerot Naima Wifstrand, Erland Josephson, Åke Fridell, Gertrud Fridh, Lars Ekborg, Toivo Pawlo, Sif Ruud, Oscar Ljung, Ulla Sjöblom, Axel Düberg, Birgitta Pettersson, Leif Furhammar, Arne Martensson, Frithiof Bjärne, Tor Borong, Harry Schein.
TagDa vedere 1958
MYmonetro 3,75 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Ingmar Bergman. Un film Da vedere 1958 con Bibi Andersson, Max von Sydow, Ingrid Thulin, Gunnar Björnstrand, Bengt Ekerot. Cast completo Titolo originale: Ansiktet. Genere Drammatico - Svezia, 1958, durata 101 minuti. - MYmonetro 3,75 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento domenica 13 aprile 2014

Dopo essere stato arrestato e deriso in una piccola città della Svezia, un illusionista si finge morto e si prende più di una rivincita. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,

Consigliato assolutamente sì!
3,75/5
MYMOVIES 3,83
CRITICA
PUBBLICO 3,67
CONSIGLIATO SÌ
Una riflessione sulla figura del doppio in cui gli interrogativi restano bergmanianamente senza risposta.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

L'illusionista Vogler viene fermato con i suoi compagni di viaggio a un posto di dogana. Il capo della polizia li fa condurre in un palazzo dove trova il console Egerman e la moglie appassionati di magia e il dottor Vergérus che invece si dichiara come un incrollabile positivista e scientista. Dato che Vogler (che sembra essere muto) non risponde alle sue contestazioni Vergérus lo sfida a provare su di lui i suoi presunti poteri magici. Il capo della polizia però fa di più: autorizza uno spettacolo però solo se ne sarà stata fornita un'anteprima ai presenti. Ora è il console a sfidare Vergérus: se Vogler riuscirà a mostrare la presenza di forze di cui non si può dare spiegazione, il dottore dovrà ammettere l'esistenza di Dio.

In uno dei suoi film più complessi e di difficile decodificazione Bergman si permette di mettersi in gioco personalmente più di quanto non abbia già fatto in precedenza.

Se è lui stesso a dichiarare "Non ero in buoni rapporti con alcuni critici, avevo avuto delle difficoltà con il mio produttore, con il mio teatro e, inoltre, la mia situazione economica non era precisamente delle migliori. Avevo trovato divertente, come in una specie di gioco simbolico con me stesso, mettere in ridicolo questa situazione tanto complicata" va detto che il gioco è andato molto oltre. Perché in Vogler e Vergérus troviamo tratti della sua personalità di cui conosce le contraddizioni.

Il Bergman/Vergérus vorrebbe farsi forza della corazza di una razionalità inattaccabile ma al contempo il Bergman/Vogler desidererebbe invece poter ammettere e forse provare che il sovrannaturale esiste e di conseguenza poter scommettere sull'esistenza di Dio. Tutto ciò in un film che sa essere tenebroso e brillante al contempo e in cui si inseriscono elementi la cui interpretazione viene affidata, ancora una volta come in precedenza in molti dei finali, allo spettatore.

Un esempio per tutti: l'attore ubriaco e morente trovato dalla compagnia nel bosco quale significato assume nell'economia complessiva del racconto? Peraltro il film si sviluppa su una base storicamente documentata facendo riferimento all'opera di Franz Mesmer e alle sue teorie sull'illusionismo innervate da supposte influenze cosmiche.

Ma non è solo il tema principale ad affascinare il regista. Perché Il volto si presenta anche come una riflessione sulla figura del doppio che viene impersonato dal Vogler muto/loquace ma ancor più da Manda femmina/maschio e anche se il finale è apparentemente lieto gli interrogativi restano bergmanianamente senza risposta.

Un illusionista dotato di straordinari poteri viene arrestato con la moglie alle porte di una piccola città della Svezia ed è costretto a esibirsi davanti alle autorità locali. Stanco di essere deriso, si finge poi morto. Un medico, che era stato fra i suoi accusatori, vuole eseguire l'autopsia sul cadavere. I compagni dell'illusionista gliela fanno fare, però, sul corpo di un vecchio alcolizzato che avevano raccolto moribondo in un bosco. Senza più dubbi sul decesso, il dottore rischia quindi la pazzia quando il "mago" gli si presenta, fingendosi un fantasma. E non è l'unica rivincita del falso morto. Le autorità che l'avevano preso prigioniero dovranno lasciarlo libero, con tutta la sua compagnia, quando apprenderanno che il gruppo è stato invitato ad esibirsi a corte. Ricco di allegorie e metafore, il film resta per alcuni versi oscuro.

