Anno | 1991 |
Genere | Giallo |
Produzione | USA |
Durata | 111 minuti |
Regia di | David Mamet |
Attori | Joe Mantegna, William H. Macy, Lionel Smith, Rebecca Pidgeon, Ving Rhames, Jack Wallace Paul Butler, Colin Stinton, Natalija Nogulich, J.S. Block, Vincent Guastaferro, Lionel Mark Smith, J.J. Johnston, Adolph Mall, Marge Kolitsky. |
MYmonetro | 2,50 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 febbraio 2014
Terzo film per il regista e commediografo americano David Mamet.
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CONSIGLIATO NÌ
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Terzo film per il regista e commediografo americano David Mamet. Dopo Le cose cambiano, pallida cosa rispetto al primo dirompente La casa dei giochi, torna con questo film presentato a Cannes. L'ispettore Gold lavora a Baltimora e per la sua provenienza ebrea è schernito dai suoi colleghi. Indagando su di uno spacciatore finisce involontariamente ad occuparsi dell'assassinio di una vecchia ebrea. Questo lo porterà a un'analisi su se stesso. Migliorato come tecnica registica, ormai Mamet sembra aver perso i lampi originali del suo primo film.
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Ancora una volta Mamet mette al centro della narrazione il tema dell'inganno. In questo caso ad ingannare il protagonista (e lo spettatore) non sono gli intrighi di potere (Spartan) o abilissimi truffatori (La casa dei giochi), ma una serie di circostanze casuali che lo indurranno a vedere collegamenti che si riveleranno fatalmente inconsistenti. Ma è proprio questo meccanismo induttivo la parte più [...] Vai alla recensione »
Un film scritto e diretto da David Mamet, egli stesso di origini ebraiche, sulla apolidia come destino del popolo di Israele, incarnata sulla scena da un poliziotto, Joe Mantegna, in crisi di identità, diviso tra la lealtà al distintivo ovvero ai valori della costituzione americana, per cui ha giurato fedeltà, e l’appartenenza al suo popolo d’origine; quasi mobbizzato dai colleghi per le sue origini [...] Vai alla recensione »
Non c’è nessuna speranza: neri, ebrei, ispano e italoamericani non potranno mai convivere in pace e in reciproco rispetto. Questa, almeno, l’amatissima tesi di due registi, tanto diversi quanto ugualmente interessanti e intelligenti, come Spike Lee e David Mamet: nero il primo, ebreo il secondo (alla sua terza regia con Homicide), entrambi quasi paralizzati di fronte agli steccati di odio e incomprensione [...] Vai alla recensione »
Come già l’inquietante La casa dei giochi (1987), Homicide è un viaggio notturno, un’esplorazione della parte in ombra dell’anima. David Mamet Ca-muffa da poliziesco l’uno e l’altra, il viaggio e l’esplorazione, e tuttavia dissemina il racconto di avvertimenti e segnali. Robert Gold, detto Bob, è un ben strano poliziotto, troppo strano perché lo spettatore non sospetti qualcosa.