Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Romania, Serbia, Svizzera, Svezia, Bosnia-Herzegovina, Macedonia |
Durata | 200 minuti |
Regia di | Cristi Puiu |
Attori | Agathe Bosch, Ugo Broussot, Marina Palii, Diana Sakalauskaité, István Teglas . |
Tag | Da vedere 2020 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,06 su 10 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 6 aprile 2021
Cinque personaggi si ritrovano in una casa a discutere del mondo.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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In una grande casa padronale di campagna Nikolai, proprietario terriero, si intrattiene con alcuni ospiti su temi filosofici e morali. Si passa dall'Anticristo alla presenza della morte nel mondo, dal senso della guerra al progresso civile e morale.
Cristi Puiu affronta i "Tre dialoghi" di Vladimir Sergeevic Solovyev, un testo che attrasse l'attenzione e l'ammirazione di Dostoevskij e di Tolstoj e che ha continuato ad influenzare la cultura cristiana tanto che Giovanni Paolo II nell'enciclica "Fide et Ratio" lo cita come uno dei pensatori che hanno condotto una coraggiosa ricerca sul rapporto tra filosofia e parola di Dio.
Puiu ne rilegge l'opera compiendo una scelta radicale sul piano cinematografico ben consapevole del rischio che corre proponendo un film di così lunga durata affidato fondamentalmente alla parola e al contendere filosofico raffinato. Ha, a precederlo, il cinema di un Maestro del cinema: Eric Rohmer il quale, oltre ad aver calato nella quotidianità dei nostri tempi riflessioni altrettanto complesse nei cicli dei "Racconti morali", delle "Commedie e Proverbi " e delle "Quattro stagioni" si era confrontato con la classicità in Las marchesa von..., Perceval le gallois e La nobildonna e il duca. Puiu divide la narrazione in capitoli ognuno dei quali ha il nome di un personaggio e in cui si permette di variare le modalità di ripresa. Si passa dai piani sequenza ad inquadrature fisse in campo medio o lungo per poi conversare a tavola con campi e controcampi. Al centro ci sono personalità che finiscono con l'incarnare differenti posizioni in rapporto sia alla fede che alla politica. C'è chi detesta il fatto che i militari vengano considerati non più quelle figure gloriose che erano nel passato e chi inneggia a una pace universale o ritiene inevitabile un'unione tra i popoli d'Europa che ponga fine alle rivalità e a cui la Russia non potrà far mancare la sua presenza. Su tutto però domina il rapporto con la Parola evangelica e con le sue diverse (quando non opposte) letture.
Il conversare è nella lingua di quella cultura a cui i russi da tempo guardavano come a un faro (si veda in proposito l'Anna Karenina di Tolstoj): il francese. Quando però si debbono dare disposizioni alla servitù (che ha pochissimi spazi per esprimersi verbalmente) o comunque occuparsi di questioni non elevate, si utilizza il tedesco. Puiu però non si limita a seguire le discettazioni e le sottili polemiche teoriche ma le 'disturba' con accadimenti che, in qualche misura, le incrinano. Possono bastare una musica 'non adatta' o un evento ancor più intrusivo a insinuare il dubbio sulla 'tenuta' delle riflessioni. Quando, in campo lunghissimo, vediamo una bambina, che vorrebbe fare irruzione nella stanza in cui si sta conversando sui massimi sistemi, inseguita e portata via dalla servitù senza che questo influisca sulla conversazione avvertiamo come una sorta di invito a riconsiderare tutto quanto viene e verrà detto in una prospettiva diversa.
Durante la masterclass tenutasi al Trieste Film Festival, Cristi Puiu ha dovuto assentarsi per qualche minuto nel bel mezzo del discorso a causa di un incendio scatenatosi nel palazzo di fianco casa sua, un evento assolutamente inaspettato e incontrollabile entrato in campo durante un'occasione formale e già programmata. Per chi ha visto Malmkrog appare chiaro come questo accadimento reale sia curiosamente [...] Vai alla recensione »
È un corpo celeste il nuovo film di Cristi Puiu, Malmkrog, presentato e premiato nella sezione Incontri della Berlinale. Per via del suo porsi netto e sprezzante come film da festival risulta complesso pesarne meriti e demeriti, pregi e limiti (che sono presenti e che qualche critico coraggioso ha provato a districare) e trarre come risultante un giudizio ponderato.
Cosa ci sarà nel samovar portato via dal domestico che, proprio a causa del suo contenuto, verrà rimproverato e schiaffeggiato? Chi è Pansofius, il monaco chiamato in causa poco prima della fine, autore del manoscritto Breve racconto dell'Anticristo, un testo, a quanto detto, in grado di fornire «tutto ciò che la sacra scrittura, la tradizione della Chiesa e il senso comune possono dire di verosimile [...] Vai alla recensione »
Un film su Cinema e Memoria, lo definisce nelle sue note Cristi Puiu. Il che può apparire strano, se si considera che Malmkrog (ora visibile su Mubi) è un oggetto filmico che resta scolpito nella sua stentorea staticità, ovvero nella dimensione quasi monolitica della visione scenica e nella concezione quasi cubitale del dialogato, che sono la struttura portante della narrazione.
Cristi Puiu. Una vera e propria eccellenza del cinema esteuropeo contemporaneo. Perché, di fatto, il celebre cineasta rumeno, pur risultando a volte ostico e complesso, raramente lascia l'amaro in bocca dopo aver presentato al pubblico un suo lavoro. Questo è il caso, ad esempio, anche del presente Malmkrog, la sua ultima fatica, già presente all'interno della sezione Encounters alla 70a Berlinale [...] Vai alla recensione »
Nikolai, un ricco proprietario terriero, ospita nella sua lussuosa tenuta personalità selezionate: gli ospiti, intrattenuti in pranzi e giochi di società, dissertano di politica, religione, morale, mentre attorno a loro gravita una silente servitù. Adattamento di un testo del filosofo Vladimir Solovyov, diviso in capitoli - focalizzati su ciascuno dei convitati -, il film è spaccato a metà: l'irruzione [...] Vai alla recensione »
Luc è a Parigi per sostenere l'esame d'ingresso alla scuola di ebanisteria Boulle. Conosce Djemila a una fermata dell'autobus. La loro storia d'amore dura lo spazio dei due giorni che Luc passa a Parigi: tornato in provincia, dove vive con il padre che fabbrica casse da morto, ritrova l'amore del liceo Geneviève, e instaura una relazione con lei nell'arco di qualche mese.
In principio era il Verbo. E in Malmkrog si parla tanto, troppo. Si discute di religione, di guerra, di politica ed è tutto un raffinato argomentare di posizioni filosofiche, teoretiche, morali ed estetiche, tra paradossi logici che scivolano nell'arguzia verbale e oscillano tra la dimostrazione della Verità e il relativismo più assoluto, incurabile.
In una lussuosa dimora della Transilvania, chiamato Malmkrog (oggi Mlâncrav) alcuni aristocratici discutono su moralità, coscienza, religione, Anticristo, progresso, morte e resurrezione. Un kammerspiel filosofico che il rumeno Cristi Puiu dilata per quasi tre ore e mezzo, in un verboso e ininterrotto flusso di temi esistenziali, politici e sociali, dividendo il film in vari capitoli, ognuno dei quali [...] Vai alla recensione »