Recensione di Stefano Lo Verme

Svezia, 1845. L'illusionista Albert Vogler e la sua compagnia, un bizzarro gruppo di cinque persone, giungono al palazzo del console Egerman e di sua moglie Ottilia; ma nel palazzo si trova anche il dottor Vergerus, un medico positivista che ostenta uno scettico disprezzo per la magia. Così, Egerman e il dottore decidono di fare una scommessa e di mettere alla prova le capacità occulte di Vogler.
Girato nel 1958 e presentato al Festival di Venezia dell'anno successivo, dove ha ricevuto il Gran Premio della Giuria, Il volto è una delle pellicole più singolari di Ingmar Bergman, che qui dà vita ad una particolare mistura di diversi generi quali dramma e commedia, grottesco e sentimentale, addirittura con delle sfumature da thriller gotico nell'ultima parte. Ambientato in Svezia verso la metà del XIX secolo, il film alterna un tono gaio ed ironico ad atmosfere più cupe e quasi espressioniste, per poi concludersi con un lieto fine in cui i protagonisti, una stravagante compagnia capitanata dal misterioso mago muto Albert Vogler (Max von Sydow) e dalla moglie Manda (Ingrid Thulin), vengono invitati al palazzo reale per mettere in scena uno spettacolo per il sovrano.
Tema centrale della pellicola è il contrasto insanabile tra scienza e magia, tra ragione e soprannaturale: due concezioni del mondo incarnate rispettivamente dal console Egerman (Erland Josephson), appassionato di giochi di prestigio, e dal dottor Vergerus (Gunnar Björnstrand), ministro della salute, che ripone una fede assoluta nello scientismo e per questo schernisce tutto ciò che appartiene ad una dimensione trascendentale, come la magia o la religione. L'arrivo alla dimora di Egerman della compagnia guidata da Vogler darà modo ai due uomini di aprire una scommessa, sfidando il celebre illusionista a dimostrare l'esistenza di forze soprannaturali. Avrà così inizio una serrata gara d'intelligenza fra il mago e il medico; e se, in un primo momento, lo scetticismo di Vergerus metterà alla berlina i piccoli trucchi di Vogler e dei suoi compagni, nel secondo tempo la partita prenderà una piega inaspettata, permettendo all'illusionista di architettare una sopraffina rivincita ai danni del rivale.
Pur non raggiungendo i livelli di poesia dei capolavori del regista, Il volto resta innegabilmente un'opera ricca di fascino e di suggestione, nella quale i numerosi elementi simbolisti tipici del cinema di Bergman si intrecciano con una profonda ambiguità che sembra percorrere l'intera narrazione. Ciascun membro della compagnia, infatti, è fautore di maschere e inganni, in un sottile gioco di specchi in cui la verità è sempre nascosta dietro l'apparenza. Un assioma più che evidente nei due personaggi principali: Manda, che in apertura del film compare travestita in abiti maschili, e Vogler, che assume di proposito le fattezze di un altro uomo per poi rivelare soltanto nel finale il suo vero volto; quel volto che, come suggerisce il titolo, rappresenta la chiave interpretativa del film stesso. Memorabile la scena notturna all'interno del laboratorio dell'autopsia, in cui il dottor Vergerus viene terrorizzato da una figura oscura e minacciosa, a simboleggiare la sconfitta del raziocinio di fronte alle manifestazioni di ciò che è inspiegabile alla mente umana.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 5 maggio 2013
salvo

Il volto è sicuramente il più enigmatico tra tutti quelli del maestro svedese. In esso il regista pare sospeso tra il razionalismo, l'illuminismo e il positivismo dello scienziato Vergerus e le pratiche magiche dell'ipnotico Vogler. Finendo per dipingere fedelmente quanto realmente avveniva nella vecchia Europa alla metà del secolo XIX°. Non a caso Ingmar Bergman sceglie con cura l'ambientazione: [...] Vai alla recensione »

martedì 13 agosto 2013
Luca Scialo

Metà ottocento, Svezia. La compagnia dell'illusionista Vogler viene convocata nella casa del Console Egerman, al fine di esibirsi ed essere sottoposta all'analisi empirica del dottor Vergerus e della legge impersonificata dal Prefetto. Nello scetticismo generale si scatena un duello tra Scienza da un lato ed Esoterismo dall'altro.

domenica 15 gennaio 2017
Aldo Marchioni

Bergman. Potrebbe - e dovrebbe - bastare. Onirico, senza dubbio. Leggo che è considerato "complesso". Può darsi, a me è sembrato perfino lineare. Così come nella successiva Fontana della Vergine Ingmar Bergman avrebbe costruito un clima di violenza estrema senza mostrare una goccia di sangue, qui si crea un suspence incredibile, un horror ed una tensione senza fine nella scena della "resurrezione". Come [...] Vai alla recensione »

Frasi
Ho recitato una sola preghiera in vita mia: usa di me, adoperami! Ma Dio non ha mai capito che schiavo forte e devoto io fossi diventato. E perciò son rimasto inutilizzato.
Una frase di Johan Spegel (Bengt Ekerot)
dal film Il volto
winner
premio speciale della giuria
Festival di Venezia
1959
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